Cathy Marie è una chef. Una di quelle che ha le idee chiare, che ha un punto di vista e lo vuole tenere fermo. Quando qualcuno prova a ostacolarla, diventa una persona irragionevole o, forse, semplicemente testarda e fiera. Il limite è davvero sottile. Può essere che gli altri abbiano torto nell’imporle una direzione. È altrettanto possibile, che seguendo le indicazioni di una bussola personale, si ritrovi poi su un sentiero che conduce a uno specchio dove è riflessa solo la propria figura.

E CATHY MARIE, la chef che lavora per un celebre ristorante, alle dipendenze di una star della cucina, fama amplificata ovviamente dalla televisione, volta le spalle a tutto e se ne va. L’obiettivo è di aprire un locale senza che nessuno possa interferire.
Alla fine di quel sentiero, Cathy Marie comunque non è sola. Ha un’amica aspirante attrice, Fatou. Sono cresciute insieme e hanno atteso entrambe di migliorare la condizione di partenza. Intorno, non sembra esservi altro. Se non fosse che, all’improvviso, nella ricerca di un lavoro, Cathy Marie è intercettata da chi, prima di ogni desiderio, è costretto a provvedere alla mera sopravvivenza.
Sì, chef! – La brigade di Louis-Julien Petit è la storia di un incontro, quello tra una chef orgogliosa o presuntuosa (o entrambe le cose) e i responsabili di un centro di accoglienza che, tra innumerevoli difficoltà, provano a costruire pezzo dopo pezzo il futuro di ragazzi provenienti da ogni parte del pianeta. L’ambiziosa cuoca dovrà gestire una mensa per minori non accompagnati che al compimento del diciottesimo anno potrebbero essere espulsi se non troveranno un’occupazione stabile in Francia.

DUNQUE all’elemento spettacolare dell’arte culinaria, si affianca la questione seria dei diritti negati ai migranti. Una commistione che ha l’effetto di unire mainstream e tema sociale, commedia e dramma, leggerezza e gravità e fin qui siamo su piste già battute.
In realtà il film è attraversato da una questione più forte e ben realizzata, esibita con tratti leggeri senza che si cada nell’illusione di una effimera favola a lieto fine. Sì, chef! – La brigade racconta della trasmissione del sapere, di una conoscenza che donata permette a chi ancora non sa, di immaginarsi domani parte attiva del mondo, in qualunque luogo o tempo abiti.