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Sentieri metropolitani, per rimettersi in cammino

Sentieri metropolitani, per rimettersi in cammino

Sport Esplorare la città in forma collettiva, in Italia e all'estero: una forma di aggregazione

Pubblicato più di un anno faEdizione del 24 giugno 2023

Il cammino nelle città come forma politica di aggregazione per costruire nuove comunità. Esplorare i territori dentro le metropoli che si pongono al di fuori del tragitto casa-lavoro percorso in auto oppure sui mezzi di trasporto pubblico, farlo a piedi in forma collettiva significa restituire dignità a quegli spazi pubblici che più generazioni dagli anni ‘60 alla fine del ‘900 hanno attraversato solo nell’abitacolo della loro auto.
Nell’ultimo decennio, nelle metropoli italiane sono nati gruppi di cammino che attraversano insieme la città, non lo fanno per scoprire graziosi angoli nel centro storico da segnalare nelle guide turistiche, ma come pratica politica collettiva. Tessere un sistema di relazioni attraverso il cammino collettivo, significa anche scoprire le brutture che contornano le città, come le tangenziali di Milano e Torino o il Grande raccordo anulare di Roma, che ha ispirato il documentario di Gianfranco Rosi Sacro Gra nel 2013 premiato a Venezia con il Leone d’oro. Percorrerle a piedi, cogliere ciò che resta tra i relitti della città e l’ecosistema, apprezzare l’intelligenza della natura che all’interno di quelle storture ha ristabilito nuovi equilibri, aiuta anche a prendere coscienza delle speculazioni che hanno devastato il territorio, rendendo certi spazi dei « non luoghi» come si soleva definirli negli anni ’90 del secolo scorso.

In Italia ci sono angoli delle grandi città sconosciuti ai loro abitanti, seppur in centro. Per anni si passa vicino in auto o sull’autobus, alla fine si perde la conoscenza di quei luoghi. Il modo migliore per riappropriarsene è attraversarli a piedi insieme agli altri, non solo perché si esce dalla dimensione singola, ma anche perché si discute, si fanno osservazioni, si ricorda e si rafforza la memoria collettiva.

A Roma nel 2010 è nata Urban Experience ( www.urbanexperience.it), grazie all’attivismo di Carlo Infante e altri, per favorire la rigenerazione urbana, la partecipazione attiva attraverso le reti, per reinventare lo spazio pubblico tra web e territorio, infatti il loro motto è «Piedi per terra e testa nel cloud». Urban Experience attraverso i suoi walkabout favorisce conversazioni itineranti ed esplorazioni urbane ricorrendo all’uso di whisper-radio per raccontare le storie del territorio che si attraversa, per farne dei format che finiscono nei PerformingMedia. Grazie ai cammini collettivi Urban Experience ha valorizzato e mappato territori che sono situati a nord di Roma, tra la via Flaminia e la via Trionfale.

A Roma opera anche il movimento Stalker – Osservatorio Nomade, che prende il nome dal film di Andrej Tarkovskij uscito nel 1979. Dal 1995 Lorenzo Romiti e altri camminatori, mappano i percorsi effettuati nelle periferie romane, compreso il Gra attraversato a piedi in otto tappe. «Ci siamo resi conto che attraversare Roma era bello – dicono gli attivisti di Stalker- l’incontro tra i relitti della città e la natura aveva una creatività in sé, la lettura del territorio aveva una valenza artistica, il cammino poteva tessere un sistema di relazione e di narrazione. Guardiamo dove c’è la clandestinità, dove la natura non si vede, lo spazio vuoto di Roma è uno spazio fuori controllo, dove liberamente si ricompone ciò che se ne va e ciò che resta. Scrutare i possibili futuri di questi luoghi è una pratica sia biologica che sociale».

Esperienze di cammino collettivo che esplorano il territorio e lo mappano con un Gps per renderlo pubblico si sono realizzate anche nelle Marche, e in altri piccoli centri della provincia italiana. Sono pratiche che negli ultimi anni si sono diffuse anche in Grecia, in Francia, in Germania. Tra queste realtà, è nata una sorta di internazionale dei camminatori, che attraverso un collegamento in rete non solo si scambia esperienze e materiali, ma alimenta anche un fervido dibattito politico.

A Milano uno dei promotori della comunità dei camminatori è Gianni Biondillo, scrittore e architetto, che l’anno scorso ha dato alle stampe Sentieri metropolitani ( Bollati -Boringhieri, euro 15): «Scegliere di attraversare il territorio a piedi significa fare un’esperienza fisica, emotiva ed estetica, che permette di giungere a una nuova consapevolezza del paesaggio quotidiano, superando il pregiudizio nei confronti di spazi considerati scontati. Esplorare la città attraverso il corpo è lo scopo della psicogeografia, una tecnica nata con le avanguardie artistiche, che diventa anche atto politico, grazie alla quale siamo in grado di leggere il palinsesto urbano in cui si stratificano i diversi significati di un luogo e le aspettative della gente che lo abita. Siamo partiti dall’idea di dare le spalle al Duomo – prosegue Biondillo- andiamo verso il fuori, usciamo dai luoghi comuni come Brera, il Castello Sforzesco, per trovare un’altra città. Quando abbiamo fatto a piedi il giro delle tangenziali di Milano, volevamo dimostrare che era la nuova circonvallazione della metropoli milanese, le tangenziali sono fuori dai confini del comune di Milano, nei fatti sono dentro la grande metropoli lombarda. Le periferie sono nuove centralità interessanti, sono terre emerse che raccontiamo, restituendo a questi territori dignità».

L’app Loquis, permette di ascoltare storie di cittadini che camminano in gruppo, una strada, una piazza che ospita un mercato si riempie di profumi che vengono raccontati attraverso brevi podcast o in diretta con un piccolo computer o uno smartphone attraverso una radio mobile. Uno dei camminatori indica un’abitazione all’angolo di una via, accenna timidamente che lì abitava suo zio che è stato un partigiano, poi quasi a scusarsi si impone il silenzio, dice tra sé che quella notizia non interessa a nessuno. Sollecitato dai presenti incuriositi, invece, finisce per raccontare dello zio partigiano, delle sue azioni e di quelle di tanti altri che si sono battuti per la libertà. Quel cammino d’improvviso diventa sosta, silenzio, memoria e patrimonio dei presenti. Quando si attraversa la città con gli altri, si recuperano anche luoghi e avvenimenti dimenticati.

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