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Si stanno scolando il lago Bianco

Si stanno scolando il lago Bianco

Valtellina Nello specchio azzurro cristallino alimentato da un ghiacciaio, al Gavia, installano un impianto che preleva acqua per alimentare cannoni sparaneve

Pubblicato circa un anno faEdizione del 28 settembre 2023

Metti un suggestivo specchio d’acqua alimentato da un ghiacciaio a circa 2600 metri di quota, circondato da torbiere e collocato in un giardino geologico dove sopravvive l’unico lembo alpino di tundra artica, residuo dell’ultima glaciazione. Non è necessario essere degli ambientalisti sfegatati per ritenere un’assurdità che da questo prezioso e delicato mosaico naturale venga prelevata acqua per alimentare i cannoni sparaneve di un impianto sciistico. A maggior ragione nel momento in cui ci si trova nel cuore di un Parco Nazionale e all’interno di zone soggette a specifiche protezioni. Il lago in questione si chiama Lago Bianco e si trova a pochi metri da una delle salite classiche del giro d’Italia, il passo di Gavia, a cavallo fra la Valtellina e la Valcamonica, le province di Sondrio e di Brescia.

IL PARCO NAZIONALE dello Stelvio, sorto nel 1935 anche a tutela di questo pezzo di alpi orobiche, risulta al momento consenziente rispetto a un progetto di captazione delle acque che verranno trasportate a 9 chilometri di distanza per alimentare il sistema di innevamento artificiale degli impianti di Santa Caterina Valfurva, in particolare la pista da sci di fondo che si trova a quota 1800 metri. Si tratta di una vicenda annosa, i tubi destinati al trasporto delle acque erano parcheggiati in zona da tempo, ma da quest’estate la minaccia è diventata realtà. Sono arrivate le recinzioni, le segnalazioni di inizio lavori, le escavatrici, i primi, profondi solchi.

UN INCUBO PER CHI semplicemente frequenta e ama luoghi di questa natura. Come Marco, Fabio e Davide, tre ragazzi abitanti delle valli limitrofe, che in primo luogo si sono chiesti come fosse possibile consentire un intervento del genere. Tutta la valle del Gavia è soggetta a forti vincoli: fa parte della Riserva Naturale statale «Tresero-Dosso del Vallon», istituita nel 2010 per compensare le perdite di habitat derivanti dal declassamento di un’area di Parco adiacente per l’ampliamento del comprensorio sciistico di Santa Caterina Valfurva in occasione dei mondiali di sci del 2005.

LA RISERVA HA VINCOLI E TUTELE ancora maggiori in tutta la restante area del parco, facendo parte di una ZPS (Zona di protezione speciale), di un’ area Natura 2000 (rete di siti protetti da direttive europee) e si trova fuori da aree dedicate allo sci. Ci si chiede come sia possibile che, visto il Piano Parco e il regolamento della Riserva, comune di Valfurva, di Bormio, Provincia di Sondrio, Regione Lombardia, Parco dello Stelvio abbiano concesso tutti i permessi di sorta.

La necessità di avere una risposta a questa domanda e di informare la cittadinanza mentre le istituzioni locali e regionali restano silenti alle domande, hanno portato al lancio della campagna Salviamo il Lago Bianco, iniziata con una pagina Fb che in pochi giorni ha raggiunto più di 1200 iscritti e che ha convocato il 10 settembre scorso un primo momento di aggregazione.

QUASI 300 PERSONE, TRA ASSOCIAZIONI ambientaliste e singoli cittadini, provenienti sia dalla provincia di Sondrio che da quella di Brescia, hanno animato la «Camminata solidale» partita dal crocifisso del Lago Bianco al Passo di Gavia, quota 2621 metri, per raggiungere i 3000 del suggestivo punto panoramico Belvedere dei Tre Signori, la cima sotto i cui detriti dove sopravvive il rock glacier, il relitto di ghiacciaio, che alimenta il lago. Tante persone ora hanno fatto loro quelle domande e scopo della campagna è quello di mettere in campo tutte le azioni possibili per verificare l’incompatibilità del progetto con l’area e con i vincoli ambientali a cui è soggetta; è in corso una raccolta fondi per redarre correttamente una denuncia da portare se necessario, dicono gli animatori della campagna, fino alla Commissione Europea.

DI FATTO LA CAPTAZIONE DELLE ACQUE del Lago Bianco consiste nella trasformazione di un bacino glaciale naturale in un bacino artificiale: l’acqua verrà prelevata dal fondo del lago tramite un tubo interrato dotato di una saracinesca che verrà comandata come un rubinetto direttamente dalla sala comandi della ski area come un rubinetto. Un sistema di tubi sempre interrato porterà l’acqua a valle. Nel caso il livello del lago scenda più di 4 cm, limite indicato dal progetto, l’acqua verrà reinmessa nel bacino lacustre.

IL BOTANICO ALPINO INNOCENZO BONA prevede che le inevitabili modifiche all’habitat metteranno in difficoltà 102 specie vegetali che già stanno combattendo con il cambiamento climatico; le acque che verranno ripompate nel lago non saranno più quelle ricche di limo perché in arrivo direttamente dal ghiacciaio, ma di fusione di altra provenienza, con conseguente alterazione di una serie di equilibri. I primi segni del prevedibile disastro sono già presenti: il monitoraggio costante dei lavori portato avanti dagli animatori della campagna Salviamo il Lago Bianco ha evidenziato, come riportato sulla pagina Fb, che «le trivelle che hanno perforato la torbiera per realizzare il setto impermeabile di cemento che conterrà sia la macchina spingi tubo che il futuro pozzetto di controllo e prelievo dell’acqua, hanno lavorato in condizioni climatico /ambientali proibitive: le precipitazioni copiose e la bassa temperatura delle acque prelevate del lago per miscelare cemento e bitumi, non consentiva una corretta amalgama di questi materiali, che di conseguenza fuoriuscivano dalle perforazioni creando pozze di liquidi tossici e donando al lago un’anomala colorazione grigia».

È LECITO CHIEDERSI SE QUESTO TIPO di azioni non siano evitabili, nel momento i cui il pianeta sta presentando il conto delle tante troppe modifiche che ha subito in nome dello sviluppo. Ma poi, nel caso specifico, sviluppo di cosa? Dell’accanimento a portare avanti attività sportive e ricreative che in determinati luoghi non hanno più spazio ne condizioni.

La vicenda del lago Bianco grida vendetta perché non si tratta solo della perdita di un lago ma della tragica mancanza di uno sguardo critico sul presente e di una visione lungimirante per il futuro.

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