Il panorama museale milanese si è di recente arricchito di una nuova e singolare presenza. Da settembre di quest’anno, in una dimora storica di fine Ottocento, è possibile esplorare il museo della Fondazione Luigi Rovati, un percorso espositivo che si snoda tra antichità etrusche e opere di arte contemporanea in un itinerario mai ovvio e scontato.
Lo straordinario allestimento che guida il visitatore attraverso i due piani del palazzo è valorizzato dagli ambienti e dalle luci che lo studio Mca – Mario Cucinella Architects ha realizzato per la Fondazione nell’ambito di un più generale progetto di restauro, ampliamento e riqualificazione.

SE IL FILO di Arianna della collezione è costituito dai reperti etruschi che guidano il visitatore alla scoperta della cultura, dei costumi e della vita quotidiana di questo misterioso popolo che tanto peso ha avuto nella storia dell’Italia antica e di cui non si parla mai abbastanza, tuttavia la mostra si compone anche di un rilevante numero di opere di arte contemporanee, che, pur offrendo in apparenza un diversivo rispetto al tema storico predominante, ne sono in realtà un complemento e un’amplificazione.

SI PARTE DAL PIANO IPOGEO, dove la volontà è quella di ricreare l’atmosfera di un’antica necropoli etrusca negli interni delle sue tombe scavate nella roccia, come se si fosse improvvisamente trasportati per magia a Cerveteri o a Tarquinia. Qui si viene accolti da un’urna cineraria in travertino che troneggia insieme a vasi e ceramiche di diversa natura, ex voto e piccoli reperti bronzei esposti in vetrine animate da proiezioni di luci in movimento e sempre accompagnate dalle spiegazioni che il visitatore può fruire sia attraverso gli interventi visuali presenti in sala, sia attraverso l’audioguida fornita all’ingresso.

LA MOSTRA È FRUIBILE, tra l’altro, anche da parte di persone con disabilità visiva grazie al percorso studiato dalla Fondazione insieme all’Istituto dei ciechi di Milano. In questa atmosfera sospesa nel tempo ecco che fanno la loro comparsa le opere contemporanee di William Kentridge, Lucio Fontana e Arturo Martini, che danno vita a una sorta di armonico contrappunto rispetto al tema centrale dell’esposizione. Nello stesso piano troviamo anche uno spazio dedicato ai laboratori didattici per bambini, la Children’s room, e una piccola sala video, dove le proiezioni offrono brevi scorci sulla storia degli etruschi.

QUANDO SI ACCEDE al primo piano del palazzo ottocentesco, l’antico piano nobile, ci si ritrova di contrasto in un ambiente inondato di luce dove si prosegue il dialogo incominciato nell’Ipogeo tra archeologia e arte contemporanea, passando da opere moderne come la straordinaria tela The Etruscan Scene: Female Ritual Dance di Andy Warhol o la grande tela di Giorgio de Chirico Le Cheval d’Agamèmnon a reperti storici quali ad esempio alcune pitture tombali provenienti dal cimitero etrusco di Tarquinia.

IL VISITATORE si muove così tra passato e modernità in queste sale dai colori accesi, cariche di storia e racconti che provengono sia dagli oggetti che le popolano, sia dalla silenziosa conversazione con la città che l’esposizione dà modo di intavolare attraverso gli affascinanti scorci che si aprono a sorpresa nel percorso della visita attraverso le ampie finestre e i balconi del palazzo.
La Fondazione Rovati arricchisce Milano di un nuovo tesoro e vale almeno una visita per chi si trovi a passare in Corso Venezia 52 (apertura da mercoledì a domenica).