A un mese e mezzo dalle primarie Sergio Cofferati scioglie la riserva e si candida come prossimo governatore della Liguria, rendendo improvvisamente le settimane a venire le più interessanti dell’intera campagna elettorale. A meno di sorprese dell’ultimo minuto, infatti, il candidato che uscirà dalle primarie del 21 dicembre sarà anche il futuro presidente della Regione.
Sollecitato dalla parte cuperliana del partito, a cominciare dal segretario genovese Alessandro Terrile e da quello ligure Giovanni Lunardon, il «cinese» è arrivato a guastare la festa alla 40enne spezzina Raffaella Paita, assessore regionale alle Infrastrutture e alla Protezione civile, sponsorizzata direttamente dal presidente Claudio Burlando. Nonostante fossero state ufficializzate altre candidature, come quella del sindaco di Savona Federico Berruti, renziano della prima ora (che poi si è fatto da parte), del cuperliano genovese Alberto Villa e del segretario genovese dell’Udc Massimiliano Tovo in campo con una lista civica, fino a ieri la vittoria di Paita era data per scontata.
Fino a ieri, appunto perché quanti cercavano un’alternativa forte sono stati accontentati. «C’è una lunga storia di amministrazione di questa Regione che secondo me è arrivata alla fine. Sono state fatte scelte importanti ma anche errori. E’ ovvio che gli elettori pensino che chi ha avuto responsabilità amministrative in precedenza non abbia la credibilità necessaria per affrontare il nuovo». Un nuovo che deve gestire da subito quella che Cofferati definisce «un’emergenza», «il lavoro anzitutto e la povertà crescente», ma anche «la difesa delle persone». «Il dissesto idrogeologico – ha detto l’europarlamentare – non è frutto del destino cinico e baro. Ci sono i mutamenti climatici ma anche i ritardi della politica che non ha visto e non ha capito».
E alle prime stoccate arrivate dallo schieramento avversario Cofferati ha replicato deciso: «Non mi hanno adottato – ha detto riferendosi a quanto affermato da Federico Marenco, candidato con Paita alla vicepresidenza della Regione – ho scelto liberamente di venire a Genova, mi sono risposato a Genova, ho un bambino nato a Genova e risiedo a Genova. Sono un ligure a pieno titolo». E a Paita stessa che, che punta molto sul fattore generazionale e aveva detto che l’ex segretario della Cgil ha tre anni più di suo padre: «Non sono disposto a partecipare a un deterioramento del modo di discutere. Non mi troverete a disputare su età ed esperienza delle persone. Se poi parlando di merito qualcuno si sentirà criticato, è la democrazia».
Ora gli schieramenti hanno una settimana scarsa di tempo per definirsi, le firme si raccolgono dal 15 al 23 novembre. Cosa farà l’area Dem, che a Genova raccoglie figure di spicco dalla ministra Roberta Pinotti all’assessore alla Formazione Pippo Rossetti, al deputato Lorenzo Basso è ancora da vedere. Venerdì Paita ha annunciato di aver avviato un dialogo positivo e che, di fatto, nella squadra, ci sarà posto anche per loro. Ma è difficile a questo punto pensare che si schiereranno compatti. Altra incognita i civatiani, che in un documento di qualche giorno fa hanno comunque espresso «parere favorevole» alla candidatura di Cofferati. Poi ci sono Sel e la sinistra: «Ancora non si è espressa – ha detto Cofferati – spero che decidano o attraverso un proprio candidato o sostenendo uno dei candidati esistenti perché spero che queste primarie siano delle primarie di centro sinistra e non del Pd».
Infine savonesi, che al contrario di Spezia e Imperia, non si sono schierati con Paita ma si erano affidati alla candidatura di Berruti. Oggi Cofferati ha prontamente rivolto un appello al sindaco di Savona a «proseguire il cammino insieme». E se a margine del dibattito la sinistra radicale storce il naso al pensiero di avere a capo della Regione colui che a Bologna era definito il «sindaco sceriffo» poco importa.
Quanti di loro in fondo andranno a votare per le primarie del Pd?