Se la patente a punti è una buona idea perché non la sperimentiamo?
Sicurezza sul lavoro Una risposta a Bruno Giordano, nuovo direttore dell’Ispettorato nazionale sul lavoro
Sicurezza sul lavoro Una risposta a Bruno Giordano, nuovo direttore dell’Ispettorato nazionale sul lavoro
Ho letto con attenzione l’intervista al dott. Bruno Giordano, magistrato serio e competente e nuovo responsabile dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. E condivido la proposta di modifica dell’articolo 14 del Testo Unico volta a estendere, rispetto a quanto oggi previsto, il ricorso alla sospensione di attività di impresa.
Sulla patente a punti, o meglio, su un sistema di qualificazione delle imprese (come recita l’art. 27 del Testo Unico) al fine di avere in questo paese un sistema premiante/penalizzante anche ai fini della stessa permanenza sul mercato di aziende che non rispettino la sicurezza, mi permetto di sottolineare come essa rappresenti non certo la soluzione ad ogni problema ma un sistema di qualificazione preventiva con una “pervasività” sicuramente superiore alla possibile “sanzione sospensiva” che potrebbe scattare solo a seguito di accesso da parte degli ispettori (con tutti i limiti di risorse, programmazione, ecc. sottolineati anche da Giordano).
Rispetto poi ad alcune affermazioni è vero che il legislatore all’epoca pensò di iniziare la sperimentazione dall’edilizia per poi eventualmente estenderla ad altri (del resto così è stato anche per il Documento Unico di Regolarità Contributiva, per la Congruità, per la stessa asseverazione, ecc.), ma questa non è una “buona scusa” per non avviare la patente a punti nel nostro settore, che ahimè, conosce un numero di irregolarità e di infortuni mortali molto alto come ci ricorda la cronaca quotidiana e come sa lo stesso Ispettorato impegnato, insieme alle Casse Edili, a promuovere il rispetto delle norme di legge e contrattuali (si veda la convenzione tra Inl e Cnce recentemente sottoscritta).
Soprattutto, ma questo il dott. Giordano potrebbe non saperlo, non è vero che vi furono (e vi sono) problemi tecnici che, in questi 13 anni, hanno impedito l’avvio della patente a punti: tanto è che una bozza di decreto del Presidente della Repubblica condiviso con il Ministero del Lavoro era stata redatta e condivisa da molti (era il 2009/2010) sia in termini normativi che tecnici e – per stare ai giorni nostri- si è discusso di attuare l’art. 27 anche recentemente (precisamente durante il confronto con Palazzo Chigi sulle nuove norme in materia di appalti relativamente al decreto 77/21).
All’epoca, per la precisione nel 2009 e nel 2010, la sperimentazione fu bloccata per esplicita scelta politica a seguito delle proteste di alcune associazioni di impresa a cui, purtroppo, anche chi si reputava di sinistra era molto sensibile. Più recentemente l’argomento è stato quello di “non pesare” sulle incombenze delle aziende… Chiarito ciò mi chiedo: ma se la patente a punti, che tutti dicono essere una buona idea, per essere operativa – anche se per ora nei cantieri- ha bisogno solo di un Decreto del Presidente della Repubblica, On. Mattarella, su proposta del ministro Orlando, senza passaggi parlamentari o dal Consiglio dei Ministri, intanto perché non la si sperimenta? Anche per dare attuazione a quel richiamo presente sempre nel decreto 77/2021 così fortemente voluto da Draghi, dove si mette in capo alle stazioni appaltanti dal 1 Novembre prossimo la possibilità di “introdurre elementi di qualificazione delle imprese al fine di garantire la massima sicurezza nei cantieri e sui luoghi di lavoro”?
Si vedrà così quel che funziona e quello che eventualmente va corretto. Anche perché – lo dico sommessamente- prima di riaprire in Parlamento, in questo Parlamento, una discussione su modifiche normative (tale è la proposta di Giordano) al Testo Unico, senza averne “blindato” con le organizzazioni sindacali perimetri e interventi, ci andrei cauto. E prima di cambiare le norme esistenti, sarebbe buona case renderle operative e applicarle.
L’autore è segretario generale Fillea-Cgil
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