Se Georges Perec si infila sotto il letto
Habemus Corpus Lo tengo sul comodino da mesi, forse anni, sebbene abbia finito di leggerlo e rileggerlo molto tempo fa.
Habemus Corpus Lo tengo sul comodino da mesi, forse anni, sebbene abbia finito di leggerlo e rileggerlo molto tempo fa.
Lo tengo sul comodino da mesi, forse anni, sebbene abbia finito di leggerlo e rileggerlo molto tempo fa. Sta infilato fra libri lasciati a metà che, mi dico, prima o poi riaprirò e altri che vengono sostituiti quando sono terminati. Gli altri stazionano sospesi o passano, lui, La vita istruzioni per l’uso di Georges Perec, resta lì come una sorta di totem evocatore che non ho nessuna voglia di riporre nella libreria perché ha a che fare con una scrittura in corso che non so quando finirà né come andrà a finire. Diciamo che Perec e quel libro rappresentano un simbolico e un richiamo che ho bisogno di tenere vicino.
Ognuno di noi ha con i libri, con certi libri, un rapporto speciale, umorale, viscerale, carnale, dipende. Dipende dal momento o periodo in cui li leggi, dai segni che ti lasciano dentro, dall’intimità che costruisci con loro. Ho amiche che, nelle mattine di vacanza o riposo, amano leggere e rileggere Proust dopo la colazione a letto, altre che, sempre accanto al letto, hanno costruito una coloratissima libreria di firme femminili con la sezione Jane Austen, quella Virginia Woolf, quella Simone de Beauvoir, quella Colette, quella sorelle Brontë e ognuna accompagnata da foto delle autrici.
SONO SPAZI intimi di dialogo e ispirazione, amicizie letterarie costruite nel tempo e che accompagnano il sonno e la notte, perché un conto è se ti addormenti accanto a Henry Miller o Don De Lillo, un altro se vai a letto con Annie Ernaux o Patricia Highsmith. Cambiano i sogni. Ecco, i sogni. Io sogno poco, o meglio, sogno tanto ma non ricordo quasi nulla. Nel dormiveglia che precede il risveglio vedo chiarissimo il film di cui sono stata protagonista nella notte, molto spesso un trambusto di vai e vieni, salite e discese, corse in case labirintiche, ma appena apro gli occhi, paff, svanisce tutto. Quello di poche notti fa, invece, aveva un passaggio che mi è rimasto chiarissimo in testa. A un certo punto chiudevo in una busta grande e gialla delle parole e delle frasi e le portavo via mettendole in salvo da chi o cosa non ricordo.
Ho lasciato quella percezione lì, senza cercare spiegazioni o interpretazioni perché non ne sono capace. Poi, rifacendo il letto, ho capito.
Mentre sistemavo le lenzuola, mi sono accorta che qualcosa si era infilato sotto il letto. Tasto, ritasto e tiro fuori Goerges Perec e il suo La vita istruzini per l’uso. Penso che è un libro di 578 pagine, sempre ben infilato fra altri volumi sul comodino come del salame in un panino, per di più ieri sera non l’ho nemmeno toccato o aperto. Come ha fatto a sfuggire, solo lui e senza smuovere gli altri, andando così lontano e lì sotto?
ESCLUDO IL SONNAMBULISMO. Eppure qualcuno l’ha spostato, e poi sopra io ci ho sognato quel gesto che mette in salvo frasi e parole. Non ho trovato risposte, ma una certezza sì: è stato Perec a pungolare i miei sogni. L’ho rimesso al suo posto e gli ho detto: «Va bene Georges, ho capito. Riprendo a scrivere la storia che ho in mente. Te lo prometto».
Tempo fa, per vedere che effetto faceva, ho cercato su Google Maps a Parigi «Gaspard Winckler» (uno dei protagonisti de La vita istruzioni per l’uso). E’ venuto fuori un imbianchino che abita all’11 di rue Simon Dereure, 18esimo arrondissement. Naturalmente non esiste nessun imbianchino a Parigi con quel nome e a quell’indirizzo. Quello sulla mappa interattiva è un messaggio/scherzo lasciato da un amante di Perec ad altri suoi lettori amanti, e sognatori, con queste parole «Conosce le istruzioni per l’uso». Ne avremmo bisogno in tanti, di quelle istruzioni.
mariangela.mianiti@gmail.com
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