Seminiamo la città ovunque e di nascosto
Terreno duro Molti conoscono – e quelli che ancora non lo abbiano letto si affrettino a farlo – la bella storia di Jean Giono L’uomo che piantava gli alberi, edito in Italia da […]
Terreno duro Molti conoscono – e quelli che ancora non lo abbiano letto si affrettino a farlo – la bella storia di Jean Giono L’uomo che piantava gli alberi, edito in Italia da […]
Molti conoscono – e quelli che ancora non lo abbiano letto si affrettino a farlo – la bella storia di Jean Giono L’uomo che piantava gli alberi, edito in Italia da Salani e magnificamente realizzato sotto forma di disegni animati e reperibile facilmente su You Tube.
La novella, verde e lieta, narra di Elzeard Bouffier, un uomo pio che dedica tutta la vita a piantare alberi nelle brulle Alpi di Provenza, querce soprattutto ma anche betulle e faggi.
La vicenda narrata è una invenzione, non c’è mai stato un siffatto uomo. Poco importa, da un lato, perché ha certamente messo le ali a tantissime persone che hanno creduto di potere fare qualcosa di simile, invece, un siffatto uomo, Johnny detto Appleseed era esistito davvero a cavallo tra Settecento ed Ottocento negli Stati Uniti ed aveva dedicato la sua vita nella diffusione e piantagione di innumerevoli varietà di mele. Per i moderni guerrila-gardeners è un vero nume tutelare, un bellissimo inno alla tenacia e alla costanza, virtù che in questa nostra povera epoca di trend e modaiola sono evitate come la peste.
Organizzarsi con amici e piantumare in giro per le città, nei luoghi negletti, ripristinare aiuole, aree abbandonate e prendersi cura del verde urbano è cosa buona e questa rubrica è ben lieta di documentare qualunque lodevole iniziativa in merito.
Quello che voglio consigliare è diventare una sorta di Elzeard Bouffier o di Johnny Appleseed in sedicesimo, ma non meno utili alla causa della diffusione di essenze verdi, importanti e resistenti, ovunque e dappertutto, partendo semplicemente dal proprio balcone di città, in silenzio e senza farne parola se non ad amici ed intimi.
L’idea mi è venuta allorché, invitato a Basilea in occasione di un incontro della rete europea Let’s liberate biodiversity, notai lungo gli interstizi dei marciapiedi numerose e indubbie pianticelle di origano che aumentavano di numero nei pressi del Merian Garden, il giardino botanico che ospitava la riunione. Sì, ve n’erano nell’orto botanico ed il vento si era occupato di disseminare ovunque questi semi che sono minuscoli.
Possiamo fare altrettanto.
Se piantiamo origano, naturalmente, facilmente lo ritroveremo a crescere e diffondersi spontaneo. Altrettanto possiamo fare con utili essenze come la melissa, contribuiremo a «profumare le città».
Possiamo anche fare di più, dall’alto dei nostri balconi e terrazzi, lasciamo che sporga l’amaranto rosso, curiamo che si innalzino oltre le balaustre gli steli alti dell’enotera biennis. Procuriamoci il lychnis, detto «croce di Gerusalemme», davvero facile da coltivare una volta andato a seme, certamente si espanderà e troverà il suo posto in qualche tratto libero da asfalto e proseguirà la sua strada.
Belli anche gli anthirrinum, le comuni bocche di leone, in generale tutti i fiori o erbe officinali che abbiano semente fina, facile da disseminarsi da sola grazie al solo vento.
Certo, non sarà come aver piantato ettari di querce, ma facciamolo, lo devono sapere i nostri bambini. Seminare, paga. Lasciamo che silenziosa, germogli la speranza nelle nostre grigie città.
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