«Sfruttatori» (condannati) chiedono i danni ai braccianti sfruttati
Caporalato Valle Scrivia (Alessandria), gli imprenditori chiedoo un risarcimento di 1,5 milioni ai lavoratori nonostante le sentenze e le archiviazioni che sanciscono il diritto allo sciopero. Presidio sotto il tribunale
Caporalato Valle Scrivia (Alessandria), gli imprenditori chiedoo un risarcimento di 1,5 milioni ai lavoratori nonostante le sentenze e le archiviazioni che sanciscono il diritto allo sciopero. Presidio sotto il tribunale
Nel 2012 la loro lotta contro il caporalato nella sedicente «civile e progredita» Val Scrivia era finita su tutti i media. Una quarantina di braccianti – in gran parte marocchini – che si ribellarono allo «schiavismo dei padroni», stanchi di lavorare 13 ore al giorno nei campi a raccogliere ortaggi senza essere pagati per mesi.
A sette anni di distanza tutto viene ribaltato e chi ha denunciato rischia di dover risarcire gli sfruttatori, nella fattispecie la famiglia Lazzaro, padre e figlio che hanno patteggiato una condanna ad un 1 anno e 8 mesi per sfruttamento della manodopera.
Ieri mattina ad Alessandria è partita la causa civile intentata dai Lazzaro verso 26 tra lavoratori, sindacalisti ed attivisti solidali ai quali si chiedono ben 1 milione 533 mila 635 euro per danni diretti ed indiretti.
Nell’estate 2012, quaranta braccianti dell’azienda agricola dei Lazzaro, decisero di ribellarsi: proclamarono uno sciopero ad oltranza, allestirono un presidio di tende, furono sostenuti da decine di cittadini e solidali. Il presidio durò 74 giorni.
Da quella straordinaria lotta è nato il Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia, «realtà autorganizzata – composta da braccianti e solidali – che organizza lotte e vertenze nella bassa Valle Scrivia», come spiega il fondatore Antonio Olivieri, sindacalista della Filcams Cgil in pensione.
Ieri mattina sotto il tribunale un centinaio di persone era in presidio per esprimere solidarietà ai braccianti e ai sindacalisti.
Il procedimento infatti è una vera e propria beffa per i lavoratori visto che, nonostante la vittoria al tribunale del lavoro di Torino – diventata esecutiva per il mancato ricorso in Cassazione – che ha condannato i Lazzaro al pagamento di oltre 400mila euro di stipendi arretrati, «non solo non hanno ancora pagato gli ex dipendenti sfruttati e poi licenziati con un cartello affisso su un palo della luce, ma osano pure chiederci un risarcimento danni di più di un milione e mezzo», accusa in una nota il Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia. «Sotto processo in realtà ci sono il diritto di sciopero e di lotta, l’esistenza del sindacato. Una piccola comunità indipendente ha squarciato il velo dell’omertà, mostrando che anche qui lo sfruttamento non è caso di un’ azienda ma è un vero e proprio sistema», chiude la nota del Presidio permanente.
«La procura della repubblica e il giudice dell’indagine preliminare hanno stabilito che i fatti per cui ora si chiede risarcimento civile non sono penalmente rilevanti perché considerati come esercizio di un diritto costituzionale come lo sciopero. I Lazzaro non hanno avuto soddisfazione a livello penale e ora tentano di rigirare la frittata in sede civile», spiega l’avvocato Emanuele D’Amico. Il giudice civile si è riservato di decidere: dovrà stabilire se la richiesta danni è prescritta o entrare nel merito dei fatti contestati.
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