Pare che a lanciare la sfida fosse stato proprio Roger Fry. Durante una delle molte discussioni che illuminarono la loro lunga amicizia, sprofondati in poltrona agli Omega Workshops o in piedi tra i torchi della Hogarth Press, le suggerì di mettere alla prova le sue teorie sulla biografia scrivendo quella di lui. Non si trattava di un compito facile se per Virginia Woolf, lo aveva spiegato in un articolo, è «la vita fittizia» ad apparirci «sempre più reale», quella «racchiusa nella personalità piuttosto che nell’azione». Per poterla catturare «l’immaginazione del biografo» dovrà utilizzare «l’arte del narratore», senza tuttavia spingersi tanto...