Sergio Bruni secondo Raiz, «un modo per ringraziare Napoli»
Intervista La voce degli Almamegretta racconta l’album tributo «Si ll’ammore è ‘occuntrario d’’a morte». Il rapporto con la città, la scelta dei brani, l’esperienza nella serie tv «Il mare fuori»
Intervista La voce degli Almamegretta racconta l’album tributo «Si ll’ammore è ‘occuntrario d’’a morte». Il rapporto con la città, la scelta dei brani, l’esperienza nella serie tv «Il mare fuori»
«Sergio Bruni è stato il leitmotiv della mia infanzia, accompagnando gioie e dolori della mia famiglia. Le sue canzoni mi hanno riportato alle domeniche da ragazzo, con la nonna o a casa di cugini, a quelle sonorità amniotiche sedimentate dentro me. L’ho sentito quasi un tributo dovuto a questo maestro assoluto. Era una necessità mia. Tornare alla radice del mondo che mi ha generato e formato. Le sue canzoni appartengono alla collettività dei napoletani, a quell’universo popolare cresciuto attorno a queste musiche che ha festeggiato nascite e ha pianto morti con questa colonna sonora, con stupende espressioni poetiche. Ho registrato questi brani con un rispetto assoluto, tenendo in mente la lettura originale delle canzoni, un ringraziamento alla mia città attraverso l’opera di uno dei suoi artisti più rappresentativi».
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Raiz e Fausto Mesolella, lacrime punk«Mi ha molto incoraggiato il poeta Salvatore Palomba, che con Bruni ha lavorato spesso, con cui ho un bellissimo rapporto che dura da tanti anni. Ma se non la fai tu, chi lo fa? Mi ha detto. Ai tempi degli Almamegretta ci aveva dato la possibilità di usare una sua lirica, Pe’ dint’ e viche addò nun trase ‘o mare, da noi trasformata in un afroreggae elettronico. Mi ha aiutato nella scelta del repertorio, dieci pezzi di Bruni autore, certo lui è stato anche un grande interprete, alcune sue esibizioni sono davvero indimenticabili. Abbiamo preferito concentrarci su musica e melodie di Bruni, le parole sono di altri e quelle scritte con Palomba sono pietre miliari della canzone napoletana. A cominciare da Carmela, un brano del 1976, già diventato un grande classico, molto amato anche dai posteggiatori».
LE ALTRE sono tutte abbastanza recenti, anni Ottanta e Novanta, tranne Palcoscenico, del 1956, la prima canzone scritta in toto dal musicista (che, inizialmente, non potette firmarla perché non era iscritto alla Siae), A fata d’e suonne, del 1960, col testo dello scrittore Giuseppe Marotta che si dilettava molto con le sette note, e Na bruna, del 1971, che doveva essere presentata al festival della canzone napoletana, poi sospeso, su un amore contrastato nel Borgo Marinari dove «chella s’è fatta ‘a croce cu l’acqua ‘e mare/ E po’ ha giurato io nun te lasso maìe».
È stato un viaggio non sempre facile, poiché le emozioni che queste composizioni evocano sono forti: mi hanno riportato al tempo della mia fanciullezzaRaizRaiz si è accostato con attenzione e deferenza a questo grumo di sentimenti antichi. Nei brani, eseguiti dai musicisti dei Radicanto ossia Giuseppe De Trizio e Adolfo La Volpe ai liuti (chitarra classica, oud, chitarra portoghese), Francesco De Palma alle percussioni, Giovanni Chiapparino alla fisarmonica e Giorgio Vendola al contrabbasso, ci sono nuance delicate dove gli echi di fado, di milonga, di calypso sono tutti molto misurati, con un accompagnamento sobrio e sorvegliato. Solo la voce, tufacea e carnale, aggiunge una grana scura a melodie riconoscibili. «Questo album è il prequel degli Almamegretta, è una musica che ho approfondito ex post, canzoni che ho sempre ascoltato da ascoltatore passivo. È stata una cosa difficile, un lavoro di nicchia, però l’ho voluto fare. È stato un viaggio non sempre facile, poiché le emozioni che queste composizioni evocano sono forti: il solo indugiare su alcune note mi ha riportato al tempo della mia fanciullezza e possibilmente ancora più indietro, fino a toccare il cuore delle generazioni che mi hanno preceduto. Oggi mi sento più completo e in pace, come chi compie un dovere a lungo disatteso. Questo album è dedicato alla memoria di mia madre Anna Esposito, senza la quale non avrei saputo cantare neanche una parola, e alla vita di mia figlia Lea, alla quale spero di saper trasmettere l’amore per questa musica».
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