Politica

Sinistra sotto l’effetto Renzi

Sinistra sotto l’effetto RenziNichi Vendola, leader di Sel e presidente della Regione puglia

<MC>Vendola manda segnali al neosegretario. Ma in Sel c’è chi frena: ci pensiamo nel 2015. In casa Sel contraccolpi del congresso dem. Alleanze lontane, anche in Europa: «Da maggio tutti nel Pse? Per noi difficile stare con i socialisti pro Merkel» «Non avremo difficoltà a dialogare con Renzi, vedo un tratto di spigliatezza, di modernità, in un organismo giovane e non pletorico». Ieri Nichi Vendola ha inviato l’ennesimo segnale di fumo […]

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 17 dicembre 2013

«Non avremo difficoltà a dialogare con Renzi, vedo un tratto di spigliatezza, di modernità, in un organismo giovane e non pletorico». Ieri Nichi Vendola ha inviato l’ennesimo segnale di fumo in direzione del neosegretario del Pd. I cronisti distratti segnalano la novità di accenti del tipo: «Va dato atto con franchezza a Matteo che ci aiuta a scrollarci di dosso la polvere del passato». Ma non è così: da mesi, dalla fine dell’estate e precisamente dalla festa nazionale del Pd, Vendola ha ’sdoganato’ fra i suoi l’alleanza con quello che già allora appariva l’ineluttabile nuovo Pd ’a vocazione Matteo’.

La novità semmai è che in Sel l’effetto Renzi smuove le acque stagnanti del congresso di gennaio, fin qui semiclandestino nonostante la cronaca riporti persino una denuncia di doping tessere a Roma, sul modello dei fratelli maggiori dem.

A casa Sel nessuno è contrario al ’dialogo’ con Renzi. Piuttosto la preoccupazione è che il tema dell’alleanza è da mesi scomparso dai discorsi di Renzi e vi farà rientro – secondo i piani del segretario – solo nell’autunno 2014 in vista delle elezioni 2015. Storia a parte sarà quella delle amministrative di primavera, che però a Firenze non iniziano bene: i vendoliani fiorentini hanno annunciato di voler restare all’opposizione del sindaco.

Ma sulla futuribile alleanza i toni sono molto diversi. Per l’ex parlamentare Fulvia Bandoli «finché ci sarà il governo di larghe o medie intese non esiste possibilità di rimettere in campo il centrosinistra. Dunque per 15 mesi: un’eternità, e con le europee in mezzo, alle quali non possiamo certo andare con una lista con il Pd. Dire che rimettiamo in campo il centrosinistra non vuole dire quasi nulla almeno adesso. Soprattutto se vogliamo un centrosinistra che non sia a esclusiva trazione Pd dobbiamo riprendere la strada di una sinistra più forte».

In casa Sel, Bandoli è all’opposizione. Ma anche nella maggioranza le scuole di pensiero diverse, insomma le correnti, si fanno sentire. Alla direzione di ieri si sono marcate le differenze. Per esempio fra chi pensa che il Pd renziano apra autostrade per un rafforzamento a sinistra, magari a patto di non farsi scavalcare sull’innovazione dal ’rottamatore’. Come Massimiliano Smeriglio, vicepresindente del Lazio: «Lui attacca la Cgil, mezza Cgil applaude, e noi ne difendiamo il gruppo dirigente. Qualcosa non funziona, speriamo che il sindacato rafforzi l’autonomia, e però noi parliamo solo di lavoro, partiti e sindacato: sembriamo la sinistra degli anni 70». E chi invece come Peppe De Cristofaro, senatore, è scettico: «Non facciamo finta di non sapere che alcuni dei nostri sono andati a votare le primarie. La strada di un soggetto autonomo a sinistra, seconda gamba del centrosinistra, c’è: ma non è un’autostrada, è un vicolo strettissimo. Possiamo competere con Renzi sulla cultura politica, sapendo che lui strizza l’occhio al populismo di Grillo: basta pensare alle sparate sull’amnistia». Anche il rapporto con il Movimento 5 stelle infatti è un terreno scivoloso. De Cristofaro considera la cultura dei «black bloc in tastiera» avversaria e alternativa alla sinistra, né più né meno di quanto non fanno i colleghi democratici. Vendola invece si preoccupa che i parlamentari «non si chiudano nel palazzo, sarebbe un Aventino al contrario», e li sprona al ritorno nei territori.

Ma il tema di maggiore scontro interno sono le europee del 24 maggio. Sel ha chiesto da mesi di aderire al gruppo socialista europeo, ma la risposta ancora non è arrivata. L’ipotesi di liste con il Pd non è più realistica – causa larghe intese nostrane – anche se non è escluso che per quell’appuntamento, cruciale per i democratici, il neosegretario non tenti qualche operazione di ’adescamento’ politico. C’è chi propone comunque l’adesione al Pse. E chi invece frena. Come Nicola Fratoianni, deputato, braccio destro di Vendola e ala sinistra di Sel: «A me viene difficile indicare come presidente della commissione europea Martin Schulz, quello delle larghe intese fra Spd e Cdu, cioè quello che condivide le ricette rigoriste di Merkel. E non credo che sia un problema solo mio. Allora: chiediamo a Schulz impegni concreti. Ma apriamo un dialogo anche con Alexis Tsipras e costruiamo un percorso diverso». Per la cronaca però, Tsipras è il leader della greca Syriza, che la scorsa domenica i partiti della sinistra europea (il Gue), comunisti e affini, hanno indicato come loro presidente. In Italia Prc, Pdci, Alba e sinistre sparse provano a riannusarsi, dopo i disastri elettorali recenti, per eventuali liste di sostegno al fascinoso giovane leader greco. Che per questo n primavera batterà a tappeto l’Italia.

Se quella di Fratoianni non è la richiesta di un cambio di collocazione in Europa poco ci manca. Quanto a Renzi «dialogo, certo. Ma è sicuro che è stata l’ideologogia del lavoro, come dice lui, e non quella del mercato a distruggere l’Italia? E come si fa ad essere per un reddito minimo e votare la sua versione macchiettistica nella legge di stabilità? Oppure come si fa ad essere per le civil partnership e a Firenze non riuscire a fare neanche il registro delle unioni civili?».

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