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Sì dalla Sardegna, le regioni impongono il referendum

Sì dalla Sardegna, le regioni impongono il referendumLe proteste in Abruzzo contro l'utilizzo del giacimento di Ombrina Mare – Foto Andrea Colacioppo

No alle trivelle Da ieri sono cinque le regioni che chiedono la consultazione contro l'art.38 dello Sblocca Italia. Oggi tocca all'Abruzzo

Pubblicato circa 9 anni fa

E cinque. Con il sì del consiglio regionale della Sardegna sono cinque le regioni che hanno detto sì al referendum per l’abrogazione di alcune parti dell’art. 38 dello Sblocca Italia e dell’art. 38 del Decreto Sviluppo. E ora è in discesa la via del referendum nazionale contro le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi nel sottosuolo e in mare con impianti off-shore. La Costituzione fissa infatti in cinque il numero minimo delle regioni necessarie per l’indizione della consultazione. Ieri è arrivato il sì della Sardegna dopo quello di Basilicata, Marche, Molise e Puglia. Il loro obiettivo è riportare alle Regioni l’iter autorizzativo su scelte che riguardano direttamente l’ambiente e la vita dei cittadini. In tutta Italia sono state raccolte 37 mila firme «No Triv» che si sommano, ma solo idealmente, alle firme che raccoglie sullo stesso tema l’associazione Possibile di Pippo Civati. A questo punto le regioni, che hanno già tagliato il traguardo, il 30 settembre depositeranno i quesiti. Ma il rischio-referendum potrebbe convincere il governo a una qualche marcia indietro. Per Maurizio Acerbo (Prc), la strada della consultazione popolare ora è obbligata: «La convocazione dei referendum No triv attraverso le Regioni è ormai un fatto. Nei mesi scorsi nei movimenti contro petrolizzazione e Sblocca Italia si sono registrate divergenze sul fatto che senza altri quesiti su legge elettorale, scuola, jobs act c’è il rischio di non raggiungere quorum. A questo punto però il referendum c’è e bisogna lavorare tutti insieme per vincerlo». Nel frattempo però, chiede Marco Furfaro (Sel), «il governo metta in campo una moratoria e blocchi ogni autorizzazione». Oggi pomeriggio la parola tocca al consiglio regionale abruzzese.

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