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Sinéad, l’Irlanda s’inchina

l feretro di Sinéad O’Connor per le strade di Bray foto Getty Imagesl feretro di Sinéad O’Connor per le strade di Bray – foto Getty Images

Musica Al funerale (islamico) il presidente Higgins, il primo ministro Varadkar, Bono e Bob Geldof; per le strade di Bray la processione dei fan. In ricordo di una peculiare irlandesità

Pubblicato circa un anno faEdizione del 9 agosto 2023

I Migliaia di irlandesi venuti da tutta l’isola, e tanti turisti, hanno assistito, nella mattina di ieri, al transito del feretro di Sinéad O’Connor davanti una delle sue recenti abitazioni, sul litorale di Bray, a sud di Dublino. La lenta processione, per un percorso di circa un chilometro lungo la Strand Road, ha sostato brevemente, intorno a mezzogiorno, davanti a Montebello, la casa che la cantante vendette nel 2021 e che ad oggi non è ancora abitata. All’angolo di una delle facciate sfoggiano i colori della bandiera rastafariana che l’artista vi aveva fatto dipingere.

All’altezza di Montebello, i numerosissimi fan hanno intonato uno dei suoi pezzi più noti, Nothing Compares 2 U, trasmessa contemporaneamente da tutte le più grandi radio irlandesi. Sulla vettura che ha trasportato la bara, altoparlanti hanno invece diffuso per il resto del viaggio le note reggae di Natural Mystic, di Bob Marley e gli Wailers.

QUESTO SALUTO LAICO della popolazione ha seguito la cerimonia funebre, con rito musulmano, officiata in forma privata. Tra i pochi presenti, oltre ai familiari, tra cui il fratello, lo scrittore Joseph O’Connor, i cantanti Bono e Bob Geldof, il Taoiseach (primo ministro) Leo Varadkar, e il presidente irlandese Michael D. Higgins.

Quest’ultimo ha ricordato il «profondo impatto» dell’artista sul popolo d’Irlanda, proprio come aveva fatto a ridosso della sua scomparsa, nell’abitazione londinese, il 26 luglio scorso. Allora aveva pubblicato sul sito presidenziale uno dei suoi messaggi più lunghi e articolati, in ricordo di personalità scomparse.

Amico della famiglia O’Connor, in particolare di John, il padre della cantante, in quel comunicato scrisse che l’Irlanda aveva perduto una delle sue più grandi musiciste degli ultimi decenni, ricordando tra l’altro il «coraggioso impegno nei confronti delle questioni importanti che è riuscita a portare all’attenzione di tutti».

Di lei si ricordano spesso le prese di posizione contro la pedofilia nella Chiesa cattolica e il rapporto contrastato con le religioni, fino alla conversione all’Islam nel 2018. Meno si è detto della sua peculiare irlandesità, obliata forse dallo status di rock star internazionale.

IL SUO ATTIVISMO POLITICO, negli anni l’ha portata ad abbracciare la causa anticoloniale anche in chiave irlandese. Ancora ventitreenne, nel 1989, espresse sostegno allo Sinn Féin e all’Ira, salvo ritrattarlo pubblicamente l’anno successivo dichiarandosi contro ogni violenza – benché provasse compassione e comprendesse le circostanze che portano all’uso delle armi.

Nel 1993 prese parte alle proteste contro l’attentato dell’Ira a Warrington, nel Cheshire, in cui persero la vita due bambini e i feriti furono 56, ma due anni dopo incise, assieme ai Chieftains, una delle versioni più belle della ballata maggiormente evocativa del repertorio musicale irlandese: The Foggy Dew, dedicata ai martiri dell’Insurrezione di Dublino del 1916.

QUASI VENTI ANNI DOPO, nel 2014 annunciò di voler aderire allo Sinn Féin, ma al contempo si appellò pubblicamente ai leader storici, Gerry Adams incluso, affinché facessero un passo indietro nel partito, in modo da recidere del tutto le radici con l’Ira, il suo braccio armato.

Era un periodo in cui la leadership di Sinn Féin subiva critiche da più fronti per il presunto occultamento di responsabilità in relazione ad alcuni omicidi, e anche per casi di violenze sessuali, tra cui quello che ebbe al centro il fratello di Adams, Liam. «Dovreste dimettervi proprio come ha fatto il Papa», disse, riferendosi alle dimissioni di Ratzinger.

In quell’occasione, la cantante si mostrò profetica, dichiarando che i voti allo Sinn Féin sarebbero cresciuti esponenzialmente se solo la vecchia guardia si fosse fatta da parte. All’oggi, i sondaggi danno il partito guidato al Nord e al Sud dell’isola da due donne a circa il 34% dei consensi.

DOPO LA MORTE, la presidente di Sinn Féin Mary Lou McDonald ha ricordato la «bellezza ammaliante della sua voce» e parlato di Sinéad come di un’artista «appassionata, impavida e sempre franca» nel dichiarare le proprie posizioni.
Come accadde un anno prima del centenario dell’Insurrezione di Dublino. Disse apertamente che pianificare le celebrazioni del 2016 senza affrontare il problema della fine della partition (la divisione in due dell’isola) «non ha senso». In quell’occasione non mancò di spronare proprio Sinn Féin in quella direzione, asserendo che «dovrebbero rischiare ed essere più audaci».

Consapevole delle grandi difficoltà di questo tipo di discussione, essendo una parte della popolazione del Nord radicalmente contraria all’opzione di una riunificazione delle due Irlande, e poi per via dello scetticismo di tanti altri, O’Connor pose una domanda provocatoria a Sinn Féin: «Se proprio voi sembrate aver paura di affrontare la questione, come diavolo potrete mai convincere altri che hanno ancora più paura di voi, ovvero la grande maggioranza dei residenti della Repubblica?».

LA VICE-PRESIDENTE di Sinn Féin e responsabile del partito per il Nord, Michelle O’Neill ha pianto la morte di «una dei grandi d’Irlanda. Un’artista immensamente talentuosa, una vera battistrada». Tra le sue tante battaglie più antiche quella in favore dei migranti. Nel 1991 si schierò apertamente a sostegno della causa dei curdi e del Kurdistan, donando tutti i proventi di My Special child al programma di aiuto della popolazione curda della Croce Rossa Internazionale.

Tra le sue ultime apparizioni pubbliche, la presenza alla cerimonia di premiazione dei Choice Music Awards a Dublino, lo scorso marzo. Salita sul palco, l’artista ha dedicato il premio alla «comunità dei rifugiati» d’Irlanda. Accolto da un’ovazione, il breve discorso («Non soltanto gli ucraini, siete tutti benvenuti in Irlanda. Vi amo e vi auguro ogni felicità. Grazie») ha suscitato lunghi e incontenibili applausi. Gli stessi che l’hanno accompagnata per il suo ultimo viaggio, sul lungomare della bellissima e malinconica Bray.

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