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Si scrive acqua, si legge democrazia

Si scrive acqua, si legge democrazia

Commenti Tra il 2000 e il 2020, due miliardi di persone in più hanno avuto accesso all’acqua potabile nella propria casa, ma ne restano altri due miliardi ai quali questo diritto è tuttora negato

Pubblicato più di un anno faEdizione del 16 marzo 2023

La Conferenza dell’Onu sull’acqua si terrà a New York, dal 22 al 24 marzo. I temi in discussione saranno: l’acqua per la salute, lo sviluppo, il clima, resilienza e ambiente. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione dell’acqua e delle strutture igienico- sanitarie rientra negli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile che ha accolto la Risoluzione del 28 luglio 2010 in cui si riconosce il diritto umano all’acqua potabile.

Tra il 2000 e il 2020, due miliardi di persone in più hanno avuto accesso all’acqua potabile nella propria casa, ma ne restano altri due miliardi ai quali questo diritto è tuttora negato. Le ragioni sono tante e variano da Paese a Paese. Ci sono territori dove l’acqua è abbondante ma gli acquedotti vengono distrutti dalle bombe, come sta succedendo in Ucraina, o dai terremoti, che hanno recentemente colpito la Siria e la Turchia. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, chi soffre la sete e muore di colera vive in zone prive di infrastrutture. Nei Paesi dell’Africa subsahariana più di due terzi della popolazione non ha acqua sicura nella propria casa e la maggior parte delle aree rurali non dispone di servizi igienici. Dal punto di vista quantitativo la maggior richiesta di acqua dolce riguarda l’agricoltura che utilizza più del 70% della risorsa a livello globale.

Senza acqua non c’è cibo e la crescita della popolazione umana ha comportato una rincorsa all’accaparramento dell’acqua perché l’agricoltura industriale si basa sulla coltivazione di poche specie vegetali che danno buone rese solo se vengono irrigate. Aumenta la richiesta e diminuisce la disponibilità perché i cambiamenti climatici hanno cambiato il ciclo idrogeologico. Le piogge cadono con frequenza minore e maggiore intensità. D’altra parte, le riserve d’acqua in forma solida dei ghiacciai alpini si stanno assottigliando. Da qualche decennio si assiste all’accaparramento delle risorse idriche da parte di attori potenti che la sottraggono alle comunità locali o a intere nazioni. Il fenomeno è stato definito water grabbing e si accompagna spesso al land grabbing. Il water grabbing avviene soprattutto in Africa, Indonesia, Sudamerica e, in minor misura, anche in Russia e in Ucraina. Il furto d’acqua avviene anche all’interno di uno Stato quando questo bene comune viene sottratto al controllo democratico. Il rischio di considerare l’acqua una merce è latente e si intensifica quando la risorsa scarseggia. Nel 2020, il Chicago Mercantile Exchange e il Nasdaq hanno lanciato dei futures sull’acqua della California nella Borsa di Chicago. In tutto il mondo esiste una forte mobilitazione per contrastare la mercificazione dell’acqua.

Il Fame (Forum Alternativo per l’Acqua), che si è riunito l’ultima volta a Dakar nel 2022, contemporaneamente al Forum Mondiale dell’Acqua, in gran parte controllato dalle lobby, ribadisce che l’acqua è un bene comune da condividere e da proteggere. Il Parlamento europeo ha accolto la richiesta di Right2Water, un’iniziativa partita dal basso nel 2013, di introdurre nella legislazione il principio del diritto umano all’acqua, ma la direttiva emanata del 2020 lascia ancora ampi margini di scelta agli stati membri sulle modalità di gestione delle risorse idriche. In Italia, molti cittadini sono convinti di aver messo al sicuro la gestione del Servizio Idrico Integrato col loro Sì alla pubblicizzazione, espresso nel referendum del 2011.

Purtroppo non è così. Solo il 65% di italiani è servito da gestori interamente pubblici, mentre il restante 35% riceve il servizio da soggetti che hanno la partecipazione di capitali privati. La proposta di legge non riuscì mai a iniziare l’iter parlamentare. Al contrario, il 16 dicembre 2022 è stato approvato dal Consiglio dei ministri il decreto attuativo della legge sulla concorrenza che introduce il divieto di gestire i servizi a rete con un’Azienda Speciale, cioè pienamente controllata dal Comune, e re-introduce la necessità di produrre una relazione motivata per i Comuni che intendono affidare il SII ad aziende in house. La gestione può essere buona o cattiva sia in mano ai privati sia agli enti pubblici, ma se assumiamo il principio che l’acqua è un bene comune ne consegue che non deve essere oggetto di profitto. La Campagna Riprendiamoci il Comune (riprendiamociilcomune.it) intende aiutare gli enti pubblici a uscire da questa situazione con due proposte di legge di iniziativa popolare. La prima riguarda la riforma della finanza pubblica locale, che dovrebbe includere il bilancio sociale, ecologico e di genere per raggiungere l’equilibrio finanziario; la seconda intende riformare la Cassa Depositi e Prestiti per ricondurla alle finalità per cui fu istituita di socializzazione del risparmio dei cittadini. Il 25- 26 marzo, in prossimità della Giornata Mondiale dell’Acqua, i comitati che aderiscono alla campagna organizzeranno eventi per raccogliere firme.

* Comitato Milanese Acquapubblica

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