Economia

«Se ci ascoltano, crisi risolta»

«Se ci ascoltano, crisi risolta»Il ministro delle Finanze della Grecia Yanis Varoufakis

Stop Austerity Varoufakis ha illustrato il suo piano a Padoan e Gozi. Primi risultati della campagna europea: il Financial Times benedice swap sul debito. Dall’Italia meno appoggio della Francia

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 4 febbraio 2015

Forma e sostanza in Yanis Varoufakis vanno di pari passo. In entrambi i casi il neo ministro delle Finanze dell’era Syriza ha rivoluzionato completamente l’austera funzione di guardiano dei conti. Se il suo abbigliamento – anche ieri la camicia nera era fuori dai pantaloni nonostante la pioggia – , la sua moto, i suoi viaggi low cost lo hanno già fatto diventare un personaggio globale, sono le sue idee e le sue proposte ad essere ugualmente dirompenti.

E così nella sua terza tappa del viaggio nelle capitali europee a caccia di alleati contro l’austerità, Varoufakis ieri ha incontrato il suo omologo italiano Pier Carlo Padoan. Il viaggio del duo greco è a tappe forzate. E avrà il suo piatto forte oggi con l’incontro con il presidente della Bce Mario Draghi e domani a Berlino con il falco del rigore tedesco Wolfgang Schauble.

La necessità di trovare un accordo con l’Europa per ridiscutere il debito greco è impellente: a fine mese deve arrivare la nuova tranche di prestito senza la quale sono a rischio stipendi e pensioni, ma la Grecia chiederà di farsi consegnare subito dalla Bce i due miliardi di profitti fatti dall’Eurotower sui bond greci: sarebbe già una novità storica.

I risultati però si vedono già: se ieri mattina il Financial Times anticipava i contenuti tecnici del piano per ridefinire e alleggerire gli effetti dei 321 miliardi di debito – un doppio swap tra i vecchi titoli di Stato e nuovi bond, uno indicizzato alla crescita economica nominale e un altro con obbligazioni irredimibili perpetue – la fine della troika – l’organismo formato da Bce, Commissione e Fmi chiamato ad imporre leggi agli stati in difficoltà in cambio di prestiti – è già un dato di fatto, confermato perfino dal presidente della commisione Jean Claude Juncker.

Per ora Varoufakis non scopre tutte le carte della sua proposta. Si limita a spiegare che «occorre un accordo ponte che ci dia il tempo, tipo un mese, o sei settimane a partire da fine febbraio (quando presenteremo il nostro piano dettagliato), per ottenere un’intesa, che poi attueremo a partire dal primo giugno». Tempi stretti per risultati altrettanto veloci: «La nostra crisi inizierà a finire rapidamente – promette – Sono ottimista perché in Europa vogliono tutti una soluzione. Vedrete, se ci sarà l’accordo europeo, velocemente arriveranno i capitali».

Il fulcro della rivoluzione copernicana europea è quello chiesto a gran voce in campagna elettorale tramite il blog oramai fra i più letti al mondo: una nuova Bretton Woods che cambi l’architettura della finanza europea e mondiale. «La nostra proposta è per l’Europa – ha ribadito ieri – la nostra crisi non si può risolvere se non si risolve quella europea, che ha a che vedere con il blocco degli investimenti: non c’è una crisi greca, italiana o irlandese, ma una crisi sistemica che deve essere affrontata sistematicamente, cosa che l’Europa non ha fatto».

Dunque dopo la Francia, Tsipras e Varoufakis contano sull’appoggio dell’Italia. Un appoggio che ieri non è arrivato così netto come quello dei cugini d’oltralpe. Se Padoan si è limitato ad un comunicato stampa in cui si sottolinea solamente come «l’attenzione alla crescita è prioritaria per garantire la sostenibilità del debito greco», poco meglio è andata a palazzo Chigi. Prima dell’incontro Renzi-Tsipras, il ministro Varoufakis si è confrontato con Sandro Gozi, il sottosegretario con delega agli affari europei. All’illustrazione della ratio del piano greco, Gozi ha risposto suggerendo al governo ellenico di unirvi riforme strutturali che mirino alla crescita, appoggiano però la richiesta di una nuova governance dell’Euro, più politica e meno ragionieristica e meramente bancaria.

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