Visioni

Se il cut up di Battisti e Panella genera ancora troppi equivoci

Se il cut up di Battisti e Panella genera ancora troppi equivoci

Note sparse In «La bellezza riunita» il mondo indie e underground rende omaggio alla coppia che produsse tra il 1986 e il 1994 cinque storici album

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 marzo 2018

Criticato e incompreso all’epoca, il menage artistico fra Battisti e Panella durato dal 1986 al 1994, è stato – come sovente accade per gli esperimenti – rivalutato solo negli ultimi anni. L’incontro fra le immagini curiose, le similitudini e le metafore nelle liriche dell’autore romano e le musiche sempre bellissime ma spogliate da orpelli e rivestite di elettronica dell’(ex) Lucio nazionale, appaiono ora capolavori a cui in molti – musicisti e arrangiatori (vero Michele Canova?) – devono qualcosa. Preambolo necessario per parlare dell’omaggio La bellezza riunita, curato da Industrie Discografiche Lacerba, in cui numerosi artisti del mondo indie e underground celebrano il lavoro della «strana» coppia. Una rilettura coraggiosa che a parte qualche interpretazione in linea con gli originali – Le cose che pensano versione Rachele Bastreghi, Fatti un pianto di Alexander Robotnick – sceglie di rendere tributo a un repertorio a torto giudicato «minore», stravolgendolo completamente. E qui sta il limite dell’intera operazione e il suo equivoco di fondo, perché nell’ansia di sperimentare gli artisti coinvolti trascurano l’ impatto melodico sempre presente di Battisti, alterando con stravolgimenti e barocchismi talvolta irritanti, il perfetto equilibrio di un cut up musicale e lessicale – fatto di provocazione e ironia – che si fonde mirabilmente nell’arco di cinque geniali album.

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