Internazionale

Shinawatra non molla e la protesta continua

Thailandia L'Esercito usa le pallottole di gomma

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 3 dicembre 2013

Nella travagliata storia politica thailandese – solo dal 1932 l’esercito ha tentato ben diciotto colpi di stato – si è arrivati in questi giorni ad un nuovo punto di svolta. Dopo gli scontri che hanno provocato cinque morti e cinquanta feriti, a seguito della battaglia tra le camicie gialle che sostengono la monarchia e le camicie rosse favorevoli all’ex primo ministro Thaksin – in esilio dal 2008 – ieri l’attuale premier Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin, in un discorso televisivo effettuato dopo 24 ore di silenzio, ha ribadito la sua volontà a non dimettersi, contrariamente a quanto richiesto dai contestatori.
Il primo ministro thailandese – che in precedenza era stata nascosta in un luogo segreto dopo che i manifestanti hanno fatto irruzione nel complesso che la ospitava – ha specificato la sua volontà di voler «aprire ogni porta» al negoziato con i manifestanti anti-governativi; Yingluck ha confermato di essersi incontrata con il leader della protesta Suthep Thaugsuban, su cui è stato ottenuto da un tribunale un mandato d’arresto per «insurrezione». Non a caso Yingluck ha accusato Suthep (su cui pende un’accusa per omicidio, per le sue responsabilità all’epoca degli scontri del 2010 quando morirono 91 manifestanti fedeli a Thaksin) di aver commesso «azioni illegali» e che le richieste di un «Consiglio del Popolo» – la vaga proposta di Suthep – da sostituire al governo, sarebbero da considerarsi incostituzionali.
Yingluck ha inoltre ribadito la neutralità dell’esercito, fattore che in questo momento appare decisivo per evitare una pericolosa escalation. Fuori dai palazzi dei negoziati o presunti tali, proseguono intanto le proteste; a fronteggiarsi la polizia, i sostenitori monarchici e quelli favorevoli a Yingluck e al fratello, accusato dai rivali politici di essere il vero animatore del governo nazionale e da sempre sospettato di avere l’ambizioso piano di fare cadere la monarchia nel paese.
La polizia thailandese starebbe usando proiettili di gomma contro i manifestanti che hanno provato ad entrare nel quartier generale del premier ed altri uffici governativi a Bangkok. «Stiamo alternando l’uso di cannoni ad acqua, gas lacrimogeni, e proiettili di gomma» ha detto alla Reuters Paradorn Pattanathabutr, il capo dei servizi di sicurezza.
L’ennesimo stato di confusione della politica del «Paese dei Sorrisi» sembra non aver via di uscita, preda di uno stallo politico che appare inespugnabile; le forze di chi contesta non sembrano sufficienti per forzare la mano e scatenare l’ennesimo colpo di stato, dall’altra parte il governo sembra in grande difficoltà sia politica, sia pratica.
Dare il via libera alla repressione, significherebbe infatti spianare la strada all’esercito, un attore politico particolarmente rilevante e pericoloso in Thailandia. La siutazione appare aggravata dall’età avanzata del re Bhumibol e da una corte da sempre al centro di intrighi politici, con la moglie, la regina Skirikit, particolarmente attiva – si dice – nell’aizzare le camicie gialle. Già nel 2008 Skirikit fece scalpore quando si recò al funerale di una giovane donna – appartenente alle camicie gialle – morta negli scontri contro la polizia. Allora la corona thailandese prese apertamente parte per una fazione politica.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento