Cultura

Sfide leggendarie, scontri e incontri fra atleti dai talenti smisurati

Sfide leggendarie, scontri e incontri fra atleti dai talenti smisuratiAnna Park, "Double Tap", 2019

Indagini «Rivali», per Einaudi, a cura di «L’Ultimo Uomo». Nadal e Federer, Michael Jordan e Kobe Bryant e l'impossibile Maradona e Pelé

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 21 gennaio 2023

C’è una foto che più di ogni altra resterà scolpita nelle menti degli amanti dello sport nel 2022 appena trascorso, una foto che repentinamente ha fatto il giro del mondo e che raffigura Roger Federer e Rafael Nadal in panchina seduti l’uno accanto all’altro, al termine dell’ultima partita in carriera del tennista svizzero, durante le celebrazioni per il suo ritiro il 23 settembre alla 02 Arena di Londra per la Laver Cup, una foto che li raffigura mano nella mano e incapaci di tenere a freno le lacrime.

LA LORO È STATA una delle più grandi rivalità dello sport del nuovo millennio, quaranta incontri in diciassette anni, molti dei quali resteranno nella storia del tennis, una rivalità che ha spinto i due atleti a migliorarsi costantemente, a rialzarsi dopo ogni sconfitta e ripresentarsi in campo con più motivazioni per tornare a vincere e, soprattutto, per tornare a battere l’avversario di sempre. Nelle lacrime di Nadal c’è non solo il dispiacere per il ritiro dell’amico rivale, ma anche la consapevolezza che l’addio al tennis di Federer rappresenta la fine di una pagina centrale della sua esistenza.

LA STORIA DI NADAL è legata a quella di Federer. Non è peregrino questo preambolo per introdurre Rivali. Sfide leggendarie che hanno cambiato lo sport (Einaudi, pp. 214, euro14), a cura di «l’Ultimo Uomo», che raccoglie dieci racconti ognuno dei quali affidato a un diverso collaboratore della rivista web e nei quali si sviscera il concetto di rivalità soffermandosi sulle diverse sfumature che la stessa può incarnare, non è peregrino, dicevo, perché molte delle storie raccontate nel libro, comunque, reiterano l’idea per cui lo scontro tra atleti serve a migliorarli reciprocamente. Questo aspetto è evidente nella rivalità tra Enzo Maiorca e Jacques Mayol raccontata da Marco D’Ottavi, nelle quarantuno riprese in tre diversi incontri Muhammad Alì e Joe Frazier passate in rassegna da Daniele Manusia, neiquattordici incontri in quattro anni tra Bjorn Borg e John McEnroe descritti da Emanuele Atturo che hanno traghettato il tennis verso una nuova era.

QUANDO BORG all’apice del suo successo abbandona il tennis, McEnroe resterà l’unico in scena, in compagnia solamente dei suoi tristi demoni. E poi esistono rivalità meno equilibrate, ma sempre assai tangibili, come quelle tra Michael Phelps e Chad Le Clos e tra Usain Bolt e Justin Gatlin raccontate rispettivamente da Dario Saltari e Tommaso Giagni. E la storia del duello tra Alain Prost e Ayrton Senna nelle pagine di Alfredo Giacobbe è ricca di rimpianti per il tragico epilogo della stessa. Inoltre ci sono scontri che esondano dalla mera competizione sportiva, come evidente nel racconto di Tiziana Scalabrin dedicato Nellie Kim e Nadia Comaneci, in cui non c’era solo la contrapposizione tra due talenti smisurati, ma anche tra la potenza della ginnastica sovietica e i desideri di affermazione del regime di Ceausescu in Romania, e nella rivalità tra Billie Jean King e Maragret Smith Court descritta da Elena Marinelli in cui sul piatto non c’erano solo Grandi Slam da contendersi ma anche una diversa visione politica della donna da affermare.

CI SONO, POI, rivalità non consumatesi sui campi da gioco, ma vissute a distanza, come quella tra due giganti del basket d’ogni tempo, Michael Jordan e Kobe Bryant, raccontata da Dario Vismara. Solo sfioratisi sul parquet, per Bryant Jordan è stato la sua ossessione, il modello da imitare, l’atleta da plagiare. Per Jordan Bryant un fratello minore da accudire. «Quando Kobe Bryant è morto, è morta una parte di me», dichiara Jordan dopo il tragico incidente aereo del 26 gennaio 2020. Infine, la rivalità delle rivalità: quella tra Maradona e Pelè, anch’essa mai consumatasi in un campo da gioco, ma che continua a far accapigliare esperti e tifosi nel tentativo di stabilire vanamente chi sia stato il più forte tra i due, raccontata in questo libro da Fabrizio Gabrielli e ritornata di recente in auge dopo la scomparsa del campione brasiliano.

SE IL CONFLITTO è il motore di ogni storia è giusto dire che questa raccolta di racconti è piena di conflitti e quindi anche di storie che meritano di essere lette. La conferma dell’ottimo lavoro della squadra di «l’Ultimo Uomo» che si contraddistingue per l’interessante modo di raccontare lo sport, svincolandolo dal mero dato cronachistico e facendo dialogare profondità umana e qualità letteraria.

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