A volte per far funzionare le cose, basta semplicemente fare la domanda giusto nel momento opportuno. È il caso del bluesman Selwyn Birchwood che da giovanissimo dopo essersi innamorato del disco Blue Diamond di Sonny Rhodes, riuscì a chiedere un’audizione al musicista afroamericano. Il quale dopo averlo ascoltato per una manciata di minuti, non ci pensò sopra due volte e decise che quel promettente talento non ancora ventenne poteva essere assoldato: «Ho iniziato a suonare da ragazzo nella band di Sonny. Mi ha portato dappertutto sia in Canada, dove ebbi la prima data con lui a Calgary, che negli Stati uniti. Sono stato fortunato a cominciare così presto con un musicista tanto esperto. È stato fantastico, ho imparato tutto guardandolo e suonandoci assieme. Nonostante fossi davvero giovane, mi ha mostrato quello che c’era da sapere sia per essere un musicista blues itinerante che il leader di una band. Gli sono grato per questo».

CRESCIUTO nella scuola del bluesman texano, Birchwood ha poi intrapreso un lungo percorso che lo porta oggi a presentare il sesto album da studio Exorcist, fuori per la Alligator Records esattamente come i precedenti quattro. Un sodalizio quello con l’etichetta fondata nel 1971 da Bruce Iglauer che manifesta di come Birchwood, a metà tra voglia di fare e buona sorte, sia persona capace di cogliere l’attimo.
Lapalissiano in tal senso è l’incontro avuto con il titolare della label che nel proprio incipit recita «Genuine Houserockin’ Music!», definizione che descrive alla perfezione la matrice stilistica di Birchwood: «Ho incontrato Iglauer all’International Blues Challenge di Memphis nel 2012, dato che era uno dei giudici della competizione. Quell’anno siamo arrivati in finale ed ho pensato che vistoche eravamo arrivati vicini alla vittoria, avremmo dovuto provarci anche l’anno successivo. Nel frattempo rimasi in contatto con Bruce. Credo che stesse già pensando di scritturarmi e quando nel 2013 abbiamo vinto l’IBC, immagino si sia convinto definitivamente. Il successo nel Challenge è stato cruciale: firmato il contratto, nel 2014 è uscito l’album Don’t Call No Ambulance con cui abbiamo vinto il Blues Music Award l’anno seguente». Dice il vero il bluesman della Florida, perché dal 2015 a seguire ha preso il volo grazie ai riconoscimenti di critica e pubblico. Voce tagliente ed assoli brucianti sono il pezzo forte della casa, ma senza scivolare in cliché di facile presa: la scrittura scevra da scontatezze è per lui un dato ineludibile: «Se c’è una cosa in cui trovo soddisfazione è riuscire a scrivere in modo originale. Con il tempo, l’entusiasmo che ricevo per la nostra musica è sempre maggiore. Per me è qualcosa di speciale, in quanto con la band non suoniamo cover o canzoni a caso che altre persone hanno scritto solo per cercare di evocare un certo tipo di reazione nella folla. So bene che se salissi sul palco ogni notte suonando Sweet Home Chicago o Mustang Sally la folla impazzirebbe, ma sarebbe come imbrogliare, non ci vuole molto a far piacere al pubblico una canzone che già ama. Credo che non sia giusto chiamare “artista” chi copia la musica altrui. Personalmente quello che davvero mi rapisce, è quando sento qualcuno raccontare la propria storia alla sua maniera: questo permette di generare una grande empatia, connettendosi ad un livello più alto e diventando una sorta di medicina invece di essere solo parole e parole. Cerco di farlo anche io».

Ho iniziato a suonare da ragazzo nella band di Sonny Rhodes. È stato fantastico, ho imparato tutto guardandolo e suonandoci insieme. Mi ha mostrato ogni cosa

I RISULTATI danno ragione Birchwood , in quanto Exorcist è stabile da settimane nelle prime posizioni dei migliori album blues di Billboard. Il disco possiede un sound originale, posizionandosi ai vertici della produzione di Birchwood grazie anche ad una lunimosità garantita dalla sua passione per il calypso ed il roots reggae, eredità familiare garantita dalla provenienza paterna da Tobago.
L’equilibrio tra testi e musica è totalmente raggiunto, le soluzioni sonore sono molteplici ed il pathos emotivo è garantito in ognuna delle tredici incisioni presenti: Exorcist ha avuto una gestazione di tre anni. Ho cercato di creare insieme canzoni e melodie e penso di avercela fatta. Ad esempio in Underdog, dove provo a raccontare la mia storia. Perdente lo sono stato per tutta la vita e certo mi frustra sentirmi ancora così, ma la realtà a volte sembra questa. Hai questi pensieri quando viaggiando in tutto il mondo per suonare, vedi spesso persone avere successo velocemente e questo mortifica l’impegno che metti nel tuo lavoro».

A DISPETTO delle liriche in cui canta di sentirsi «sottostimato e sottovalutato» nonostante «lavori il doppio per arrivare alla meta», il brano che prende il via con una delicata sezione di fiati per poi sviluppare in un tempo medio pieno di feeling, è davvero una hit. Non è da meno il tema che dà il titolo all’album, una ballata languida e strappalacrime che gioca metaforicamente sulla possessione di uno spirito.
Energia e vigore sono garantite dalla ottima Florida Man, mentre Show Tune sembra tagliata per il dancefloor. Significativa è anche la divertente e scanzonata Lazarus: «È una canzone che arriva dal primo album Fl Boy del 2011. All’epoca non avevo abbastanza soldi per farla nel modo giusto, quindi l’ho ripensata e inserita in quest’album con il featuring del mio sassofonista Regi Oliver, che ha fatto un ottimo lavoro dandogli un suono nuovo».