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Sgomberi a Roma, una disumanità «amministrativa»

Lettera all’Assessora Gentile Laura Baldassare, Assessora alla persona, scuola e comunità solidale di Roma Capitale Ogni volta che nella città di Roma si procede ad uno sgombero, leggo dai giornali diverse sue […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 17 luglio 2019

Gentile Laura Baldassare, Assessora alla persona, scuola e comunità solidale di Roma Capitale

Ogni volta che nella città di Roma si procede ad uno sgombero, leggo dai giornali diverse sue dichiarazioni, tra le quali tre mi hanno sempre colpito in maniera particolare: «Il Comune predisporrà soluzioni per le persone con fragilità accertata»,

«Il Comune contempera il rispetto della legalità con il rispetto dei diritti umani», «Il Comune procede attraverso colloqui individuali a dare risposta ai bisogni specifici di ogni situazione». Sono frasi apparentemente sagge, ma se scaviamo nel profondo ne scopriamo la profonda disumanità. Partiamo dalla prima: che significa fragilità accertata? Buttare fuori casa ‘manu militari’ centinaia di persone non apre a ciascuna di esse l’orizzonte della fragilità? O essere senza casa è ininfluente e, per essere considerati fragili, occorre anche l’accertazione di essersi definitivamente arresi alla speranza e dimostrare in altre forme la propria disperazione? Magari in forme socialmente poco comprensibili, ma capaci di attivare i solerti servizi del suo Assessorato? E poi, la fragilità è uno stigma o definisce l’esistenza umana in quanto tale, che, proprio per questo, ricerca appartenenza, solidarietà, comunità? C’è una stella per la fragilità o le avete tutte spente nel contratto di governo?

Veniamo alla seconda: che significa contemperare? Cosa si contempera mettendo 45 camionette, due idranti, centinaia di poliziotti anti-sommossa davanti a famiglie, persone e bambini che vanno regolarmente a scuola? Liberate uno spazio – colpevolemente abbandonato da voi e da chi vi ha preceduto – per affermare cosa? Un deserto chiamato legalità?

Infine, questa ossessione per i colloqui individuali… proprio non le entra nella testa e nel cuore il concetto di comunità (peraltro iscritto nel suo mandato assessorile)? Le sfugge che le occupazioni nascono da bisogni individuali che si fanno processo collettivo e costruiscono comunità? E che in questo modo sostengono anche le sue amate «fragilità accertate»? Le sfugge che dopo anni di vita assieme, conquistata mettendo il cuore oltre l’ostacolo dei vincoli di bilancio, le persone vogliano continuare a vivere assieme, perché per la prima volta hanno smesso di sentirsi sole e «fragili»? C’è una foto dello sgombero di Cardinal Capranica che le consiglio di mettere sulla sua scrivania: è quella di quel bambino che passa davanti ai poliziotti tenendo stretti i suoi libri. Ha la faccia triste («fragile?») ma è anche concentrato sul compito di evitare che quei libri vengano buttati via dalle solerti forze dell’ordine. Quel bambino studierà. Malgrado lei. Quel bambino tornerà a sorridere. Malgrado voi.

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