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Roma, sgomberati e caricati aspettando Salvini

Roma, sgomberati e caricati aspettando SalviniUn momento dell'occupazione di Santa Maria del Popolo ieri a Roma

Movimenti Scene di violenza ieri a Roma contro i contestatori della Lega. L’occupazione di Santa Maria del Popolo sgomberata ieri mattina. Cariche nel pomeriggio in piazzale Flaminio. Oggi la Capitale sarà divisa in due: la Lega con Casa Pound in piazza del Popolo, i «Mai con Salvini» partono invece da Piazza Vittorio

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 28 febbraio 2015

Piazza del popolo ieri era stata ridotta ad un recinto militarizzato. Camionette di carabinieri e polizia ne hanno sigillato tutti gli accessi. Questo è il risultato della presenza di Salvini che oggi manifesterà in questa piazza insieme a Casa Pound, mentre i movimenti, centri sociali e la sinistra cittadina con l’Anpi, Sel, il Roma Pride e l’Associazione Giuristi Democratici sfileranno dalle 14 da piazza Vittorio fino a via dei Baullari vicino a Campo dei Fiori.

Di solito distratto e affollato da turisti, sin dalle undici di ieri il Tridente è stato investito dalle proteste contro il leader leghista. I movimenti della casa si sono attivati su due fronti. Il primo è stato quello di piazza di Spagna dove un corteo è stato bloccato poco dopo l’uscita del lungo tunnel che porta alla linea A della metropolitana. Un altro gruppo è riuscito ad entrare nella chiesa di Santa Maria del Popolo da un’entrata laterale. Tra i banchi gli attivisti e i migranti hanno srotolato uno striscione «Mai con Salvini, Mai con Renzi, Respingiamoli», mentre altri si sono arrampicati fino al tetto dove sono riusciti ad esporre altri striscioni con gli slogan della campagna «Mai con Salvini». L’intenzione era quella di tenere l’occupazione sino all’inizio della manifestazione leghista di oggi.

Il blitz contro il leader leghista ha spinto la finanza ad entrare nella chiesa e a sgomberare gli occupanti. Non era mai accaduto, considerando anche precedenti occupazioni come quella realizzata alcuni mesi fa dai movimenti della casa nella basilica di Santa Maria Maggiore contro il piano Casa di Lupi. Una donna straniera di 65 anni ha avuto un malore. Alcune testimonianze sostengono che abbia ricevuto un colpo durante lo sgombero. È uscita dalla chiesa in barella. «La resistenza di ieri è stata un primo segno della rabbia crescente contro Salvini e Casapound – si legge in un comunicato dei movimenti – Inaccettabile il comportamento di polizia e finanza che hanno violato ieri un luogo sacro. Altro che accoglienza! Anche la curia porta la responsabilità di questo scempio».

«È stato uno sgombero pesante – ha detto il capogruppo di Sel in Campidoglio Gianluca Peciola – È grave che si usi violenza per garantire alla Lega la manifestazione di oggi. È evidente che Salvini porta tensioni a Roma. Ci mobiliteremo insieme alle forze democratiche e antifasciste della città contro il raduno della Lega. Sarà una manifestazione pacifica e democratica opposta a quella tetra di Piazza del Popolo».
In attesa di esporre le sue ragioni sul palcoscenico mediatico che anche ieri sera gli è stato offerto, da Milano il leader della Lega ha confuso una violenza che non c’è stata, se non quella sui manifestanti, con la negazione del diritto al manifestare dei suoi contestatori: «Mi aspetto una ferma condanna di ogni tipo di violenza, di squadrismo rosso da parte di Renzi, Marino, Boldrini, Alfano, di tutti i chiacchieroni – ha detto – «Queste scene da quarto mondo – ha aggiunto Salvini – porteranno più gente. Se ci sono dei violenti, uno Stato normale li isola, li allontana e, se serve, li porta in galera».

Affermazioni che hanno preso un senso nelle cariche del pomeriggio quando i movimenti sono tornati da un altro lato di una piazza del Popolo ormai fortificata: piazzale Flaminio. Erano più di cinquecento a bloccare la via del Muro Torto. Almeno un centinaio di carabinieri e poliziotti in tenuta antisommossa erano schierati davanti a loro. Cinque blindati di polizia e carabinieri sigillavano l’entrata. La circolazione degli autoveicoli è rimasta bloccata per ore. Alla militarizzazione è stato risposto con il blocco della città, spezzata in due parti.

Il Muro Torto è infatti un’arteria che collega i quartieri del nord della Capitale alla stazione Termini e alla Prenestina e Casilina, la parte sud della Capitale. Tra gli striscioni stesi tra i semafori, ce n0’era uno verde con scritte cubitali bianche: «Togliamo di mezzo il mondo di sopra». Lo slogan, che ha caratterizzato l’ultimo periodo delle mobilitazioni nella capitale, è un’allusione alla teoria sul «mondo di mezzo» formulata dall’ex estremista di destra Massimo Carminati a capo della cupola di «Mafia Capitale», un’organizzazione che ha saputo lucrare sulla nuda vita dei richiedenti asilo e delle norme stabilite dalla legge Bossi Fini voluta a suo tempo dalla Lega. «Siamo qui per fermare Salvini e impedire che il fascismo e il razzismo prendano piede in Italia», ha ribadito un attivista dal megafono, mentre i migranti si passavano di mano in mano diversi mini-gommoni, simboli della tragedia di Lampedusa. Una donna ha scritto con un pennarello nero sulla plastica gonfiabile blu:«Salvini fuori dai confini». E poi «Mai con Salvini» e «mai con Renzi». Per chiarire, come hanno ribadito in maniera più estesa con i megafoni, che lo spazio di opposizione al governo Renzi non è quello xenofobo, sovranista della Lega che sfila con l’estrema destra.

Dopo un’ora, tra slogan, molte bandiere «Stop sfratti», tazebao e cartelli con disegni più che espliciti contro il fascio-leghismo, i gommoni sono stati disposti in fila davanti al cordone schierato delle forze dell’ordine. Infine la carica. I manifestanti hanno alzato i gommoni davanti agli scudi degli agenti. La risposta è stata fulminea e brutale. Una decina di manifestanti aveva indossato nel frattempo caschi e passamontagna. Il presidio è stato sbaragliato. Nella veemenza di una carica di pochi istanti si è udita la voce disperata di una donna che ha urlato, ripetutamente, «Basta! Basta!» a squarciagola. Il presidio è stato disperso, un paio di persone prelevate a forza dalla strada sono state fermate. Ci sono stati contusi sulla via Flaminia.

Il corteo si è ritirato in via di Villa Giulia dopo un lancio di lacrimogeni da parte della celere. Si è ricompattato e ha sfilato in corteo per le strade rabbuiate di Roma. Sulle strisce pedonali di una corsia del muro Torto è rimasta una scritta in rosso: «Salvini vattene».

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