Non sono passate inosservate martedì pomeriggio in Senato le parole del presidente Ignazio La Russa, rivolte alla segretaria generale Elisabetta Serafin, che hanno destato subito un brusio tra i funzionari e i senatori presenti. Durante una breve cerimonia nel Salone Garibaldi (è stata esposta la statua delle maternità della scultrice Vera Omodeo), La Russa ha chiamato accanto a sé, e alle vicepresidenti presenti, la dottoressa Serafin invitando tutti a un applauso: «Applausi che hanno un doppio significato – ha detto il Presidente del Senato – perché in questi anni mi è stata accanto in tutte le decisioni». Insomma è la certificazione di quanto scritto alcuni giorni fa da un quotidiano economico milanese, e confermato da un comunicato ufficiale di Eni e Cdp Equity: l’addio della dottoressa Serafin alla prestigiosa carica, per assumerne una di non minore momento, la presidenza della Saipem.

CHI DUNQUE RICOPRIRÀ una delle posizioni più alte tra quelle a cui aspirano i grand comis di Stato? Può aiutare a dare una risposta ricordare le circostanze in cui il 9 febbraio 2011 Serafin fu nominata segretaria generale, prima donna ad assumere questo ruolo a Palazzo Madama. Serafin superò la «concorrenza» di altri candidati, sponsorizzati da Pdl e dal Pd. In suo favore giocò la sponsorizzazione della Lega (che oggi esprime il ministro che controlla l’Eni e Saipem) e in particolare della vicepresidente leghista Rosi Mauro (quella del Sindacato Padano, per intenderci). Naturalmente la sua esperienza nell’amministrazione del Senato, dove era entrata 25 anni prima risultando la prima nel suo concorso, giocò in quella fase in suo favore così come l’essere donna. Il suo posto è ambito non solo per il prestigio e le connesse responsabilità, ma anche per lo stipendio di cui si favoleggia ma su cui non ci sono indicazioni ufficiali. Infatti mentre sul sito della Camera, alla sezione «trasparenza» sono pubblicati gli stipendi delle diverse posizioni dei dipendenti (con la differenziazione tra chi è stato assunto prima del 2013 e chi dopo) su quello del Senato manca tale indicazione.

SUL SITO della Camera si specifica che per gli assunti dopo il 2013 il segretario generale è il suo vice non godono di un trattamento economico diverso dagli altri Consiglieri parlamentari, che va dai 70 mila al momento dell’assunzione per salire a 115 mila dopo 10 anni di servizio; 185 mila dopo 20 anni; 240 mila dopo 30 anni (il tetto imposto dal governo Renzi nel 2014 a tutti i dipendenti pubblici). Per gli assunti precedentemente al 2013 la progressione era più rapida: 149 mila dopo 10 anni; 235 mila dopo 20 anni; 328 mila dopo 30 anni; 352 mila al 35esimo anno e 369 dal 40esimo. Per il Senato valgono le stesse cifre?

CHE NOMI CIRCOLAVANO martedì pomeriggio tra quelli indicati come possibili successori di Serafin? Per ora di certo c’è una data, il 15 maggio, quando si riunirà il Consiglio di Presidenza del Senato. E sembra che il favorito sia l’enfant prodige dell’amministrazione del Senato, Federico Silvio Toniato, uno dei due vicesegretari, che occupa il ruolo che aveva Serafin nel 2011 al momento della nomina: dirige l’Area A, vale a dire l’Assemblea e le Commissioni permanenti. Perché enfant prodige? un po’ per la sua età relativamente giovane, un po’ per una progressione di carriera rapida.

IL SUO NOME figurò sorprendentemente per la prima volta in un comunicato di Palazzo Madama il 21 novembre 2008. Si rendeva noto che il presidente del Senato, Renato Schifani, era stato ricevuto da Papa Ratzinger nel Palazzo Apostolico: «Il Presidente Schifani era accompagnato dalla consorte signora Franca, dai figli Andrea e Roberto, a sua volta accompagnato dalla moglie signora Antonella; dal segretario generale del Senato, Antonio Malaschini e famiglia; dal consigliere parlamentare Federico Toniato e famiglia». Era la prima volta che il Senato in un comunicato menzionava un proprio funzionario – non proprio di alto rango – che non fosse il segretario generale e addirittura si citava anche la famiglia.

EVIDENTEMENTE TONIATO aveva avuto un ruolo dell’organizzazione dell’incontro con papa Benedetto. Successivamente Toniato fu scelto come consigliere legislativo dallo stesso Schifani che poi nel novembre 2011 lo assegnò al neo senatore a vita Mario Monti, allorché questi a Palazzo Giustiniani, lavorò alla formazione del nuovo governo. Scattò la scintilla tra il brillante funzionario e Monti, che lo volle con sé a Palazzo Chigi come segretario generale. Toniato comparve in diverse fotografie e riprese accanto a Monti, persino in quella in cui, il 4 gennaio 2012, il Professore lanciava il suo (effimero) partito, Scelta Civica. E per un grand comis farsi fotografare in un frangente politico è considerato una gaffe agli occhi dei suoi pari, che tuttora glielo rimproverano. O almeno se lo ripetono tra loro quelli che non lo vorrebbero sul posto più ambito di Palazzo Madama, come parlottando si ripetono che non fu il primo nel suo concorso, come invece lo fu Serafin. Gli aspiranti sono infatti diversi, magari grazie al sostegno dei partiti in sede di Consiglio di presidenza.