Sinclair, Kazan e il pericolo fascista negli Usa
Frammenti "Un volto nella folla" è un film molto istruttivo e troppo dimenticato… esemplare anche nel suo titolo. Perché nulla di veramente nuovo accade sotto il sole, e succede spesso che si debba al fatto di «passare il segno» che si arrivi al successo, come vediamo tutti i giorni anche qui
Frammenti "Un volto nella folla" è un film molto istruttivo e troppo dimenticato… esemplare anche nel suo titolo. Perché nulla di veramente nuovo accade sotto il sole, e succede spesso che si debba al fatto di «passare il segno» che si arrivi al successo, come vediamo tutti i giorni anche qui
Nel 1935 Upton Sinclair, uno scrittore oggi dimenticato ma a suo tempo notissimo – anche per le audaci commistioni tra romanzo e inchiesta e pamphlet, e per essere stato un «compagno di strada» della sinistra, notissimo per le sue attività giornalistiche e per aver scritto, sulla scia di Jack London, un romanzo-inchiesta sui macelli di Chicago, La giungla, che varrebbe la pena di ripubblicare, e un voluminoso romanzo da cui è stato tratto un film importante, Il petroliere – pubblicò un libretto che fece epoca, Non può accadere qui. Sinclair si spostò un po’ a destra, al tempo della «guerra fredda», ma cos’è che non poteva accadere lì, negli Stati uniti d’America? Il fascismo, come era accaduto invece in Italia e in Germania. Eppure ci fu chi ci provò a fargli mettere radici negli Usa, tra gli altri Will Rogers che fu anche attore per John Ford, la cui storia ha ispirato vent’anni dopo una sceneggiatura di Budd Schulberg per un film di Elia Kazan, Un volto nella folla.
Kazan volle a interprete del suo film Andy Griffith, un cantautore che imitò efficacemente Will Rogers mettendoci però del suo, e con successo. Ed era la storia, appunto, anche se stavolta siamo negli anni ’50, di come una cinica giornalista (Patricia Neal) scopre su una radio di provincia un cantautore e intrattenitore iper-demagogico che entusiasma i suoi ascoltatori regionali. Lo lancia in una grande catena radiofonica, ma a quello il successo dà alla testa, e si mette in politica. Ovviamente all’estrema destra, e assistito da ricchi con le idee molto più chiare delle sue. E la donna, che se ne è innamorata e che viene tradita, si vendica per ragioni tanto personali che politiche.
Sì, poteva anche accadere negli Usa nati sotto il segno di Lincoln, in una democrazia che fu a lungo la più avanzata del mondo. Nel ricorso alla demagogia Griffith ha qualcosa di trumpiano, ma nel film il suo successo è molto minore e tutto finisce male. Nessun comico sarebbe stato così bravo come, nella vita vera, lo è Trump… E vedremo tra poco se quella demagogia e quell’arroganza lo porteranno a trionfare. L’intreccio tra politica e spettacolo va oltre quello denunciato da qualche raro artista, è più profondo e radicato di quanto noi non osiamo pensare.
Un volto nella folla è un film molto istruttivo e troppo dimenticato… esemplare anche nel suo titolo. Perché nulla di veramente nuovo accade sotto il sole, e succede spesso che si debba al fatto di «passare il segno» che si arrivi al successo, come vediamo tutti i giorni anche qui. Dove tutto può accadere… E la tentazione di far politica e anche di mettersi in politica profittando del successo come entertainer è a volte forte anche in qualche nostro cantautore o attor comico. È accaduto, e su questa strada tutto può accadere, anche qui.
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