Lavoro

Secondo «contratto in solitaria» della Cisl: stavolta alle Poste

Secondo «contratto in solitaria» della Cisl: stavolta alle PosteDue lavoratori di Poste Italiane – Foto Ansa

Divisioni Sindacali Cgil e Uil escluse dai tavoli di trattativa. Saccone (Slc) e Camillocci (UilPost): vulnus costituzionale senza precedenti

Pubblicato circa 5 ore faEdizione del 20 novembre 2024

Due indizi fanno una prova. Dopo le Funzioni centrali, ecco le Poste: il secondo «contratto in solitaria» Cisl a certificare una spaccatura con Cgil e Uil che sta diventando una faglia sindacale sempre più ampia. E per la seconda volta la controparte è pubblica: il ministro della Pa Paolo Zangrillo e ora l’ad di Poste Italiane (di nomina governativa) Matteo Del Fante a dare quanto meno per plausibile una regia del governo su questi comportamenti totalmente inediti.

Se il contratto delle Funzioni centrali è stato sottoscritto, in Poste Italiane si tratta delle ricadute del Piano industriale che comporterà tagli fra i Pcl (posta, comunicazione e logistica). E allora l’azienda ieri ha deciso di trattare la «procedura di raffreddamento» solo con la Cisl e con le sigle minoritarie: Ugl, Cislal e Faisal. Il tutto sfruttando la storica forza della Cisl nella Poste di democristiana memoria: il sindacato di Sbarra mantiene il 65% dei voti fra le Rsu.

«Oggi si è consumata una delle più brutte pagine nella storia delle relazioni sindacali che apre un pericoloso precedente nel sistema delle relazioni Confindustria-organizzazioni confederali: Poste Italiane, tra le più importanti aziende aderenti, ha avallato l’estromissione dai tavoli di trattativa di due sigle confederali – denunciano il segretario della Slc Riccardo Saccone e il segretario generale Uil Post Claudio Camillocci Solfaroli in una lettera inviata all’ad Matteo Del Fante e il dg Giuseppe Lasco – . Nel momento in cui la dirigenza sceglie di trattare con le organizzazioni che le garantiscono “armonia del tavolo” (testuali parole utilizzate nell’incontro), – proseguono – sancisce il venir meno del pluralismo», aprendo «un vulnus eclatante, che oltraggia il pluralismo di origine costituzionale».

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