Visioni

Shakespeare, dal perdono nasce il pentimento

Shakespeare, dal perdono nasce il pentimento«Come pioggia dal cielo» – foto di Veronica Billi

A teatro La rivisitazione tutta al femminile della Tempesta dal titolo "Come pioggia dal Cielo", andata in scena alla Casa Circondariale Rocco D'Amato

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 3 dicembre 2022

«Quando ti troverai di fronte a un dirupo, avrai solo la paura come compagna. Hai poco tempo per scegliere che fare, se precipitare o provare a volare». Così dice la madre – che veste i panni di Prospero – alla figlia Miranda nella rivisitazione tutta al femminile della Tempesta di Shakespeare, Come Pioggia dal Cielo, andata in scena alla Casa Circondariale «Rocco D’Amato» di Bologna. Lo spettacolo – organizzato dal Teatro del Pratello e diretto da Paolo Billi – è il nuovo lavoro de Le Sibilline, la compagnia formata dalle detenute attrici della sezione femminile del carcere. A proposito della scrittura del testo, il regista, si premura di raccontare all’esigua ma attenta platea fatta di agenti, studenti, docenti e altri detenuti che abbiano avuto l’autorizzazione all’ingresso, la storia della sua genesi: essa è iniziata attraverso uno scambio epistolare tra lui e le detenute proprio durante la pandemia – che ha impedito per lungo tempo l’accesso alle carceri delle persone comuni – e si è poi protratta per due anni fino ad arrivare alla messa in scena finale all’interno della sala cinema della Casa Circondariale. La drammaturgia è stata firmata da Billi stesso insieme a Filippo Milani. Un testo, dunque, che è stato elaborato e rivisitato dalle attrici, che hanno fatto di una vendetta originaria il movente per parlare del perdono come di una forza generatrice di libertà. «Non potete immaginare cosa può passare dentro la mente umana,/pensi di farla finita perché l’odio e la vendetta ti logorano dentro./ Sono rinata dalle mie ceneri ed ora sono pronta». Tanto musicali quanto impietose risuonano le battute nello spazio buio e «ristretto» della sala, dove le attrici non recitano sul palcoscenico ma dentro un perimetro delimitato dagli spettatori stessi.

Un testo, dunque, che è stato elaborato e rivisitato dalle attrici, che hanno fatto di una vendetta originaria il movente per parlare del perdono come di una forza generatrice di libertà.

NON È LA PRIMA esperienza del Teatro Del Pratello in carcere. Il progetto è longevo, è iniziato infatti nel 2008 coinvolgendo in attività e spettacoli, presentati anche in alcuni teatri della città, i detenuti del minorile ma anche diverse sezioni maschili della Dozza di Bologna ed è continuato, dal 2016, in quest’ultima sede con la sezione femminile. La continuità e la costanza hanno giocato un ruolo fondamentale negli anni. Le attività in carcere portate avanti dal Teatro del Pratello non sono isolate, ma si inseriscono nel più ampio progetto del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna, associazione che riunisce tutte le realtà che in regione operano con progetti di teatro in carcere. E proprio questa associazione ha organizzato il Festival Trasparenze di Teatro Carcere, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, e all’interno del quale di iscrive lo spettacolo andato in scena alla Casa Circondariale.

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