Visioni

Sergei Polunin e Alina Cojocaru, passione e rivoluzione del balletto

Sergei Polunin e Alina Cojocaru, passione e rivoluzione del ballettoSergei Polunin e Alina Cojocaru – foto di Luca Vantusso

Danza Coppia strepitosa nel «Romeo e Giulietta» del coreografo danese Johan Kobborg al suo debutto mondiale all'Arena

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 28 agosto 2019

A capofitto nel fuoco delle passioni, schiaffeggiate dalla violenza di un regime antico e patriarcale, mosse da una speranza di libertà per un sentimento suggellato dalla morte. Attesa lunedì sera per il debutto mondiale all’Arena di Verona (più di 10 mila persone) del Romeo e Giulietta del coreografo danese Johan Kobborg ideato sulle star Sergei Polunin e Alina Cojocaru, coppia inedita della danza di oggi, potente nello scardinare la visione che il balletto sia una forma d’arte votata al passato. Scordarsi con loro ogni briciola di enfasi, la percezione che il rigore tecnico possa bloccare la verità del personaggio: due artisti nei quali i movimenti, dal passo virtuosistico al semplice sguardo, si intrecciano con cinematografica naturalezza. Una rarità. Magnetica star del balletto, una storia tormentata raccontata nel film Dancer di Steven Cantor, artista al centro di non poche polemiche per le sue esternazioni via social che contrastano con come è di persona, Polunin sulla scena è un unicum.

UN DANZATORE della stoffa dei grandi che su Kobborg (autore delle coreografie del film The White Crow di Ralph Fiennes) collabora da tempo. Alina Cojocaru, da parte sua, oggi Principal dell’English National Ballet, è capace delle più sottili sfumature interpretative. Kobborg, che è suo compagno di vita e che come lei e Sergei ha danzato in passato nel Royal Ballet di Londra, firma per la coppia un Romeo e Giulietta coraggioso realizzato dalla piattaforma Polunin Ink in collaborazione con ShowBees e Ater. Ridotta la partitura di Prokofiev a un’ora e mezza, il racconto procede incalzante attraverso uno stile coreografico fluido e respirato nel linguaggio e nell’impatto drammaturgico. La scena, grigia e plumbea, è del visual artist David Umemoto: si apre e si chiude rivelando scale, balconi, archi, una Verona stilizzata e imperiosa che nasconde spazi segreti.

IL ROMEO di Polunin ha quel guizzo irruente, focoso, che appartiene al tema musicale della piazza su cui Prokofiev designò il suo protagonista, Alina arriva sul tema di Giulietta bambina (che di solito sentiamo con la nutrice), la sua danza si affaccia alla vita. Tra gli amici il brioso Mercuzio è Valentino Zucchetti, primo ballerino del Royal Ballet, grande prova di attorialità e tecnica, tra i nemici Tebaldo è il talentuoso (23 anni) Nikolas Gaifullin (Atlanta Ballet). Il cast funziona e Kobborg corre verso il destino con ottimi colpi di scena. Il ballo Capuleti è nero, truce: tra i parenti Alina/Giulietta appare in bianco. L’aggressività del potere è anche un fatto di colori a contrasto e culmina nella violenza dello schiaffo del padre verso la giovane figlia. Kobborg trova in Alina e Sergei un fluire che non ha interruzione tra lifts e prese, abbracci e baci, manegès e equilibri, braccia aperte che invitano (Sergei), felicità fanciullesca, timore, gioia (Alina): questo Romeo e Giulietta suggella la nascita di una grande partnership.

COSÌ alla morte di Tebaldo, ucciso dalla spada di Romeo, Giulietta (e non la madre Capuleti) appare in rosso, stravolta tra rabbia e passione: Kobborg firma qui un passo a due che si svolge tra gente attonita, tragedia che da privata si fa pubblica, con quello sguardo di entrambi, Alina e Sergei, ammutolito verso il pubblico, prima di fuggire contro il muro di sfondo, abbattuti dalla vita stessa. Lo rivedremo in Italia questo Romeo e Giulietta? Ce lo auguriamo fortemente. Intanto tra le date certe per Polunin c’è il nuovo Rasputin di Yuka Oishi il 22 maggio 2020 al Regio di Parma.

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