«L’Eternità è un lancio di dadi; credi di poterti inscrivere nel cerchio dell’eterno ritorno, ma è solo un’illusione. Una cazzo di illusione. Così come il nostro transitare». È una ballata ubriaca di rock, dove la psichedelia può fare capolino all’angolo di ogni frase, quella in cui Paolo Scardanelli fa rivivere con ironia e gusto per le buone citazioni, in un noir spiazzante e imprevedibile, il mito di Faust: In principio era il dolore (Carbonio (pp. 266, euro 16).
L’INCONTRO CHE DECIDE tutto ha luogo non a caso nel backstage di un concerto di Neil Young, dove Fabio Pugno, di professione scrittore e con anche uno Strega all’attivo, coglie l’occasione della vita. O della morte. Insomma la chance per realizzare o meglio raggiungere ciò che più sembra stargli a cuore: la verità. La transizione verso la «vertigine del Vero» si compirà poi con dei rimandi ad una raffigurazione più tradizionale dell’incontro con l’oscurità: «Fui trasportato in un vortice di folle danza e iperlibido al punto che finii per trovarmi a osservare la moltitudine che ballava dionisiacamente perduta, sbrindellata, senza futuro, di mille colori e volti».
A RICHIAMARE SOVENTE alla realtà i due ci pensa Loredana, compagna di Fabio e tra i primi a fare le spese del «patto» che il suo uomo ha stretto con il Male. Ed è a lei che il senso di quella scelta si rivelerà in tutta la sua conturbante bellezza: «Una volta che hai sentito il profumo del paradiso, nulla ha più valore. Nessuna esperienza terrena. E allora tanto vale dannarsela questa cazzo di anima; sporcarla, insozzarla per benino, crogiolarsi nelle nefandezze. La salvezza, Loredana, sta nelle fiamme dell’inferno, non altrove».