Visioni

Se il vinile si tinge di jazz

Se il vinile si tinge di jazz

Musica Il longplaying soppianta il cd, una rivincita che spinge storiche etichette a pubblicare in questo formato novità e interessanti ripescaggi dal catalogo

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 5 ottobre 2021

Continua la lotta tra vinile e Cd. La poderosa etichetta tedesca Ecm, dopo varie sortite a 33 giri, ha programmato per la sua recente produzione  uscite in doppio formato vinile-cd – oltre alla presenza in digitale su piattaforme -, strategia che da vari anni segue la label indipendente newyorkese 577Records. In Italia i dati del “sorpasso” sono ufficiali da fine aprile scorso: dopo trent’anni (dal 1991) la vendita dei long playing ha superato quella dei Cd. Nel primo trimestre del 2021 (dati FMI, elaborati da Deloitte e comparsi su “Il Sole 24 ore”) la prima ha generato ricavi per 4,7 milioni di euro, la seconda 4,4; il vinile è in crescita, rispetto ai primi tre mesi del 2020, del 121% mentre il dischetto Cd cala del 6%. Il contesto più generale, come è palese, vede un mercato musicale dominato per l’80% dallo streaming (salito del 37% nel trimestre d’apertura 2021) mentre il “vecchio” long playing si attesta, comunque, su un solido e significativo 11%. Del resto anche il panorama delle edicole, sempre indicativo di tendenze, vede la numerosa presenza dei cosiddetti “padelloni”.  Niente male per un supporto sonoro che nel 1993 era uscito di produzione, travolto allora dal rivoluzionario Cd.

ANCHE NEL JAZZ italiano il fenomeno è in pieno decollo: l’altosassofonista e compositore Francesco Cafiso ha pubblicato il suo ultimo ( e 19°) album – Irene in Boston. Conversation avec Corto Maltese, Eflat Records – in triplice veste: cd, digitale e vinile (quest’ultimo disponibile da fine marzo ‘21; c’è anche un video collegato alla title track). Cafiso è musicista attento e progettuale: dal 2018 si autoproduce in modo autonomo (la sua Eflat è distribuita dalla Ird) e già nel 2015 aveva realizzato (prodotto da Alfredo Lo Faro per Made in Sicily, distribuito da Artist First) l’originale triplo Francesco Cafiso 3, con 30 sue composizioni e cento musicisti tra cui i 33 membri della London Symphony Orchestra. La prestigiosa formazione britannica si ritrova nelle tracce di Irene of Boston a fianco dell’ “ambasciatore del jazz italiano nel mondo”, dato che nel 2009 Cafiso ha suonato a Washington per le cerimonie in onore di Barak Obama e nel 2013 è stato scelto per rappresentare l’Italia nei festeggiamenti per l’ “Anno della Cultura Italiana negli USA”. I dieci brani (da Bouche Dorée – Apparition a Bouche Dorée – Disparition) sono stati scritti dal sassofonista e arrangiati da Mauro Schiavone. La storia nasce dal relitto di un vecchio veliero inglese, “Irene of Boston”, arenato sulla costa siciliana di Pozzallo che, come ha raccontato Francesco Cafiso ”ha stuzzicato la fantasia dello scrittore Marco Steiner e dell’artista figurativo Giovanni Robustelli, del videomaker Vincenzo Guascone, del fotografo Marco D’Anna e del sottoscritto”. Da ciò una multipla fantasia artistica ha ridato vita alla nave, l’ha proiettata nei mari della fantasia, trasformata in donna, le ha fatto incontrare Corto Maltese e i suoi corrosi legni e ottoni si sono trasformati in quelli della London Symphony Orchestra. Diretto da Lee Reynolds, l’organico classico si è fuso con il sax alto di Cafiso, il piano di Schiavone, e la ritmica internazionale di Eric Wheeler, Marcus Gilmore ed Alex Acuña, con registrazioni effettuate tra Londra, Fara Sabina (Rieti) e Palermo.

Si PUO’ DIRE, forse, che non ci sia nulla di meglio di un corposo vinile per dare spazio – auditivo e visivo – ad un progetto così valido e ampio, artisticamente e produttivamente. Del resto in Italia già si erano avuti interessanti e motivati esempi di produzione, sia singola che doppia. Paolo Fresu ha realizzato, con Dino Rubino e Marco Bardoscia, per la sua Tŭk Records un doppio album in vinile azzurro che è stato venduto solo in teatro per lo spettacolo Tempo di Chet. La città di Matera ha celebrato attraverso un vinile e due Cd il progetto “Suoni del Futuro Remoto”, progetto dell’Onyx Jazz Club co-prodotto da Fondazione Matera-Basilicata 2019. Vi si indaga il “suono” di una città unica e millenaria con registrazioni sul campo ed esibizioni di artisti in determinati luoghi: il materiale è stato elaborato dallo statunitense Joe Johnson e dal Collettivo Onyx in una vera e propria partitura orchestrale eseguita dal vivo a Matera con la partecipazione di Paolo Fresu. Tutto si trova nel vinile più due Cd (acquistabile richiedendo a info@onyxjazzclub.it). La Splasc(h) Records (storica etichetta del jazz italiano che continua la sua storia, nonostante la morte del fondatore Peppo Spagnoli, attraverso Luigi Naro) ha prodotto l’orchestra diretta dal pianista Giuseppe Emmanuele nell’album The Arranger and the composer sia in vinile che in Cd ma con scalette differenziate, fra brani originali e standard. Emmanuele unisce una big-band di vaglia (nelle sue fila Tino Tracanna, Rudy Migliardi, Attilio Zanchi, la cantante Anne Ducros) con un’orchestra d’archi diretta da Alessandro Castelli. Un disco d’altri tempi per lo sforzo produttivo, suggellato dall’originale Dal Volturno a Quarto.

Per concludere la Black Sweat Records ha ripubblicato in vinile un album del 1987 del plurisassofonista e compositore Roberto Laneri, all’incrocio tra jazz, musica contemporanea, elettronica e archetipi sonori mediterranei. Nell’affascinante e intrigante  Anadyomene  (voce di Lee Colbert, testi di Angelo Poliziano) si racconta in musica il mito di Venere, con le originali e illuminanti note di copertina del produttore originale Gianfranco Salvatore.

 

 

 

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