Lavoro

Si torna in piazza per il lavoro. Cgil, Cisl e Uil: Conte ci ascolti

Si torna in piazza per il lavoro. Cgil, Cisl e Uil: Conte ci ascoltiUna manifestazione per chiedere lavoro – Foto LaPresse

Ritorno alla Lotta Manifestazioni in ogni regione: Landini a Napoli, Furlan a Milano, Bombardieri a Roma. I sindacati chiedono il rinnovo dei contratti e di poter dire la loro sul Recovery Fund

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 18 settembre 2020

Non scendevano in piazza con manifestazioni nazionali dall’epoca pre Covid, esattamente dall’11 dicembre 2019. Questa mattina Cgil, Cisl e Uil torneranno a manifestare in presenza – con la mascherina d’ordinanza – in 21 città, almeno una per ogni regione.

LE TRE MANIFESTAZIONI principali sono previste domattina a Milano con Annamaria Furlan in Piazza del Duomo, a Roma con Pierpaolo Bombardieri a piazza del Popolo e a Napoli con Maurizio Landini in piazza Dante dove naturalmente sarà centrale la vertenza della Whirlpool, multinazionale che ha confermato la chiusura dello stabilimento a ottobre. Lo slogan scelto è «Per ripartire dal lavoro».
«Saremo nelle piazze d’Italia per dare voce al lavoro e per rimettere al centro la lotta contro la precarietà – anticipa il segretario generale della Cgil Maurizio Landini – . Al governo chiediamo di fare scelte che vadano nella direzione di spendere bene i soldi europei, chiediamo di fare una riforma fiscale degna di questo nome, di investire sulla sanità, sull’istruzione, sulla scuola, su una politica industriale che metta al centro la salvaguardia dell’ambiente, il diritto alla formazione delle persone».

La piattaforma della manifestazione è però più larga e richiede «la proroga degli ammortizzatori sociali e la risoluzione delle troppe vertenze aperte; la riforma fiscale e la lotta all’evasione; il rinnovo dei contratti nazionali pubblici e privati che riguardano oltre dieci milioni di lavoratori; il diritto all’istruzione e ad una scuola sicura; sanità pubblica, sicurezza sul lavoro, conoscenza e cultura; investimenti, politiche industriali, digitalizzazione, lavoro stabile e sostenibile, mezzogiorno; legge per la non autosufficienza, previdenza e inclusione sociale».

PROPRIO IERI, A UNA SETTIMANA dai dati Istat che segnalavano una perdita di 841 mila posti nel secondo trimestre 2020, l’Inps nel suo «Osservatorio sul precariato» confermava il quadro preoccupante dello stato occupazionale dei salariati nel settore privato durante l’emergenza sanitaria. Le assunzioni sono crollate dell’83% ad aprile (mese peggiore), del 56% a maggio e del 40% a giugno, per un crollo medio del 42% nel primo semestre del 2020.

«La proroga degli ammortizzatori e del blocco dei licenziamenti – fanno sapere Cgil, Cisl e Uil – non produrranno gli effetti desiderati se il paese non sarà in grado di ripartire concentrando la propria azione sul lavoro, sulle necessarie riforme, a partire da quella fiscale. Oggi – spiegano – siamo in un contesto sociale difficile, condizionato da un immobilismo politico che non lascia intravedere scelte condivise in grado di cogliere le opportunità che le risorse europee, Recovery Fund e lo stesso Mes, sarebbero in grado di realizzare». Per le tre confederazioni «servono nuove risposte in particolare per giovani, donne e pensionati che in questi mesi hanno pagato, più di altri, la mancata pianificazione di misure in grado di garantire un supporto concreto. Il paese – aggiungono – ha bisogno di ricomporre un tessuto sociale che l’emergenza Covid ha messo e sta mettendo a dura prova, a partire dal sistema sanitario».

Per questo Cgil, Cisl e Uil invitano alla mobilitazione «perché si deve ripartire dal lavoro, dal buon lavoro, in cui si opera in sicurezza e in cui si rinnovano i contratti sia pubblici che privati, condizione indispensabile per dare valore e dignità alle persone».

LA RICHIESTA PRINCIPALE è sempre la stessa: una convocazione del governo a palazzo Chigi con la presenza del premier Conte. Anche per questo mercoledì Landini, Furlan e Bombardieri non sono andati al Mise da Patuanelli per discutere di Recovery Fund. È già prevista una nuova convocazione per 24 settembre. Vedremo se nel frattempo anche Conte avrà battuto un colpo.

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