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Sinner sconfitto da Alcaraz, il sogno è di Jasmine Paolini

Sinner sconfitto da Alcaraz, il sogno è di Jasmine PaoliniSinner e Alcaraz in semifinale al Roland-Garros – Foto Getty

Tennis L’altoatesino fuori dal Roland-Garros, italiane in finale anche nel doppio. L’incertezza protagonista del match di ieri, uno scontro destinato a ripetersi spesso

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 8 giugno 2024

Era la partita più attesa. Quella che in molti definivano la finale anticipata del Roland-Garros 2024, soprattutto quando è stato chiaro che dall’altra parte del tabellone, Novak Djokovic non avrebbe potuto difendere il titolo conquistato dodici mesi fa. Non che Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, i protagonisti della sfida, si fossero presentati all’appuntamento senza qualche incertezza. L’italiano aveva dato forfait agli Internazionali di Roma, dopo il ritiro a Madrid, per un problema all’anca. Lo spagnolo aveva saltato quasi tutta la stagione sulla terra rossa per un forte dolore al braccio destro. Ad ogni modo, un tabellone con difficoltà moderate e progressive aveva chiarito che, a parte i medici, nessun altro avrebbe impedito lo svolgimento di questa semifinale. E dopo cinque set e poco più di quattro ore, a prevalere con merito è stato Alcaraz, con Sinner che «celebra» la sua prima partita da numero uno del mondo virtuale (ufficialmente lo sarà da lunedì) con una sconfitta meno dolorosa di altre. La terra rossa non è la superficie prediletta e le tre settimane di inattività si sono fatte sentire.

LA PARTENZA non è stata di quelle da trasmettere ai posteri. Troppo incline agli errori Alcaraz, perfetto nei colpi Sinner che si aggiudicava i primi quattro giochi e chiudeva 6-2. Nel secondo parziale il tennista di San Candido si portava avanti 2-0. Pareva ripetersi la stessa storia, ma Alcaraz colmava prontamente il divario e, a sua volta, punto dopo punto pareggiava i conti con un netto 6-3. Un drastico calo di energie e di rendimento al servizio di Sinner, unito a una maggiore capacità di Alcaraz di gestire gli scambi e dettarne il ritmo, spostavano i favori del pronostico decisamente dalla parte dello spagnolo.
Il terzo set procedeva in modo opposto. Alcaraz partiva lanciato, con Sinner che lamentava indolenzimenti vari. Mentre ci si avviava a una probabile sconfitta, però, era proprio l’italiano a rimettersi in gioco e a ottenere un 6-3 alquanto inaspettato.

Senza scosse, il quarto parziale procedeva sino al 5-4 per Alcaraz. Sul 30-15 e servizio, Sinner sbagliava uno smash abbastanza semplice, dopo aver rincorso una palla corta che gli aveva tolto il fiato. In meno di un attimo, altri due punti dello spagnolo e il quinto set diventava realtà.
Un lungolinea di dritto e uno di rovescio erano fatali per l’altoatesino che perdeva immediatamente il servizio. Nonostante i tentativi ripetuti di recuperare il break, quel momento di inizio set si rivelava fatale. Un 6-3 combattuto consegnava la finale ad Alcaraz che domenica, nel caso battesse uno tra Alexander Zverev e Casper Ruud, diventerebbe numero due del mondo, scavalcando Djokovic, e sarebbe il giocatore più giovane a vincere tre Slam in altrettante diverse superfici.

I VENTUNO ANNI di Alcaraz e i quasi ventitré di Sinner rappresentano una chiara indicazione. La loro è una rivalità sportiva destinata a durare parecchio. Solo in un’occasione l’italiano e lo spagnolo si sono affrontati nell’atto conclusivo di un torneo. Non sarà più così. Con Djokovic fermo per l’operazione al ginocchio e destinato a perdere i tanti punti conquistati l’anno scorso sull’erba londinese, e gli altri avversari, forse pericolosi in una singola giornata, ma incapaci di primeggiare nelle quattro stagioni su ogni superficie, i prossimi capitoli della saga italo-spagnola si terranno con in palio un titolo.

Oggi (e domani, visto che è in finale anche nel doppio con la rediviva Sara Errani) è il giorno di Jasmine Paolini. A ventotto anni la tennista di Castelnuovo di Garfagnana racconta, con la sua parabola sportiva, una storia diversa da quella di Sinner e Alcaraz. Il talento e la consapevolezza dei propri mezzi possono arrivare gradualmente, con la perseveranza, l’allenamento, la guida tecnica di un allenatore come Renzo Furlan che già nel 2010 aveva aiutato Francesca Schiavone a conquistare il Roland-Garros. Se da un lato i suoi successi possono sorprendere perché non è semplice fronteggiare avversarie molto più alte e potenti e, in un certo senso, predestinate a occupare una posizione d’élite in classifica, dall’altro il modo di stare in campo, l’abilità nel saper far viaggiare la pallina a discrete velocità e, al contempo, la pazienza nello scambiare senza sentirsi costretta a forzare per non subire, hanno trasformato Paolini da una buona giocatrice che lotta per essere numero trenta al mondo a campionessa che punta alle prime otto posizioni e, dunque, a partecipare alle WTA Finals di fine anno. Inutile nascondere che l’incontro con Iga Swiatek sia difficile se non impossibile. La tennista polacca a Parigi dà l’impressione di praticare un altro sport. Sognare non è proibito, in un’edizione del Roland-Garros che per italiane e italiani (Simone Bolelli e Andrea Vavassori giocheranno la finale del doppio uomini) si è rivelato ricco di soddisfazioni.

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