Sigríður Björnsdóttir è un’artista e arteterapeuta islandese di 96 anni. È fiera di parlare di Art Can Heal. The Life and Work of Sigríður Björnsdóttir, libro scritto da Ágústa Oddsdóttir e a lei dedicato. Il corposo volume raccoglie il lavoro svolto con bambini e adolescenti dal 1952, quando la parola arteterapia non esisteva in Islanda. «L’arteterapia – afferma l’artista – non insegna al partecipante tecniche artistiche. Aiuta invece le persone affette da qualsiasi tipo forma di disabilità o squilibrio mentale ad esprimere le proprie emozioni. La creatività è una forza interiore che permette di rafforzarci. Per questo preferisco la parola ‘rafforzare’ invece di ‘curare’».
Ágústa Oddsdóttir, artista e autrice di Art Can Heal, ricorda che Björnsdóttir organizzava workshop a casa sua per bambini e adulti. «Partecipare ai suoi workshop è stato fondamentale per la mia vita privata e professionale – spiega –. Per condividere la magia che ho vissuto in quei momenti ho pensato fosse mio dovere raccogliere nel libro la documentazione testuale e visiva del suo lavoro».

SIGRÍÐUR BJÖRNSDÓTTIR ha una biografia appassionante. Non aveva modelli accademici da seguire quando ha introdotto l’arte tra i bambini ospedalizzati. Dopo gli studi d’arte e l’esperienza come stagista negli ospedali pediatrici di Londra e Copenaghen, dal 1952 al 1957, torna a Reykiavik e in accordo con il primario dell’ospedale cittadino fonda e dirige il Dipartimento di Creative Therapy. Il suo approccio empatico e antidogmatico nell’aiutare i bambini malati ad esprimersi con colori, creta, sabbia, cartapesta, dialoga con le ricerche parallele di Edith Kramer a New York, Rita Simon a Belfast e Kati Bondestam a Helsinki, per ricordarne solo alcune. Ha collaborato con l’Organizzazione Ospedaliera per Pedagoghi in Europa (Hope) e con la Società Internazionale di Educazione attraverso l’Arte (Insea) fondata dall’Unesco, ha tenuto conferenze a Los Angeles, Buenos Aires, San Paolo, Chicago, Melbourne, Nuova Dehli, Manila e Atene, sempre accompagnate dalle opere fatte dai pazienti.

IL LIBRO è diviso in tre parti che tracciano il percorso artistico e pedagogico di Björnsdóttir. Pubblicato da Koenig Books, oltre al testo dell’autrice, il volume include quello di Abigail Ley, dottoressa specializzata nella gestione medica di bambini con disturbi dello sviluppo neurologico, e le interviste fatte dall’artista Egill Sæbjornsson, e da Hans Ulrich Obrist, direttore artistico della Serpentine di Londra.

È indubbio che Björnsdóttir ha sperimentato le pratiche dell’arte relazionale ancor prima che fossero teorizzate da Nicolas Bourriaud nel corso degli anni Novanta, perché il suo approccio è sempre stato al servizio, prima di tutto, delle persone coinvolte. Egill Sæbjornsson racconta: «Björnsdóttir ha scelto di avere un ruolo umile nella scena artistica, mettendo in discussione la visione convenzionale e commerciale dell’arte, anche se ne conosceva le regole. Il libro, da lei scritto, intitolato Dieter Roth in My Life: Memories è un resoconto sincero della sua vita con l’artista Dieter Roth, che ha sposato nel 1957. Björnsdóttir racconta la vita insieme ai figli, gli alti e bassi del matrimonio e il divorzio. Oltre al ruolo di madre e moglie, descrive il lavoro sperimentale realizzato con Roth, gli incontri con amici e artisti attivi nella vivace scena creativa islandese».

Questo volume, pubblicato da Hauser & Wirth Publishers, insieme a Art Can Heal è un’ulteriore occasione per conoscere la vita e il lavoro di Björnsdóttir. Un’artista e arteterapeuta ante litteram che merita un maggiore riconoscimento internazionale.