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Se i bambini non vogliono mangiare cibi nuovi, fateli cucinare

Un bambino che mangia

Generi alimentari Mentre scrivo queste note ricevo una telefonata: «Pronto? Ciao nonno…». Sono i nipoti (6 e 10 anni) che si stanno cimentando, assieme al padre, nella realizzazione di biscotti di avena […]

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 31 ottobre 2024

Mentre scrivo queste note ricevo una telefonata: «Pronto? Ciao nonno…». Sono i nipoti (6 e 10 anni) che si stanno cimentando, assieme al padre, nella realizzazione di biscotti di avena e nocciole seguendo una delle ricette pubblicate su un mio libro. Sono in difficoltà con le dosi del liquido. Suggerisco qualche indicazione e rimango in attesa della videochiamata a conferma del risultato.

Sono contento di questa telefonata perché sono convinto che il coinvolgimento dei più piccoli nella preparazione di questo o quel piatto produca qualcosa di buono nel loro rapporto con il cibo.

In particolare, trafficare in cucina sembra proprio uno dei metodi più efficaci per aiutare bambini e ragazzi a consumare più frutta e verdura e, nello stesso tempo, per limitare il manifestarsi del rifiuto selettivo di taluni alimenti. Un fenomeno, quest’ultimo, ben conosciuto dai genitori e dagli insegnanti e che ostacola nei bambini la possibilità di apprezzare molti cibi e lo sviluppo di buone abitudini nutrizionali.

Una indagine realizzata da ricercatori del CREA-Alimenti e Nutrizione su un campione di un centinaio di bambini in età scolare ha accertato che con l’aumento dei pasti consumati in famiglia è anche aumentato il consumo di frutta e verdure, specialmente se i bambini erano coinvolti nella preparazione dei pasti.

Il rifiuto di mangiare cibi nuovi o sconosciuti (neofobia) è un comportamento molto comune tra i bambini.

C’è chi suggerisce che la neofobia possa avere un significato di protezione da avvelenamenti o intossicazioni. Chissà. Come si spiega allora l’irresistibile attrazione dei pargoli per le bacche rosse o nere trovate durante una passeggiata e rapidamente ingoiate anche se tossiche, come quelle della brionia o della belladonna?

Come che sia, un’altra ricerca targata CREA (Nutrients 2023, 15, 5078) ha evidenziato che la neofobia dei bambini compromette una buona aderenza alla dieta mediterranea ed è più frequente in quelli che non possono usufruire, a tavola, dell’effetto «trainante» di eventuali fratelli di bocca buona.

Che fare? Secondo i ricercatori, un comportamento paziente e rilassato dei genitori in relazione al rifiuto del cibo come, ad esempio, il dialogo e il coinvolgimento dei bambini nella preparazione dei cibi meno graditi, magari per realizzare piatti diversamente apprezzabili, è stato associato a bassi livelli di neofobia.

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