Politica

«Silvio ha deluso, come tutti Ma ha aperto una breccia»

Intervista Giuliano Ferrara, meriti e miserie di un ventennio

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 12 novembre 2013

Più che di fronte al declino di un leader, Silvio Berlusconi, siamo di fronte alla fine di un sistema durato un ventennio, il berlusconismo. Giuliano Ferrara ne è stato per due decenni non l’ideologo ma l’interprete più lucido e autonomo.

Cosa è stato il berlusconismo?

Una breccia. Prima di Berlusconi la cultura politica istituzionale era quella di un Paese senza una destra, senza un partito almeno teoricamente liberale. In quel muro Berlusconi ha aperto una breccia.

Non fu il crollo della prima Repubblica a infrangere il muro?

Il sistema dei partiti era stato abbattuto dai magistrati in modo deleterio. Lo hanno abbattuto con i loro mezzi, che per definizione non sono democratici. A quel punto tutto si stava richiudendo in una Repubblica codina e penitenziaria. Invece si è aperta quella breccia che si chiamava Berlusconi, ed è durata 20 anni.

Non si può dire che abbia mantenuto le sue promesse…

Berlusconi ha deluso, come tutti quelli che conquistano il potere. Non mi viene in mente nessuno che nella storia abbia destato grandi speranze senza che poi ci fossero grandi delusioni: non il fascismo, non Cavour, non Garibaldi. Però una cosa Berlusconi ci ha saputo dare: l’alternanza di governo in un Paese che non la aveva mai conosciuta. C’erano stati il trasformismo, passaggi di regime, diverse coalizioni, ma l’alternanza di governo mai, sin dai tempi del Regno.

Già, ma che fine ha fatto l’alternanza negli ultimi due anni?

Certo che con l’uscita di scena di Berlusconi è entrata in crisi anche l’alternanza! Ma questa è proprio la prova di quanto dicevo. Fino a che c’è stato Berlusconi in campo, c’era la garanzia che l’uno o l’altro governava, presentandosi come alternativi di fronte agli elettori. Per questo Berlusconi ha incarnato la riforma più importante nella storia della Repubblica.

Diresti che Berlusconi e il berlusconismo sono davvero finiti?

Il berlusconismo è arrivato a consunzione, come tutto, inevitabilmente. Ma arriva a consunzione in un Paese senza alternative, profondamente incarognito dal conflitto eterno tra politica e magistratura. In questo contesto, cosa può succedere a Berlusconi? Ammetterai che è un lottatore bestiale, un boxeur come non se ne vedevano da mezzo secolo. Tira colpi anche quando sta all’angolo, ma la sua energia è stata fortemente consumata. Anche se non si può escludere un reply di quello che è successo alle ultime elezioni, quando Berlusconi sembrava davvero un cane morto, e sappiamo come è andata a finire: con Berlusconi che, dopo essere quasi affogato nell’indecisione, decise che le elezioni le avrebbe fatte lui e si rivelò determinante sia nella rielezione di Napolitano che nella nascita del governo delle larghe coalizioni.

Una vittoria innegabile, ma di corto respiro…

Perché poi è arrivata la sentenza di Esposito. Uno che ha scritto la prefazione al libro di Imposimato, dicendo che quel delirio sul caso Moro era un risultato definitivo! Quando in tv vedo le facce degli aguzzini mediatici dissertare sulla condanna di Berlusconi mi torna in mente Esposito…

Però il berlusconismo non è stato un fenomeno limitato alla destra…

Certo che no! Berlusconi ha aperto la breccia in Italia, non solo nella destra italiana. Ha impedito che si uscisse dalla caduta del Muro e dalla fine del Pci, con la completa omologazione culturale del Paese intorno a un nuovo conformismo.

Che futuro vedi per il Pdl/Forza Italia?

Berlusconi non ha predisposto una successione e non lo farà, per via del suo spropositato ego. E’ evidente che, quando Berlusconi viene meno senza aver organizzato lui un’uscita ordinata dal berlusconismo, tutto si dissolve e va ricostruito in forme varie. Non ha senso lo spettacolo di questa corte politica che si divide tra lealisti e opportunisti, con tutti apparentemente d’accordo sui fondamentali e con tutti che tirano per la giacca Berlusconi. Dovrebbero nascere delle reali culture politiche. Se la Santanchè desse vita ai tea-party sarebbe un vantaggio. Da questo impasse la destra italiana può uscire solo con un gruppo di intransigenti che chiedono uno Stato piccolo e si misurano di fronte al Paese con una strategia conservatrice di tipo nuovo. E i “governativi” si inventino anche loro qualcosa di nuovo. Quagliariello non può volere una destra berlusconiana con l’ideologia dei saggi di Napolitano! Si decidano a parlare al Paese invece di questo tira e molla tra due fazioni di partito per tirare dalla loro parte il re decaduto. Devono macinare idee, non relazioni.

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