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Si dimette Ben Wallace, il campione del riarmo

Si dimette Ben Wallace, il campione del riarmoBen Wallace – Ap

Regno unito Londra cambia ministro della Difesa

Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 settembre 2023

Era da luglio che lo aveva annunciato: e ieri, Ben Wallace, il ministro della Difesa britannico ultrà della reconquista ucraina, ha dato le dimissioni in una lettera indirizzata a Rishi Sunak. Ufficialmente per dedicarsi ad altro, dopo quattro interminabili anni di fervente zelo bellicista a tutela del sempre meno scintillante esercito britannico e dei suoi tentacolari dispiegamenti post-coloniali. L’uscita di scena è pretesto per un mini-rimpasto governativo onde rattoppare la compagine Tory alle prossime elezioni politiche. Al suo posto, un altro navigatore inaffondabile di questi ultimi cinque governi conservatori (Cameron/May/Johnson/Truss/Sunak): Grant Shapps.

Un’uscita un po’ mesta per il nostro, tra i più febbrili artefici del riarmo ucraino con uno slancio che travalicava abbondantemente quello statunitense e dello stesso segretario uscente della Nato, Stoltenberg. È proprio alla sedia di costui che ambiva Wallace, solo per incontrare il niet americano: all’“irlandese” Joe Biden non garba che un inglese – ergo metà del duopolio geopolitico atlantista al vertice di un’istituzione che dovrebbe «difendere l’Europa»- salga al timone della stessa Nato. Tanto meno se il personaggio in questione è stato – come lo stesso Wallace – un militare dislocato in Irlanda del Nord.

Wallace aveva avuto anche chance di candidarsi a leader/premier durante le convulsioni recenti del partito, ma in lui aveva prevalso l’indefessa abnegazione del soldato consacrato agli ordini. Non poche polemiche avevano poi accompagnato la sua staffilata ai vertici ucraini dopo il vertice di Vilnius: in risposta a Volodymyr Zelensky – che lamentava l’assenza di un calendario preciso per l’adesione del paese alla Nato – aveva risposto stigmatizzando la mancanza di «riconoscenza» degli ucraini, accusandoli di considerare gli Usa e la Gran Bretagna come una sorta di «Amazon degli armamenti».

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