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Si può cominciare dalle molte, comuni domande

Sinistra/Pd/M5S C’è silenzio a sinistra del Pd. Ma c’è anche qualcosa di più grave se si allarga lo sguardo: il divario spaventoso tra lo stato del centro destra e quello del […]

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 21 gennaio 2020

C’è silenzio a sinistra del Pd. Ma c’è anche qualcosa di più grave se si allarga lo sguardo: il divario spaventoso tra lo stato del centro destra e quello del centro sinistra.

Nella prima area si è compiuta la ristrutturazione delle diverse forze politiche dopo la crisi berlusconiana. E lo si è fatto centrando insieme tre obiettivi: l’affermazione di un soggetto dominante, una leadership riconosciuta da tutti, una forte sintonia tra rappresentanza politica e popolo. Ci potranno anche essere piccoli aggiustamenti in questo nuovo assetto, ma il processo è compiuto e l’elettorato di centro destra ha riacquistato compattezza, fiducia, motivazioni, entusiasmo.

Nell’area di governo, invece, non si intravede ancora come potrà articolarsi l’intero schieramento e quale ruolo potranno svolgere i suoi singoli componenti. Non parliamo poi delle leadership.

Il silenzio a sinistra del Pd, quindi, è un piccolo tassello di un grande dramma. Ma per fortuna una voce si è alzata, quella delle sardine.
Vedremo cosa accadrà a breve quando comincerà il secondo tempo, la fase adulta della loro vita.

E’ certo, però, che se i soggetti politici non troveranno il coraggio di andare molto oltre i passetti tattici, dettati più dall’esigenza di sopravvivere che da quella di progettare il futuro, anche per le sardine, senza una nuova acqua pulita in cui nuotare, ci sarà il rischio di doversi adattare o soccombere.

E’ necessario, perciò, che una discussione aperta si dispieghi ed attraversi tutti i soggetti.

Sinistra, Pd e M5s, sono investiti da una grave crisi di identità che rende prematura ogni scorciatoia organizzativa. Ma sono mature alcune domande alle quali è possibile cercare insieme risposte. Ciò consentirebbe di costruire quel minimo di denominatore comune che oggi manca. Partiamo da alcune.

In una fase di rallentamento strutturale della crescita è possibile combattere le disuguaglianze senza correggere la distribuzione dei redditi? E si può fare questo senza usare anche la leva fiscale in senso più progressivo per redditi, rendite e patrimoni?

Siamo di fronte al rischio che nelle nostre società si allarghi la frattura con ampi strati sociali senza alcuna protezione e sempre più vicini a nuove forme di schiavitù. Si può pensare, allora, all’introduzione di soglie minime di reddito e di diritti? Ed, in questo contesto, è possibile un processo, graduale, ma ampio di redistribuzione del lavoro?

Siamo di fronte alla necessità di erogare redditi anche per compensare la carenza di occasioni di lavoro. Consolidando e migliorando il reddito di cittadinanza si può prescindere dalla necessità di collegarlo a forme di lavoro di cittadinanza attiva? Non è giunta l’ora di dare un nuovo valore all’idea stessa di lavoro di cittadinanza nelle comunità moderne alienate, alienanti e disumanizzate in cui si perde il senso delle cose e dei beni comuni, delle comunità e della solidarietà?

Di fronte all’impetuoso avanzare della società digitale è possibile governarne le spinte autoritarie implicite e farne scaturire nuove possibilità di partecipazione alla vita pubblica ed a quella dei partiti creando nuovi modelli di democrazia?

Insomma si può partire da queste ed altre domande per cercare convergenze trasversali tra componenti e personalità della sinistra, del Pd, del M5s ed entrare in sintonia con i sentimenti di uguaglianza, valori umani, confronto civile e partecipazione che sono fortemente presenti nel movimento delle Sardine?
Sarebbe il modo giusto, penso, per andare oltre il silenzio, ma anche per evitare che ciascun soggetto parli a stesso ed ai suoi.

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