Lavoro

Sicurezza sul lavoro: il primo tavolo è una parata senza risposte

Sicurezza sul lavoro: il primo tavolo è una parata senza risposteUn controllo dopo un incidente sul lavoro – Foto LaPresse

Incontro governo-parti sociali mentre un 22enne moriva a Caivano schiacciato da dei prosciutti. Cinque ministri e 40 sigle per non decidere alcunché. Ma si fa strada la deregulation

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 13 gennaio 2023

Il primo tavolo governo-parti sociali non parte sotto i migliori auspici. Davanti alla sede di via Flavia del ministero del Lavoro, dove Marina Calderone parte con discorsi pindarici su un fantomatico «patto sociale sulla sicurezza del lavoro», gli studenti protestano contro l’alternanza scuola-lavoro. Nelle stesse ore a duecento chilometri di distanza un ragazzo di soli 22 anni muore schiacciato da un bancale di insaccati.

Nell’area industriale di Caivano (Napoli), Antonio Golino lavorava con la madre e il fratello che lo hanno sentito urlare avvertendo il tonfo dei bancali. L’incidente è avvenuto all’interno della M&C, importante azienda che confeziona prosciutti per tutti i supermercati italiani. Ma Antonio – come la maggior parte dei morti sul lavoro – era dipendente di una ditta esterna che si occupa di imballaggio, trasporto e spedizione, su cui sono in corso verifiche per accertare se la proprietà fosse la stessa dell’azienda di insaccati. Il giovane era in una enorme cella frigorifero dove sono custoditi su bancali in plastica dura i prosciutti e gli altri salumi da confezionare. Proprio una pila di questi bancali ha improvvisamente ceduto, travolgendolo.

A via Flavia la titolare del Lavoro nel frattempo aveva accanto a sé mezzo governo – Giuseppe Valditara della Scuola, Anna Maria Bernini dell’Università, Paolo Zangrillo della Pa e in collegamento Orazio Schillaci della Salute – ma l’esito dell’incontro durato quasi cinque ore con oltre trenta delegati è stato inversamente proporzionale al numero di ministri.

«Non è arrivata nessuna risposta alla piattaforma unitaria – denuncia alla fine il segretario della Cgil Maurizio Landini – . C’è un incontro il 26 gennaio sull’alternanza scuola-lavoro e l’impegno del governo a presentarci un calendario di incontri le prossime settimane. Stop». E ancora: «Nessuna risposta sugli investimenti sulla prevenzione, che vuol dire fare assunzioni all’Ispettorato del lavoro e nei servizi di medicina del lavoro; sugli interventi sulle ditte in appalto facendo rispettare i contratti e mettendo nella condizione di non lavorare più negli appalti chi non le rispetta, sulla patente a punti; sul superamento delle forme di precarietà molto forti; e sulla necessità di non dare soldi pubblici a quelle imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza», spiega Landini.

«Bisogna arrestare, mandare in galera chi viola le norme sulla sicurezza e instaurare l’omicidio da lavoro», attacca il leader Uil Pierpaolo Bombardieri. «Parliamo, chiacchieriamo però intanto la gente muore. Dopo l’intervento di chiusura del ministro abbiamo provato a sollecitare una risposta sugli interventi da attuare, ma con 40 sigle si sostiene di tutto: anche la depenalizzazione delle norme».

Ma in cosa consisterebbe questo «patto sociale sulla sicurezza sul lavoro»? Le parole di Marina Calderone testimoniano la sua assoluta aleatorietà: il patto è «da raggiungere facendo tesoro delle buone prassi già sperimentate durante il periodo pandemico», condito con ovvietà di cui si parla inutilmente da decenni: «una maggiore diffusione della cultura della sicurezza già a partire dalla scuola». Nel frattempo si annuncia la deregulation: «La revisione dell’impianto normativo, per renderlo più attuale, non contempla la depenalizzazione degli illeciti», prova a rassicura Calderone.

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