ExtraTerrestre

«Serve una nuova visione per la mobilità sostenibile»

Intervista Anna Donati, portavoce dell'Alleanza per la mobilità dolce

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 7 febbraio 2019

Anna Donati coordina il Gruppo Mobilità del Kyoto Club ed è portavoce dell’Alleanza per la Mobilità Dolce. Già deputata e senatrice dei Verdi, ha fatto parte del cda di Ferrovie dello Stato tra il ’98 e 2001.

Quasi 170 treni Alta velocità tra Bologna e Firenze mentre i pendolari tra le due città non hanno più treni diretti per muoversi. Che cosa racconta quest’esempio?
Un caso esemplare: mentre con l’AV in 37 minuti si collegano le due città, i servizi pendolari diretti ed intecity sono stati drasticamente tagliati, e per i primi c’è anche il cambio a Prato. Al pendolare che non può permettersi i 263 euro di abbonamento mensile AV non resta che allungare i tempi. Quando si discusse dei progetti AV in tutti i dibattiti e documenti si prometteva che sulle linee storiche liberate dal traffico si sarebbero potenziati finalmente i servizi locali e regionali. Così non è stato: gli utenti sono cresciuti del 6,8% dal 2010 ad oggi mentre l’offerta è aumentata solo dell’0,2%.

In 10 anni le risorse nazionali per il trasporto regionale sono calate del 20 per cento: rappresenta un ostacolo per la decarbonizzazione del settore?

Il taglio è stato davvero pesante e ne hanno risentito sopratutto le Regioni con problemi finanziari, come la Campania. Se da un lato è giusto migliorare l’efficienza e i costi del servizio, non altrettanto lo è stato tagliare da 6,2 miliardi del 2009 ai 4 miliardi del 2011, recuperando poi ai 4,8 miliardi odierni. E stiamo parlando di tutti i trasferimenti per il trasporto pubblico, che includono i servizi comunali, Trenitalia e le ferrovie regionali. Potenziare i servizi locali richiede investimenti sulle reti, nuovi treni e anche un incremento della contribuzione per aumentare il numero di corse offerte ai pendolari. Questo darebbe un contributo concreto alla decarbonizzazione dei traporti, che secondo la strategia europea e gli Accordi di Parigi devono raggiungere emissioni zero nel 2050. Oggi il traffico e i trasporti sono responsabili del 26% delle emissioni di CO2 in Italia.

Sono in programma almeno venti miliardi di investimenti sull’Av. Potrebbe essere stilata una lista di opere prioritarie?

Il rischio dell’operazione di verifica avviata dal ministro Toninelli è che sia incapace di fermare progetti in corsa, come dimostra il caso del Terzo Valico, e non predisponga una strategia concreta che metta in discussione anche progetti autostradali sbagliati. Sul completamento dell’alta velocità, penso che la nuova ferrovia Napoli-Bari abbia senso, per mettere in connessione veloce la Regione Puglia con il centro del Paese. Nel caso della Brescia-Verona, invece, la funzione è locale, e quindi sarebbe opportuno confrontare il progetto presentato con un quadruplicamento della rete esistente. Ma concentrare il dibattito solo sulle opere strategiche (da fare o da fermare) è fuorviante: serve un aggiornamento del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, fermo al 2001, con obiettivi, priorità, investimenti e servizi da promuovere, e che tolga gli aiuti all’autotrasporto. Serve una visione, azioni e leve coerenti che sappiano puntare verso la mobilità sostenibile.

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