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Se il «romanzo» atteso è il diario di un editore

Se il «romanzo» atteso è il diario di un editore

Express, la rubrica della cultura che fa il giro del mondo. Il settimanale tedesco Die Zeit, annuncia l’imminente pubblicazione online dei Suhrkamp-Papers, il diario che Siegfried Unseld, capo leggendario della casa editrice di Peter Handke, Thomas Bernhard, Hans Magnus Enzensberger, ha tenuto dal 1970 al 2003, anno della sua morte

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 19 settembre 2024

Lo si è detto e lo si ripete: in un mondo dove le cose andassero per il verso giusto, ai festival letterari non si inviterebbero più autrici e autori (così tra l’altro aiutandoli a fare meglio il loro unico compito, cioè scrivere), e salirebbero alla ribalta gli editori, che di belle storie da raccontare ne hanno tante. Ai dubbiosi su questo punto si consiglia la lettura del lungo articolo con cui Alexander Cammann, redattore culturale del settimanale tedesco Die Zeit, annuncia all’universo l’imminente pubblicazione online dei Suhrkamp-Papers, il diario che Siegfried Unseld, capo leggendario della casa editrice di Peter Handke, Thomas Bernhard, Hans Magnus Enzensberger (eccetera eccetera), ha tenuto dal 1970 al 2003, anno della sua morte.

Per la verità la Chronik di Unseld, disponibile in rete a partire dal 28 settembre, giorno in cui l’editore avrebbe compiuto cento anni, si ferma al 1993, perché è in vigore l’embargo trentennale dell’archivio, ma questo non frena l’entusiasmo di Cammann. Di solito misurato, il redattore di Die Zeit scrive nella prima riga che questo «è forse il libro in lingua tedesca più importante del ventunesimo secolo» e continua sullo stesso tenore, perché – sostiene – il diario di Unseld «non solo riflette la vita e il lavoro, le lotte e i conflitti di un importante editore, le questioni pubbliche e private, i rapporti quotidiani, spesso difficili da gestire, con premi Nobel e altre celebrità, ma racconta anche, giorno per giorno, la storia culturale tedesca del ventesimo secolo, la miracolosa e inaspettata rinascita dello spirito e della letteratura in questo paese nei decenni successivi al 1945».

Per verificare se le affermazioni di Cammann sono attendibili sarebbe necessario leggere le 2.650 pagine dattiloscritte digitalizzate più le 3000 pagine di appunti scritti da Unseld per i dipendenti della casa editrice, anche se alcuni stralci sono già stati pubblicati pure in Italia: nel 1988 è infatti uscito da Adelphi un volume, L’autore e il suo editore. Le vicende editoriali di Hesse, Brecht, Rilke e Walser in cui Unseld ricostruisce, sicuramente attingendo ai diari, le evoluzioni della presenza nel catalogo Suhrkamp di quattro fra i suoi autori più importanti.

Ma la mole di parole in arrivo è un’altra cosa, e consente di essere letta seguendo percorsi diversi: ancora Cammann suggerisce di fruire di «questa meravigliosa giungla di caratteri tipografici, funzione di ricerca inclusa, per lunghe e divertenti serate di binge-reading davanti allo schermo».

Si scopriranno così «aneddoti simpatici, come quello sulla costosissima Milva», che nel 1974, per cantare canzoni di Brecht davanti a 240 invitati alla festa del cinquantesimo compleanno di Unseld, chiede 10mila marchi (l’equivalente di circa 16mila euro attuali). «Una cifra spropositata», commenta nel suo diario l’editore che sceglie di non mercanteggiare e alla fine si dichiara soddisfatto: la serata è andata benissimo e Milva «è stata fantastica. Bella, giovane, energica, intensa».

Ma accanto alle note di colore emergono dati più rilevanti: per esempio che, sebbene Suhrkamp sia considerata l’emblema della casa editrice di sinistra, il suo editore è tutt’altro che un radicale («Persino questi sinistrorsi sono stanchi delle teorie di sinistra!», annuncia esultante nel 1976 a proposito di Walser, Frisch, Enzensberger e Habermas).

Insomma, la materia è abbondante e succosa, tale da incuriosire molti. Da lì a pensare, come Cammann, che per i Suhrkamp-Papers la folla di lettori sarà tale da far cadere il server, ce ne corre. Ma se accadesse, sarebbe un bel regalo postumo di compleanno per Unseld e la prova che il popolo degli «editoriali» è più nutrito di quanto si immagini.

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