Visioni

L’inconscio palesato di Gianluca Becuzzi

L’inconscio palesato di Gianluca BecuzziGianluca Becuzzi

Note sparse Il suo nuovo lavoro "Black Mantra" è incentrato sulla mitologia indiana e specialmente sulla figura di Kali, dea della distruzione ma anche genitrice di un nuovo mondo.

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 20 dicembre 2023

Negli ultimi anni Gianluca Becuzzi si è fatto affascinare sempre più dai droni, specialmente di chitarra. In essi ha trovato quello che già aveva colpito maestri dell’avanguardia novecentesca come La Monte Young, Terry Riley, Eliane Radigue: il continuum come forma del sacro, derivante innanzitutto dalla musica indiana. Tramite i bordoni, la presenza del sacro può essere resa pragmatica, e quindi superare la sua perdita perlomeno all’interno di un’architettura musicale. Ma il tema della perdita del sacro è esplorato in maniera più ampia nella quadrilogia di doppi cd usciti per Silentes (ma vista l’anarchia dell’autore, potrebbe diventare una pentalogia o altro). Becuzzi, ateo e razionalista (se si può usare questo termine impreciso), ammette il costante bisogno del sacro nell’uomo ed entra nei meandri e nelle contraddizioni della spiritualità per confezionare una musica che turba, a volte annichilisce. In In Beetwen (2020) il tema centrale è il gesto magico della strega o dello sciamano paragonato a quello dell’artista, che è anche un tentativo di fuga dal totalizzante mondo dell’ultra-capitalismo. La musica crea un pianeta suggestivo e tagliente di droni e sample, con la voce di Becuzzi usata in modo ritualistico. Mana (’21) esplora tematiche simili, ponendo l’accento sul superamento delle antitesi dell’arte musicale (presenza-assenza, minimalismo-massimalismo) come gesto magico, dando vita a una musica “iperreale”. Le trame dell’album, più eleganti e disinvolte, mescolano una solenne drone-music a tratti più tribali.

SI HA UN ULTERIORE  salto di qualità con Axis Mundi (’22), dedicato all’”Asse del Mondo”o “Albero della Vita”, concetto mitologico di un asse che congiunge le dimensioni dell’uomo, fisiche e metafisiche. Fin dall’evocazione straziante di un mondo sacrale ormai defunto, Nostalgie des Origines, il disco ha una tendenza sabbathiana che si esprime in droni lenti e ciclici, con sample di vere preghiere ortodosse che rendono il tutto ancora più plumbeo. Uscito recentemente, Black Mantra è incentrato sulla mitologia indiana e specialmente sulla figura di Kali, dea della distruzione ma anche genitrice di un nuovo mondo. Il primo cd è il più melodico di tutta l’opera. I mantra si fanno inni, come nell’eccellente Evening Star, mentre percussioni squillanti alimentano la tensione.

Il secondo supporto è glaciale e desolato, grazie anche alla chitarra modificata di Antonio Tonietti, suonata in acustico sopra paesaggi sospesi, subliminali. Campionamenti di veri mantra cantati da voci femminili e di simil-mantra resi dalla voce sacerdotale dell’autore sono presenti in tutto l’album. Sorprende come Becuzzi, con relativamente pochi elementi, riesca a dar vita a opere così peculiari, che si somigliano quanto si distanziano l’una dall’altra, generando un mondo sonoro riconoscibile, ma in cui i lavori non sono mai eguali a se stessi.

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