Sfida a tre tra crisi economica, oligarchi e paramilitari fascisti
Ucraina al voto Domenica 31 si vota. Favoriti Zelensky il comico, Timoshenko l’ex «eroina» e Poroshenko. Convitati di pietra Ue, Nato, Trump e Putin: gli Stati uniti hanno abbandonato il presidente uscente e il Cremlino tifa per la sua sconfitta
Ucraina al voto Domenica 31 si vota. Favoriti Zelensky il comico, Timoshenko l’ex «eroina» e Poroshenko. Convitati di pietra Ue, Nato, Trump e Putin: gli Stati uniti hanno abbandonato il presidente uscente e il Cremlino tifa per la sua sconfitta
«Dove ci sono tre ucraini, comandano in quattro» dice un vecchio proverbio ucraino e forse è davvero così, visto che i candidati che domenica si sfideranno per diventare il prossimo presidente del paese sono ben 44. In realtà la corsa sarà a tre ma con il possibile inserimento di un paio di outsiders.
In testa a tutti i sondaggi resta Vladimir Zelensky. 41 anni, è diventato una celebrità grazie alla sua trasmissione Kvartal 95, uno show di satira politica neppure troppo graffiante e segnata da toni d’avanspettacolo. Alla politica ci è arrivato qualche mese fa quando ha fondato il movimento «Servire il popolo» caratterizzato da slogan anti-casta e anti-oligarchici.
La sua campagna elettorale incentrata su un abile uso dei social network è stata di fatto all’insegna dei buoni sentimenti, evitando persino di attaccare troppo i suoi avversari. «È come sparare sulla Croce Rossa» ha ironizzato il comico facendo riferimento al discredito del presidente Poroshenko in carica.
Sulla disastrosa situazione economica è rimasto sul vago promettendo solo trasparenza: è in politica estera dove ha giocato le sue migliori carte. Ha promesso la fine delle discriminazioni per chi parla russo («per passare completamente all’ucraino ci vorrà una generazione») e di trattare con i russi su Crimea e Donbass, pur senza cedere di un millimetro sulla integrità territoriale. Favorevole anche a Unione europea e Alleanza atlantica, ma solo passando per «referendum popolari».
A qualche punto di distanza c’è una vecchia conoscenza della politica ucraina: Yulya Timoshenko. Già «pasionaria» della rivoluzione arancione nonché primo ministro durante la presidenza Yuscenko, ha superato indenne anche gli anni della prigione durante l’era di Yanukovic. Ha garantito che una volta in carica ridurrà le spese del riscaldamento (il cui aumento ha provocato vere e proprie sommosse) e promesso tanti posti di lavoro con salari europei.
Grazie al sostegno di molti oligarchi nemici giurati di Poroshenko, ha costruito una campagna faraonica sommergendo di spot televisivi le case ucraine. Vuole trattare con la Russia sulle pipeline del gas che attraversano il paese, ma questo è quanto. Per il resto è allineata alle posizioni di un rapido ingresso nella Nato come punta di lancia per reintegrare Donbass e Crimea.
Solo terzo nei sondaggi, il presidente uscente Petro Poroshenko. Ha fatto associare il paese alla Ue e teleguidato la scissione della chiesa autocefala di Kiev dal patriarcato di Kirill, ma i suoi successi si fermano qui. Il paese è rimasto immerso nella corruzione e nella più profonda crisi economica: l’Ucraina, assieme alla Moldavia, è il solo paese ex-sovietico in cui i cittadini hanno ancora un tenore di vita inferiore rispetto del 1991 dicono impietosamente i dati.
Ha attaccato Zelensky accusandolo di voler «far inginocchiare l’Ucraina davanti a Putin», ma in corsa ha dovuto però cambiare di 180 gradi i toni. «Abbiamo bisogno di una pace fredda con la Russia. Fredda, ma pace» ha dichiarato 15 giorni fa, allineandosi agli umori di molti suoi concittadini.
Le formazioni dell’estrema destra che impazzano con pogrom e violenze in tutto il paese sul piano elettorale restano marginali: dei tre candidati presentati solo Ruslan Koshulinsky di Svoboda, secondo i sondaggi, supera a malapena l’1%. Ciò non significa che siano ininfluenti nella corsa alla presidenza soprattutto se ci sarà, come pare inevitabile, un ballottaggio.
Due dei suoi gruppi più violenti e influenti come Nazkorps e S14 si sono da tempo schierati: i primi con Timoshenko i secondi con Poroshenko.
Del ruolo nefasto giocato dai neofascisti si è dichiarato del resto preoccupato l’Alto commissariato per i diritti dell’uomo dell’Onu nel suo report del 19 marzo in cui si registra che in Ucraina«nel periodo dal 1° gennaio 2018 al 15 gennaio 2019, l’Unhcr ha documentato 164 violazioni del diritto alla libertà di opinione e di espressione, di riunione pacifica e associazione, di libertà di religione e credo, nonché il diritto alla non discriminazione e eguaglianza davanti la legge. In almeno 34 episodi, i perpetratori delle violenze erano direttamente collegati o affiliati a gruppi di estrema destra».
Convitati di pietra delle presidenziali ovviamente gli Stati Uniti e la Russia. Gli Usa sembrano aver abbandonato al loro destino l’ormai discreditato Poroshenko e hanno preso contatti con lo staff di Zelensky per verificarne l’affidabilità. Contatti con Zelensky attivati anche dal Cremlino che sin da subito ha tifato prima di tutto per la sconfitta di Poroshenko.
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SCHEDA. 44 i candidati, i comunisti fuorilegge
Le elezioni per la carica di presidente della repubblica ucraina, in conformità alla sua costituzione avvengono con un sistema che prevede l’elezione al primo turno del candidato che raggiunge il 50% + 1 dei voti. Nel caso che nessun candidato raggiunga tale soglia è previsto un secondo turno tra i due candidati con il maggior numero di preferenze. Le date previste per il voto sono il 31 marzo per il primo turno e il 21 aprile per il secondo.
Sono stati previsti dall’Osce al fine controllare l’andamento regolare del voto, 125 osservatori internazionali. La Russia ha deciso di non inviare a Kiev i propri 24 osservatori in seguito alle dichiarazione del governo ucraino di considerare “persona non grata” gli osservatori della Federazione.
Partecipano alla corsa 44 candidati ma solo 5 di essi, secondo i sondaggi, supereranno il 10% dei voti. In conformità con le leggi liberticide sulla “decomunistizzazione” la candidatura del segretario del partito comunista Petro Simonenko è stata respinta. I migranti ucraini registratisi per votare all’estero sono circa 400mila: il governo ucraino ha deciso di non organizzare seggi in Russia dove vivono attualmente 3 milioni di cittadini ucraini.
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