Cultura

«Sempre libera», la voce di Maria Callas sfuma in rosa-nero

«Sempre libera», la voce di Maria Callas sfuma in rosa-nero

SCAFFALE Lorenza Natarella racconta la sua graphic novel dedicata alla Divina, protagonista anche di una mostra

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 20 dicembre 2017

Quarant’anni fa, a un mese esatto uno dall’altra, scomparvero Elvis Presley e Maria Callas. Due divinità distanti, con il comun denominatore della musica. Se per Elvis si può pensare a un’immortalità standard, seguita da altre leggende intrise della stessa sostanza, Maria Callas, malgrado tanto inchiostro, eventi, cofanetti, pellicole e mostre ha mantenuto nel tempo un’aura d’impenetrabilità, come se la sua distanza dagli altri nella vita e nell’arte non si potesse forzare di un millimetro, nemmeno dopo la morte. Una riverenza che il mondo dell’epoca e di oggi non ha mai messo in discussione. Callas continua a non avere eredi né proseliti che la raccontino. Così dopo il caso del picture book La Callas (Hop!) di Amalia Mora, è (ben) arrivata Sempre libera (BAO Publishing, pp. 192, euro 19), graphic novel d’esordio di Lorenza Natarella.

«SEMPRE LIBERA» è una biografia di Maria Callas scritta con incursioni gentili dell’autrice che riescono ad allacciare una vita che necessiterebbe di migliaia di pagine. È anche un libro che restituisce l’atmosfera claustrofobica a cui, in ogni fase della sua esistenza, la donna Callas si ribellò. L’autrice, classe 1998, sostiene che le passioni non hanno età: «Di Maria Callas sapevo quel poco che può conoscere un mio coetaneo, la leggenda del verme solitario e la storia d’amore con Onassis… Finché un giorno Giovanna Zoboli (scrittrice editrice di Topipittori, ndr) mi ha consigliato di leggere qualcosa di Camilla Cederna. Era del tutto casualmente una biografia di Callas. Ne sono rimasta folgorata».

Su Amazon sono centinaia i dischi e i libri in vendita, mentre su YouTube a Maria Callas rispondono circa 723mila risultati. Una mole di materiale che provoca smarrimento. La graphic novel si apre con l’episodio del licenziamento della diva dal Metropolitan Opera House. «Il lavoro di un autore che ha in mente di raccontare una vita consiste nell’efficacia di una resa personale ma fedele al personaggio – spiega Natarella – Non ho mai voluto realizzare una biografia a fumetti classica, né proporre un omaggio retorico. Ho preferito rappresentare una persona e una vita attraverso una storia a fumetti. In Sempre libera sono presenti moltissimi riferimenti agli studi e approfondimenti che ho svolto, ma ci sono altrettanti elementi narrativi e figurati di mia interpretazione. Dell’episodio che apre la storia esistono testimonianze video, ma è qualcosa scritto da me, in funzione dell’intreccio scelto».

IN ROSA E NERO e con tratti spigolosi, l’artista ha focalizzato alcuni momenti della vita del soprano. Nulla viene detto sui 36 chili persi in due anni, poco sull’incontro con Pasolini e niente sul fatto che volesse sposarlo. Una scelta stilistica precisa e apprezzabile, che mantiene il libro lontano dal gossip e lo proietta sulla persona: una donna greco-americana determinata a diventare Divina. Bambina prodigio e con una madre isterica e arrivista, Maria Callas sin da tenera età si era abituata a mentire sulla sua età per poter partecipare ai concorsi canori. Nel libro tutti i protagonisti hanno caratteri marcati, specialmente la madre ritratta come un’arpia insensibile. «Volevo accentuare il contrasto – afferma l’autrice -; il colore più cupo e quello più ’festoso’ simboleggiano la duplice natura della donna che stavo andando a raccontare. Ho calcato sulla caratterizzazione dei personaggi. Evangelia era effettivamente una madre problematica e nella mia storia serviva che lo fosse in maniera teatrale. Quando studio i personaggi è naturale che io mi invaghisca dei tratti più acuti delle personalità e così li rendo quasi caricaturali. L’ho fatto anche con Meneghini e con Luchino Visconti».

LA DIVINA è stata raccontata come una donna triste quanto intransigente, ma grazie alla scrittura Lorenza Natarella è riuscita a creare sfaccettature ironiche perché, confessa, ciò che le interessa del raccontare storie è drammatizzare, sdrammatizzare, ri-drammatizzare, ri-sdrammatizzare, finché gli effetti non si confondono. «Per due anni mi sono concentrata esclusivamente su questo progetto, ogni giorno. Callas ha avuto tempo e spazio, è diventata mia amica, nemica, mi ha fatto sgambetti e teso la mano, mi ha fatto riflettere e arrabbiare, sfidato, dato disciplina, fornito insegnamenti. La sua vita è stata raffigurata in tutti i modi. Ho passato questi due anni proprio a costruirmi, su misura, il linguaggio in cui sarei riuscita a esprimerla. Per me, poteva essere solo ’Sempre Libera’».

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