Silvana Pampanini, diva anni cinquanta
Cinema Morta a 90 anni l’attrice romana. Recitò con Sordi, Mastroianni e in ruoli drammatici. Dai film musicali alle commedie popolari fino ai grandi ruoli diretta da Zampa, Comencini, De Santis e Germi
Cinema Morta a 90 anni l’attrice romana. Recitò con Sordi, Mastroianni e in ruoli drammatici. Dai film musicali alle commedie popolari fino ai grandi ruoli diretta da Zampa, Comencini, De Santis e Germi
Se ne va così, in questo inizio di 2016, a 90 anni, la bellissima Silvana Pampanini, le gambe più belle d’Italia, o «la regina della sottoveste», come diceva Giovanni Buttafava, pensando alle sue grandi rivali degli anni ’50, cioè Sofia e Gina, forse oggi più popolari, ma non allora. I francesi la chiamavano Ninì Pampan, ma aveva girato film in Egitto, Spagna, Messico, aveva diviso le scene non solo con i nostri maggiori attori sia comici che drammatici, un elenco che va da Totò, ovviamente, a Nino Taranto, Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Renato Rascel, Vittorio De Sica, Aroldo Tieri, Tino Scotti a Marcello Mastroianni, Massimo Girotti, Ettore Manni, Amedeo Nazzari, Folco Lulli ma anche Jean Gabin, Pierre Brasseur, Pedro Armendariz, Raymond Pellegrin, Daniel Gélin, Jean-Pierre Aumont. Ha recitato con quasi tutti i grandi registi italiani del dopoguerra. Giuseppe De Santis, Luigi Comencini, Camillo Mastrocinque, Steno, Mario Soldati, Luigi Zampa, Raffaello Matarazzo, Pietro Germi, Mario Mattoli, Giacomo Gentilomo, Carlo Campogalliani.
Se la carriera nel Neorealismo, grazie a film come Processo alla città di Zampa, 1953, a Un marito per Anna Zaccheo e a La strada lunga un anno di Giuseppe De Santis, le aprono se non le porte della critica, che non l’ha mai amata, è certo nel comico a cavallo fra gli anni’40 e i primi ’50 e nell’avventuroso anni ’50 che trionfa davvero a furor di popolo e non solo in Italia. Pensiamo solo a Bellezze in bicicletta di Carlo Campogalliani, dove pedala e recita con Delia Scala con le gambe di fuori, «glorificazione del veicolo nazionale del dopoguerra e della diva più autoctona e prorompente», come scrive Giovanni Buttafava.
O all’incredibile serie di successi che interpretò tra il 1949 e il 1951 come I pompieri di Viggiù di Mario Mattoli, dove è ovviamente Fiamma e divide la scena con Wanda Osiris, L’inafferrabile 12 sempre di Mattoli con Walter Chiari. E pensiamo, nell’avventuroso, a Lo sparviero del Nilo di Giacomo Gentilomo o al più tardo La principessa delle Canarie diretta da Carlos Serrano de Osma dove viene venerata come una dea. Per non parlare dell’incontro con Raffaello Matarazzo per Vortice e La schiava del peccato o allo scatenato La tratta delle bianche di Luigi Comencini, dove troneggia tra una Tamara Lees lesbica, una Eleonora Rossi Drago vergognosa e una dirompente Sofia Loren ancora Sofia Lazzaro. E le due finiranno a letto assieme in un folle gioco di carne e sottovesti.
Silvana Pampanini, poco più che ventenne, era nata a Roma nel 1925, pur se di famiglia veneta, e infatti aveva poco di romano, si ritrova nella finale di Miss Italia nel 1946, che vince con un ex-aequo solo grazie alle proteste del pubblico. Questo la porta immediatamente al cinema. Un piccolo ruolo nello sconosciuto L’apocalisse di Giuseppe Maria Scotese, e poi quella della protagonista di Il segreto di Don Giovanni di Camillo Mastrocinque con Gino Bechi. Ma è solo con il personaggio di Rosa Pezza in Il barone Carlo Mazza di Guido Brignone con Nino Taranto che il pubblico italiano si esalta. Mastrocinque la richiama per un altro film musicale con Gino Bechi, Arrivederci papà, e Mario Mattoli le offre un film comico di prima classe, I pompieri di Viggiù, primo incontro con Totò e col gran mondo del varietà italiano. Le vere rivali del tempo sono le maggiorate come Franca Marzi o Tamara Lees a fianco dei comici. Ma la vera rivale nel cuore degli italiani è ovviamente Gina Lollobrigida. La Pampanini è più carnale e meno aggraziata, ma sfodera due lunghe gambe e una serie di successi che la rendono molto amata dal nostro pubblico.
Recita con tutti i grandi comici del tempo, non solo Totò, che non scriverà Malafemmina per lei, ma per la moglie. Recita con i milanesi, come Walter Chiari e Tino Scotti, col romano Rascel, Io sono il capataz, dove è Rosa de Fuego, e funziona benissimo con Ugo Tognazzi, appena uscito dalla rivista. La paura fa 90 non è bellissimo, ma Una bruna indiavolata di Carlo Ludovico Bragaglia, scritto da Metz e Marchesi è un piccolo capolavoro di commedia neorealista nella Roma del dopoguerra. In O.K. Nerone, Mario Soldati tenta una carta più surreale di viaggio nel tempo che poco si addice alla nostra commedia, anche se i due marines italo-americani nella Roma di Nerone si incontrano con la grande Poppea di Silvana Pampanini. Soldati le affida anche la parte piccante di Le avventure di Mandrin con Raf Vallone. Dal 1952 arrivano i grandi ruoli per Zampa, Processo alla città, Pietro Germi, La presidentessa, Luigi Comencini, La tratta delle bianche, Giuseppe De Santis, Un marito per Anna Zaccheo, che la rendono presto nota anche all’estero e le aprono un mercato diverso. Gira Koenisgmark di Solange Torec con Louis Seineur, La principessa delle Canarie, La torre di Nesle di Abel Gance con Pierre Brasseur. Nello stesso tempo passa dai grandi film comici del tempo, Un giorno in pretura, a prove più consistenti in Racconti romani di Gianni Franciolini, in Amori di mezzo secolo, recita con Vittorio De Sica in Il matrimonio di Antonio Petrucci, con Antonio Cifariello e Alberto Sordi in La bella di Roma di Comencini. Staturia e torpida bellezza anni ’50 si vede superare dall’emergente Loren, pronta a sfondare anche a Hollywood e a vincere l’Oscar. Il suo ultimo grande film è La strada lunga un anno di Giuseppe De Santis nel 1958.
Gli anni ’60 la vedono già come la diva di un’altra epoca. Gira in Messico Sole d’amore di Alfonso Corona, in Egitto La spada dell’Islam, ma in patria la recupera solo Dino Risi ne Il gaucho con Vittorio Gassman e ottiene solo qualche particina non troppo interessante, come in Mazzabubù… quante corna stanno quaggiù di Mariano Laurenti nel 1971. Basta col cinema. La ritroveremo solo in qualche cammeo, Il tassinaro di Alberto Sordi nel 1983. Fino a diventare la stella nei talk show «dei ricordi», tra Maurizio Costanzo Show e Mara Venier. La maschera della star che fu.
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