Siamo tutti così, come Totò e Peppino

Marcello era un’anima candida, come tanti che vengono dalla campagna e dal bisogno. Incorrotto e incorruttibile perché puro. Ricordo che una volta, era il ‘74, con ‘E Zezi andammo a suonare per il primo maggio a Düsseldorf.

Era la prima volta per tutti, che prendevamo un aeroplano. Nonostante che alcuni di noi gli aerei li costruivano, in Aeritalia, non ci erano mai saliti sopra. Eravamo emozionatissimi. Ma Marcello capitò in un posto lontano dai nostri, con a fianco un turista giapponese.

Dopo un po’ ci venne vicino e disse: «guagliù, ma quello la legge un giornale con tutte casarelle sopra». Le casarelle erano gli ideogrammi.

Non bastasse dopo un po’ passa la hostess e ci consegna un vassoio con il caffè, un cornetto e una busta con dentro cucchiaino, latte in polvere, zucchero e salviettina rinfrescante. Torna Marcello e ci fa: «ma com’ è ca ‘stu cafè addora ‘e acqua di colonia?» La salviettina…

Ma non è che noialtri eravamo più scafati, all’arrivo all’aeroporto tedesco rimanemmo un quarto d’ora a cercare di vedere il tipo che apriva le porte quando passava la gente, mai vista una porta che si apriva con gli infrarossi.

Ecco, Marcello era così, dopo tutto siamo così, come Totò e Peppino alla stazione di Milano o davanti al duomo. Ci teniamo per mano, sperduti, cafoni, ma con un cuore e un senso dell’umorismo, dell’ironia, che fa sopportare una vita che spesso ripaga ben poco di quello che uno da. E Marcello ha dato tantissimo.

Con lui voglio ricordare un altro «cafone» che è andato via poco tempo fa, un altro Zezo storico, Pasquale Terracciano, detto ‘o Pissetto. Spero che in qualche posto stiano già cantando e bevendo insieme.