Cultura

Sirene molto conturbanti

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Children's Book Fair La illustratrice portoghese Catarina Sobral, cui Bologna dedica una mostra personale, racconta come nascono i suoi picturebook

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 28 marzo 2015

Amo i picturebook. Il loro particolare modo di comunicare, attraverso il nesso tra immagini e parole, la forma, la composizione, la dimensione e il peso, rende performativa l’esperienza della lettura. Ogni volta che inizio un nuovo libro, cerco di esplorare questo suo potenziale; ogni volta, però, qualcosa mi sfugge. Per usare le parole di Beckett, «fallisco meglio» nel mio proposito.

Nel mio primo libro ho fissato la barra troppo in alto: gli editori sono soliti affermare che «le illustrazioni sono difficili», «il testo non può essere tradotto». Sono d’accordo: è qualcosa di molto empirico. Ho fatto il libro senza pensare ai lettori: l’ho disegnato, egoisticamente, per me. È la storia del giorno in cui i punti sono entrati in sciopero. In portoghese la parola punto assume molti più significati rispetto alla lingua inglese. Inutile dire, quindi, che la vita diventa puntualmente caotica. Punti di incontro, punti di vista, punti cardinali… spariscono tutti (perfino quello che si trova sempre in una sorta di limbo: il punto di fuga).

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In Greve (Sciopero), le illustrazioni guardano alle avanguardie (costruttivismo, suprematismo) e all’arte grafica dell’inizio del XX secolo.
Anche il mio secondo libro è una sorta di gioco con le parole. Racconta la storia di un ricercatore che, un giorno, si è imbattuto in una nuova parola: Cimpa. Dato che nessuno era in grado di dire a quale categoria grammaticale appartenesse, tutti cominciarono a utilizzare tale parola come verbo. Si cimpava, si finiva cimpando e si voleva cimpare per sempre, fino a quando un linguista fa la sua comparsa dentro la storia. Allora cimpa diventa un nome, una preposizione, un’interiezione e ciascuno usa cimpa come più gli aggrada. Un bel giorno, però, il ricercatore scopre che cimpa è una sorta di oggetto che collega i personaggi tra di loro durante la narrazione, cosicché la sequenza delle illustrazioni assomiglia a un viaggio attraverso la città.

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Mio nonno, invece, è la storia di due personaggi che fanno esperienza del tempo in modo diverso. Il nonno del narratore ha venduto orologi nel proprio negozio.

Ora ha molto tempo libero. Il suo vicino non vende orologi (anche se con un occhio guarda sempre che ore sono) e non perde mai un minuto… Tutte le attività giornaliere descritte funzionano in parallelo e, al contempo, in contrapposizione, con il nonno sulla pagina di destra e il suo vicino sulla pagina di sinistra.

Vazio (Vuoto) è il mio quarto lavoro; racconta di un omino vuoto che vaga per la città e raccoglie cose per riempire il proprio vuoto. È un libro senza parole, in cui ho utilizzato ogni tipo di materiale per disegnare gli spazi, gli oggetti, gli altri personaggi, qualsiasi altra cosa salvo lui: una silhouette bianca, un vuoto nella pagina. La Sirena y los Gigantes Enamorados (La Sirena e i Giganti innamorati) è il mio ultimo albo, il più colorato ed espressivo. È una reinterpretazione della leggenda di Praia da Rocha (spiaggia della scogliera), che si trova nell’Algarve ed è famosa per le sue enormi formazioni rocciose. La leggenda cerca di spiegare le origini di tali scogliere, rappresentando la montagna e il mare come due giganti infatuati di una sirena e in lotta per lei. L’ho realizzato dopo avere vinto il Premio Internazionale d’Illustrazione: sentivo di non poter deludere la giuria, l’editore, il pubblico, non potevo fallire… Detto questo, ho fallito ancora: devo fare un altro libro.

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