Visioni

Siouxie, quel canto rabbioso che tiene sempre in ostaggio la luce

Siouxie, quel canto rabbioso  che tiene sempre in ostaggio la luce

Note sparse La cantante inglese di scena al teatro Arcimboldi di Milano il 7 maggio

Pubblicato più di un anno faEdizione del 3 maggio 2023

Steven Severin e Siouxsie Sioux fanno parte della ristretta élite punk londinese. Basandosi sulla magnetica semideclamazione di lei, formano Siouxsie And The Banshees. Ma il loro esordio, The Scream (1978), si discosta nettamente dal punk rock per inaugurare un vero e proprio nuovo genere musicale . Risaltano l’opaca sensibilità allucinatoria, l’implacabile incedere dalle increspature gotiche, con chitarre che disegnano un mondo di non-eventi. Il canto pare un singulto meccanico, con liriche di inadeguatezza, estraneità. Quello evocato dalla voce di Siouxsie sembra un corpo robotico manovrato da sensazioni infime, con un senso infinito di reiezione. Dopo l’interlocutorio Join Hands, che offre comunque la più gelida e sordida prova dell’ensemble, e un parziale cambio di formazione, vede la luce Kaleidoscope (’80). È lo stato dell’arte della new wave, dove la voce della cantante è più melodica e i dettagli sonori accurati e minimali; una sensazione crepuscolare ne pervade la perfetta geometria.
Juju abbraccia invece una rigorosa psichedelia cromatica; selvaggia, traboccante, pur con momenti estremamente sognanti, e una ritualità, a tratti quasi catatonica, che lo vota all’esplorazione dell’oscuro.

Il canto pare un singulto meccanico, con liriche di inadeguatezza, estraneità. Quello evocato dalla voce di Siouxsie sembra un corpo robotico manovrato da sensazioni infime, con un senso infinito di reiezione.

LE CHITARRE luminose del successivo A Kiss In The Dreamhouse (’82), un capolavoro di eccellenza compositiva, introducono la fase pop della band, che passa per la sfrenatezza di Hyaena (’84), con Robert Smith alla chitarra: un disco capriccioso, capace di inglobare le ispirazioni più diverse, dalla raffinatezza ritmica di Take Me Back all’epos di Swimming Horses; al contrario del seguente e più uniforme Tinderbox, manifesto di pop ipnotico. Le liriche, dall’afonia nevrotica dei primi testi, si sono fatte più colme, suggestive, a momenti sentimentali. Peepshow (’88), terz’ultima prova prima dello scioglimento del gruppo, è anche l’ultima degna di nota, con la sua perfezione pop e il suo lirismo trasognato, sorretto da maestose ballate oniriche.

INSIEME a Budgie, batterista dei Banshees, Siouxsie ha fondato i Creatures, un duo percussivo dalla vocalità dura e un po’ alla Nico, che incorpora stili tropicali ed etnici in generale. Nato nel 1981, dura, fin oltre gli anni 2000. L’unico album solista della cantante, Mantaray (’07), si rivela invece trascurabile.Ora, dopo svariati anni, Siouxsie si imbarca (senza i Banshees, ma con una nuova band) in un tour europeo che toccherà il 7 maggio Milano al teatro Arcimboldi.

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