Europa

Sinistra e sindacati, tutti divisi, appassionatamente

Primo maggio Cortei separati per Cgt e Cfdt, divise sul giudizio della politica governativa. La fronda socialista al parlamento minaccia il futuro di Manuel Valls. Il Front de Gauche perde un pezzo a poche settimane dalle europee

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 1 maggio 2014

Primo maggio di divisione in Francia per sindacati e sinistra (nel senso largo, dal Ps al Front de gauche). Dimenticati i cortei unitari sotto la presidenza Sarkozy, oggi i sindacati tornano a sfilare divisi: la Cgt si unisce a Force ouvrière a Parigi (anche se il leader di Fo, Jean-Claude Mailly non sarà al fianco del segretario della Cgt, Thierry Lepaon, tra la Bastiglia e Nation), la Cfdt con l’Unsa organizza una riunione simbolica alla Rotonde della Villette. A dividere i due principali sindacati, Cgt e Cfdt, è il giudizio sulla politica governativa. La Cfdt ha finora sostenuto l’accordo sulla flessibilità del lavoro e la riforma delle pensioni di Hollande, oltre ad aver considerato, in primo momento, che il Patto di responsabilità aveva degli aspetti positivi. Adesso, la Cfdt critica la svolta del rigore di Manuel Valls, anche se ritiene di aver fatto recedere il primo ministro su alcuni punti (facendo saltare il blocco delle pensioni più basse o sull’aumento dell’assegno per i più poveri) grazie alla scelta di un sindacalismo riformista. La Cgt invece si oppone frontalmente alla politica di Hollande e denuncia “l’immenso gap tra le attese dei lavoratori e le risposte politiche date” e chiede “la fine dell’austerità”.

La sinistra politica è anch’essa profondamente divisa. Il governo Valls aveva già perso dei pezzi rispetto al predecessore Ayrault: i Verdi non ne fanno più parte. Ma martedi’, al voto sul piano di rigore di 50 miliardi di tagli al welfare, il Ps si è spaccato. Il piano è stato approvato (265 voti a favore, 242 dei quali del gruppo socialista), ma 41 deputati del Ps si sono astenuti, un record. Valls ha perso la maggioranza assoluta all’Assemblea, una situazione che renderà difficile governare nel futuro. Il primo ministro ha affermato che non è ancora arrivato il momento per cambiare alleanze, ma il piano di rigore è passato anche grazie all’astensione del centro-destra. Il dissenso nel Ps è andato al di là dell’ala sinistra del partito, addizionando deputati fedeli a Martine Aubry e persino l’ex consigliere politico di Lionel Jospin. L’ala dissidente non ha nessuna intenzione di demordere. I ribelli preparano nuove offensive, per cercare di piegare il governo ad abbandonare il rigore, cambiando le regole in Europa. “Thatcher ai suoi tempi e Merkel più di recente – spiega il deputato Pouria Amirshahi – sono stati capaci di far valere le esigenze dei rispettivi parlamenti per pesare sulle grandi scelte europee”. Per Amirshahi, “potrebbe essere una grande chance per la Francia” fare altrettanto “se l’esecutivo saprà servirsi domani” della manifestazione di dissidenza avvenuta all’Assemblea martedi’. L’ala sinistra ritiene che la sconfitta elettorale delle municipali e quella che si annuncia alle europee del 25 maggio, oltre al record di opinioni sfavorevoli che colpisce Hollande, sono il risultato dell’accumulazione di errori nelle scelte, di una sinistra che si è ridotta a fare la politica della destra. “Non vogliamo far cadere il governo – dicono i dissidenti del Ps – ma chiediamo un compromesso per un ri-orientamento, è questo il ruolo di tutti i parlamenti e si chiama democrazia”.

Il Front de Gauche non ha mai fatto parte della maggioranza di Hollande. Ma l’opposizione alla politica governativa non si è tradotta in successo elettorale e di consensi. La coalizione è in difficoltà anche per le europee. La Gauche unitaire, una formazione minoritaria del Front de Gauche, è uscita dalla coalizione sbattendo la porta. La disputa riguarda la composizione delle liste per le europee, ma c’è un dissidio di fondo: “il Front de Gauche appare sempre di più come un battello impazzito che non mette assieme né una strategia coerente né un discorso che possa essere ascoltato dalla sinistra e dal popolo” spiega Christian Piquet della Gauche unitaire. I rapporti tra Jean-Luc Mélenchon del Parti de Gauche e il Pcf sono tesi da sempre (e sono esplosi con le municipali), anche a causa della personalità troppo accentratrice di Mélenchon, che riduce l’intervento politico all’imprecazione, mettendo in secondo piano le proposte alternative.

 

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