Visioni

Se la fiction diventa il racconto reale del nuovo millennio

Se la fiction diventa il racconto reale del nuovo millenniouna scena di Better Call Saul, spin off di Breaking Bad

Berlinale Anche il festival dedica due giornate - 9 e 10 febbraio - alle serie tv e alle sue diverse declinazioni. Nel programma «1992» e gli anni di Tangentopoli, la destra svedese xenofoba di «Blue eyes» e la spin off di «Breaking Bad» «Better Call Saul»

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 4 febbraio 2015

Anche la Berlinale – così come aveva fatto nella passata edizione – rimarca con la conferma della sezione Berlino Special Series, quanto il fenomeno seriale sia sempre più rilevante nell’ambito dell’intrattenimento. Due giornate (9 e 10 febbraio alla Haus der Berliner Festpiele)) che offriranno un’ampia selezione di titoli e anteprime provenienti da Germania, Svezia, Stati uniti e Israele. È attesa soprattutto per lo spin-off di Breaking Bad dal titolo Call Saul, scritto e diretto da Vince Gilligan – che gira intorno alla figura dell’avvocato Saul Goodman e i traffici compiuti durante gli anni precedenti all’incontro con Walter White. Dalla Danimarca arriva poi Follow the Money, un escursus nel mondo dell’alta finanza, ma ancora più a fondo va la svedese Blue Eyes che analizza i radicalismi della destra e gli intrecci perversi con la politica.

Un tuffo nella Storia recente italiana è quanto promette la fiction Sky, che dopo aver raccontato la Roma malavitosa ’70 e ’80 (Romanzo criminale) e il fenomeno camorristico (Gomorra) in 1992 – protagonista Stefano Accorsi, regia di Giuseppe Gagliardi – indaga sulle stagioni di Tangentopolim, la fine della seconda repubblica e l’ascesa di Berlusconi.

Non sorprende l’interesse e lo spazio che sempre più i grandi festival cinematografici dedicano al genere fino a poco tempo fa allegramente snobbato. La serialità – in particolar modo quella americana – è diventata il racconto del nostro tempo. Una varietà di testi, di idee, formati e modi di scrittura che leggono con sorprendente lucidità il presente e anticipano talvolta il futuro, come spesso la settima arte non riesce più a fare. Così registi e attori del cinema si sentono attratti da sentieri che mai avrebbero percorso fino a poco tempo fa. La fiction ha modificato anche i modi di fruizione, superando il limite temporale del singolo episodio, ora si consuma in blocchi in streaming. Una rivoluzione nei canali distributivi che in qualche caso sconfina nelle sale; alcuni episodi della quinta stagione Il trono di spade saranno infatti mostrati negli Usa sugli schermi Imax, a riprova di una grandeur realizzativa che non ha nulla da invidiare ormai con Hollywood. Non ha dubbi Bernardo Bertolucci che durante un incontro con Carlo Freccero alla scorsa edizione del Roma Fiction Fest, ha dichiarato di trovare nella fiction: «Quello che non vedo più al cinema. I bei film di questo momento per me sono dentro le serie, hanno riconquistato i tempi che il cinema ha fatto a pezzettini, ha ingoiato e fatto sparire. Oggi i tempi della fiction sono quelli del cinema che amavamo».

La nuova serialità ha fatto sua la lezione del grande cinema, nell’uso sapiente delle luci, nell’ambientazione e degli spazi e nei tempi; vedere True detective e il suo ipnotico andirivieni fra il 1995 e il 2012 per credere… La tv «è un passo avanti» – come ha ammesso Robert Redford presentando la serie animata Animals, evento speciale al Sundance. E attrae sempre più pubblico, con umeri potenziali infiniti grazie al consumo su scala globale, tanto che perfino la pirateria è tollerata perché si tramuta di fatto in un ritorno mediatico senza precedenti. Lo sanno bene le due multinazionali dello streaming: Netflix ha appena annunciato un ulteriore stanziamento di 1 miliardo di dollari, mentre ascolti alti e prezzi contenuti è il modus operandi dell’altro gigante Amazon. Il colosso dell-e-commerce di Jeff Bezos propone da qualche mese pacchetti acquisto – consumabili dai 40 milioni di associati Usa su Amazon Prime.

Una formula realizzativa a cui l’Italia è invece lontana anni luce – se si eccettua la rapida ascesa di Sky o i timidi esperimenti di Raitre. Carlo Freccero spiega che nel Belpaese: «concepiamo solo due generi di fiction, quella di puro divertimento e quella edificante con eroi preti giudici e santi, rivolta al passato». Questioni di costi non ancora sostenibili sul solo mercato nazionale vero, certo la garanzia di un target over 60 che garantisce ascolti e pubblicità nell’immediato impedisce cambiamenti. Ma è una strategia che può rivelarsi fatale nel futuro. «Da noi non si comprende – sottolinea Stefano Sollima, il regista di Gomorra – che il concetto stesso di tv è cambiato. Oggi non giri canale, cerchi il contenuto – come fanno le generazioni più giovani, e magari lo trovi su web». Un cambio di passo è quindi inevitabile.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento