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Sfiducia, ora Lotti non teme la conta

Sfiducia, ora Lotti non teme la contaIl ministro Luca Lotti – LaPresse

Consip La mozione del M5S sarà votata il 15 marzo in senato. Il Pd può contare sull'appoggio di Forza Italia e anche i fuoriusciti di Mdp non affonderanno il colpo

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 8 marzo 2017

Per quanto sia diventata centrale nel dibattito politico, la storia della mozione di sfiducia individuale contro il ministro dello sport Luca Lotti – indagato a Roma per l’affare Consip e per questo puntato dal Movimento 5 Stelle – non lascia spazio alla suspense. La mozione sarà bocciata, probabilmente proprio come prevede il capogruppo del Pd Zanda: «Basteranno i soli voti della maggioranza». Lo vedremo tra sette giorni: l’atto parlamentare è stato inserito nel calendario dell’aula del senato per mercoledì 15 marzo.

Non è stato semplice, il Pd ha cercato di rinviare al massimo l’appuntamento, nella speranza che il ministro possa ricevere frattanto la notizia della sua archiviazione, in modo da arrivare più serenamente al (comunque imbarazzante) passaggio parlamentare. Dove dovrà prendere la parola. La difesa di Lotti ci conta, proprio per questo l’avvocato Coppi ha evitato di passare al contrattacco con una querela, comunque non necessaria, nei confronti di chi (l’amministratore di Consip Marroni) avrebbe fatto il nome di Lotti come autore della fuga di notizie sulle indagini. «È compito del pm e del giudice – ha spiegato ieri il professor Coppi – valutare la fondatezza della difesa dell’onorevole Lotti. Nei tempi – ha aggiunto – necessari». Il Pd si augura che siano tempi brevi.
M5S avrebbe voluto discutere e votare la mozione già questa settimana, e ha temuto quando nella conferenza dei capigruppo di ieri la data del 15 è stata indicata con la dicitura «previa intesa con la camera». I grillini ci hanno visto un tentativo di posticipare ancora il voto, possibile però proprio per la loro decisione di presentare una mozione gemella a Montecitorio. E così hanno ritirato quella alla camera, puntando sul senato dove i numeri sono meno favorevoli al ministro. Non abbastanza, però, da lasciare incertezze sull’esito.

Esagera infatti il vicepresidente grillino della camera Di Maio, che scrive su twitter che «il Pd ha paura e fa melina al senato, parte il mercato delle vacche?». Il problema dei democratici può essere quello della coerenza rispetto a scelte del passato (i casi dei ministri Lupi e Guidi su tutti) non quello di eventuali sgambetti a Lotti (che ieri sera sedeva felice in tribuna al San Paolo per Napoli-Real Madrid). Non dopo che Forza Italia ha annunciato che, in nome della tradizionale linea anti procure, non affonderà il coltello. Così non sarebbero stati decisivi neanche i 14 senatori del nuovo gruppo Mdp formato dai fuoriusciti dal Pd. Neanche loro voteranno la sfiducia, anche se Bersani ha cercato di tirare ancora un po’ la corda: «Valuteremo quando saremo lì», ha detto. La valutazione l’hanno già fatta: non si può votare al traino dei grillini. «Giuridicamente non spetta a noi decidere», ha spiegato il bersaniano Zoggia, «anche se certo dal punto di vista dell’opportunità un passo di lato del ministro Lotti aiuterebbe a mettere in sicurezza il governo». La terza via tra sfiducia e fiducia, dunque, è quella di una mozione di «censura» che chieda al presidente del Consiglio di ritirare le deleghe a Lotti, in modo da chiarire la non ostilità del nuovo gruppo verso il premier Gentiloni. Mentre una fiducia almeno un po’ polemica è quella che vorrebbero dare i parlamentari Pd che sostengono Emiliano, tra l’altro coinvolto nell’inchiesta in quanto testimone annunciato contro Lotti. «Il ministro dovrebbe spiegarsi con il gruppo Pd», ha provato a proporre il braccio destro di Emiliano, Boccia.

La previsione di Zanda è così destinata ad avverarsi. Anche se tutti gli avversari di Lotti avrebbero assieme i numeri per sfiduciarlo, la maggioranza respingerà l’attacco grillino. La maggioranza allargata che nei momenti decisivi al senato è composta anche da tanti senatori «responsabili» seduti tra i verdiniani, il Gal e il gruppo misto.

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