Cultura

Se il rigore dei tempi militari si rovescia in licenziose passioni

Se il rigore dei tempi militari si rovescia in licenziose passioniLo scrittore Ezio Sinigaglia

Scaffale «L’amore al fiume (e altri corti)» di Ezio Sinigaglia, una raccolta di racconti edita da Wojtek

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 agosto 2023

La riscoperta di Ezio Sinigaglia, milanese classe 1948, potrebbe essere letta all’insegna di un graduale svelamento: dal romanzo Eclissi (Nutrimenti 2016), attraverso la riproposizione tre anni dopo del romanzo d’esordio Il pantarei (1985) da parte di TerraRossa Edizioni, che da lì in poi ne ha pubblicato quasi un libro all’anno, ha visto palesarsi sempre più un talento stilistico duttile e sorprendente e, insieme, una propensione alla tematica omoerotica via via più attenta alle manifestazioni linguistiche della passione amorosa.

LO SI È VISTO nel sollazzevole manierismo de L’imitazion del vero (2020) come nel platonismo pirotecnico di Fifty-Fifty (2021), cui è seguito all’inizio di quest’anno il recupero di un’opera-bilancio di levatura solida, quel Sillabario all’incontrario scritto a metà anni novanta in cui l’autore ha voluto indagare un proprio tempo vitale di crisi e transizione con l’intelligenza creativa del grande essayist.
Per quanto il livello di quest’ultimo lavoro pubblicato fosse difficile da eguagliare, è comunque un contrappunto riuscito quello ora proposto da Wojtek: L’amore al fiume (e altri corti) (pp. 178, euro 16), una raccolta di sei racconti legati da un’unità di luogo, tempo e in parte azione, tanto da poterne sospettare una comune origine romanzesca, forse poi rimasta incompiuta.
Siamo dalle parti di Tricesimo, in Friuli, nei primi anni settanta o giù di lì, e il locus amoenus che ci accoglie nelle prime righe non è lontano da dove il battaglione di bersaglieri Crimea, quasi tutti di leva, sta svolgendo un campo estivo.

DI VAGAMENTE MARZIALE, tuttavia, in queste storie è rimasta soltanto la scansione temporale al minuto, quasi a rovesciare il rigore dei tempi militari in un’ineluttabile fatalità amorosa; tutto il resto infatti è seduzione, languore e desiderio che s’infervora. Di per sé poi ogni racconto potrebbe essere riassunto in una rubrica alla maniera boccaccesca, come il primo, che dà il titolo al volume: il bersagliere Gian Cristoforo Cecconi, detto Giancrì, si invaghisce del bersagliere Maurizio Zanella, Mao per gli amici, dopo essere stato da questi sedotto, e ne insegue le grazie per ottenere da lui ulteriori iniziazioni. O il secondo: il sedicente infermiere Settimio Barigozzi, detto Maciste, mette in scena tutto solo una fantasia ispirata al fumetto La dottoressa dei pompieri, salvo poi esser bloccato da un contrattempo che richiede l’intervento del sottotenente medico Ranieri, di cui subito s’infatua. Vi si coglie, come si vede, una matrice novellesca e licenziosa, che si traduce qui in connubio fra il rigoglio stilistico – le sinuosità ipotattiche del narratore, che indugiano in perifrasi ed eufemismi, si alternano ai coloriti idioletti regionali quando a parlare sono i personaggi – e un susseguirsi esclusivo di motivi che emanano dall’eros: qui cioè non si racconta d’altro, ma di ciò che si racconta lo si fa esplorando ogni sfumatura della passione, dalla prosa carnale degli organi e degli orifizi agli alati sospiri dell’animo innamorato. Del resto è la stessa unione di alto e basso per cui troviamo accostati Kamasutra e fumetti porno d’antan, aneliti platonici e trivialità da bar.
Benché poi i racconti successivi diano via via più spazio alla sapidità dei dialoghi, è in questa scrupolosa esplorazione del desiderio che l’autore dà il meglio, orchestrando gli spasimi e le reticenze dei suoi giovani soldati con esiti ora comici, ora arguti, ora semplicemente piccanti.

E IL MODO in cui il narratore accompagna al loro scopo gli strateghi della seduzione o i sedotti alla scoperta di piaceri insospettati, salvo poi prevedere la giusta sorpresa negli uni e le pene del caso negli altri, tradisce un divertimento di fondo: quello di condurre alla crisi il maschile standard, la virilità burina di un Giancrì o quella rigidissima del sudtirolese Berger. Tanto più si ha qui a che fare con una lettura benefica: gaio contrappeso alle rappresentazioni seriose di convenzioni e diversità, anche quest’altro libro di Ezio Sinigaglia è un godimento che guarda, oltre l’attualità, ai sovratempi della letteratura.

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